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Ancora una festa.. IV°

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2005 23:02
25/12/2004 20:36
 
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art friend
imbrattatele
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L'odore di caffè
L'odore di caffè risvegliò i suoi occhi da un lungo torpore.
Da quanto stava dormendo? Da una notte, da una settimana, da una vita.
La luce grigia filtrava indiscreta dalla finestra, allungò la mano dall'altra parte del letto per accorgersi senza scusanti che era vuoto e notevolemnte freddo.
Non ricordava nemmeno che giorno fosse, anzi si.
Era il 24 dicembre 2004, la vigilia.
A volte gli capitava di svegliarsi e nemmeno rammentare la città, la stanza, la data in cui stava vivendo.
Quella notte era stata intensa e breve.
Ne avrebbe portato l'odore a lungo sul suo corpo.
Si stiracchiò lentamente, senza avere il coraggio di aprire decisamente gli occhi.
Sapeva che un senso di vertigine e di vuoto l'avrebbe colto improvvisamente, si sarebbe smarrito per poi indossare il gelo sul volto e proseguire come se niente fosse accaduto.
Tra poche ore il volo lo avrebbe riportato a casa, nella sua dimora, vicino al suo albero, fra le voci dei suoi cari.
C'è stato un attimo in cui tutto davvero sembrava vero, palpabile, accaduto.
Invece era di quella stessa sostanza dei sogni tanto cara a Shakespeare.
tirò un lungo sospiro e accese la sua prima sigaretta.
Il telefonino era crudelmente chiuso, all'apice del proprio egoismo.
Silenzio, intorno, solo rumore dentro.
Gli occhi aperti adesso erano desolati.
L'altra metà del letto non era mai stata scaldata.
Forse aveva esagerato con i bicchieri o semplicemente con la sua immaginazione.
Ivonne poi non c'era mai stata. Non era esistita.
Cosa era Ivonne?
Una passante, intravista alla fermata del metrò, memorizzata il tempo di una sosta, e sognata desiderata plasmata agognata scolpita a sua immagine.
Era il delirio di una solitudine o la messa in scena di una prova con se stessi?
Si ricordò di Ivonne, di averla incontrata alla fermata del metrò che le chiedeva " Che ore sono ". Lui si prese i suoi occhi e dietro vi incise pazientemente le sue rimozioni fino a farla divenire la proiezione di ciò che non era.
Certo, veramente l’aveva sfiorata, odorata e vissuta, sebbene per un attimo davvero breve che già è tempo, ma poi la noncuranza l’aveva allontanata, appassita, come un giorno che muore prima di iniziare.
Ivonne non era mai stata alla festa, nel letto, nella doccia.
Ivonne esisteva nell'altrove a lui precluso. Eppure ne aveva bisogno lui di vederla fra la sue scacchiere, di crederci, che davvero lei ci fosse.
Non si chiese se infondo lei aveva bisogno di lui, non rientrava fra le matrici delle sue domande.
Forse l'avrebbe ricordata a lungo, o forse rapidamente sorpassata, ma non sapeva come l'avrebbe ricordata.
Forse per sempre avrebbe ignorato il volto di lei perso tra la folla che lo chiamva sussurrando e non avrebbe mai saputo la giusta importanza delle cose che albergavano nel cuore di Ivonne.
Forse avrebbe continuato come prima, pensando alla facile rinunciabilità di un corpo non vissuto.
Si alzò, guardando la città piena di traffico. La segretaria gli ricordò l'orario di imbarco.
Non si voltò sul letto spoglio nè si guardò allo specchio.
Attraversò rapido sul taxi tutta la città, come uno spettatore sbagliato nel film giusto.
Senza dirsi arrivederci, finì il suo viaggio con Ivonne.Alla fermata dell'autobus restava un vuoto, un'orma senza essenza, che dentro di sè senza sorridere sapeva benissimo a chi appartenesse. Non si maledisse, non si emozionò, passò quasi algido fra le luci di natale vestendo nuovamente a festa il vuoto che da sempre lo tormentava.
Si poteva avere nostalgia di ciò che non era stato? Gli sarebbero mancati i sogni così profondi e respirati con Ivonne?
Vide una vecchia locandina appesa nel bar di Fiumicino: " In ogni strada in ogni città di questo paese c'è un "nessuno" che sogna di diventare "qualcuno". E' un uomo solitario e dimenticato che deve disperatamente provare di essere vivo".
E tirando su l'ultimo sorso di caffè decise che indubbiamente quello era il senso della sua non storia con Ivonne, e sparì, oltre le nuvole, come gli aveva promesso che mai avrebbe fatto.

Erika


[Modificato da erikaluna 25/12/2004 20.43]

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La vera autenticità non sta nell'essere come si è ma riuscire ad assomigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi. (P.Almodovar)
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