Ripensando al suo VIVA LA VIDA, non posso dimenticare che questo è stato il suo ultimo saluto.
Lo ha scritto otto giorni prima di morire (1954) mentre stava terminando il suo ultimo quadro, in mezzo alle sue angurie cariche di quel rosso vivo sempre ricorrente nei suoi quadri.
Una vita dura, sfortunata, decisamente.
Frida la zoppa insieme a Diego il grande seduttore… una zavorra appesa a una mongolfiera’. Erano molto innamorati. "Lui è il mio bambino", scriveva Frida, "il mio bambino nato ogni momento, ogni giorno da me stessa." Nel dicembre 1929 seguì suo marito a Cuernavaca, dove lui doveva andare a dipingere un murale su incarico dell’ambasciatore americano. In questo periodo Frida ebbe il suo primo aborto, cui ne seguì un altro nel 1932, presso l’ospedale Henry Ford di Detroit, evento che lei dipinse in un intenso quadro.
Rappresenta un letto d’ospedale in un paesaggio deserto e desolante: lei distesa nuda in una pozza di sangue, il viso solcato da una lacrima bianca, la mano che tiene un cordone rosso che si apre alla rappresentazione di sei figure, con al centro il suo bambino non nato. Lo stesso anno, nel mese di settembre, sua madre morì di cancro.
Questo qui sopra è il quadro forse più grande per dimensioni e più famoso è Le due Frida (1939, 172 x 173 cm.) dove le apparenti ferite altro non sono che quelle psichiche prodotte dalle vicende della vita. I visi sono rivolti a chi le sta guardando, sono duri e alteri e sono così fieri di mostrare il dolore: due folte sopracciglia li evidenziano, così come le labbra rosse e la peluria dei baffi che fanno risaltare i lineamenti (particolari che conserverà sempre nei suoi quadri). Così penetrante lo sguardo che è lo spettatore a distogliere il suo. Il cuore trafitto, squartato è la Frida lasciata da Rivera che veste l'abito bianco di foggia europea macchiato di quel sangue che viene trattenuto, chiuso, fermato da una mano che impugna una pinza emostatica. L'altro cuore invece è integro, è la Frida vestita da messicana, quella amata da Rivera, che tiene in mano un piccolo medaglione con Diego bambino. Le due sono sedute sulla stessa panchina si tengono per mano e sono allo stesso tempo legate da un filo-cordone-vena che parte dal cuore sano per arrivare al cuore malato, dolente, trafitto dalla separazione: dietro le spalle delle due donne lo sfondo di un cielo tempestoso carico di brutti presagi. Infatti quando arrivarono i documenti del divorzio il quadro "Le due Frida" era quasi terminato dopo che ci aveva lavorato per circa tre mesi.
Il film è la storia della sua vita, già ampliamente e ben descritta dalla "piccina" fiumi di porpora.
La vita della pittrice messicana Frida Khalo, viene portata sul grande schermo da Julie Taymor ("Titus") in un film colorato, ed a volte surreale, come i quadri della stessa artista.
A vestire i panni di Frida troviamo una Salma Hayek ("Wild Wild West") totalmente dedita al personaggio. Dall'incidente che ha segnato la sua vita, ripercorriamo le tappe della tumultusa storia d'amore con Diego Riveira (Alfred Molina / "Chocolat"), all'insegna della "coppia aperta". Diego, artista affermato in Messico, sarà il primo a scoprire il talento della sua giovane sposa ed a indirizzarla sulla via del'arte. Ma, come Frida ha capito fin dal primo momento, non si può possedere totalmente un uomo come lui, che rimane comunque un impenitente donnaiolo (indimenticabile la sua filosofia: "è stata solo una scopata, come una stretta di mano, nulla di più"), e così ambedue decidono di non scandalizzarsi per qualche "scappatella", tanto più che la stessa Frida è bisessuale.
La loro storia continua anche quando si trasferiscono a "gringolandia" (in America) dove Diego ha ricevuto un'importante commessa da Rockfeller (Edward Norton / "The Score"). Proprio qui scopre di aspettare un bambino, che in seguito perderà insieme alla commessa di Diego che si è rifiutato di modificare un particolare del suo affresco, iniziando la parabola discendente che li porta alla separazione in seguito all'ennesimo tradimento.
Frida rimane, quindi, affascinata dalla personalità di Trotsky (Goeffry Rush / "Lantana"), esule dalla Russia di Stalin, con il quale intreccia una relazione.
Ma la vita del'artista rimane comunque minata dal suo incidente, le numerose operazioni l'hanno debilitata, la cancrena le ha portato via una gamba e le infezioni si succedono senza sosta, ma la voglia di dipingere resta inattacabile fino alla sua morte.
Frida, oggi considerata forse la più importante pittrice moderna, è rimasta sconosciuta fuori dal Messico fino alla metà degli anni ottanta. Le sue opere particolarmente crude e realistiche sono totalmente dominate dai suoi sentimenti e dal trauma dell'incidente (con tutte le sue ripercussioni). La realizzazione del film è stata effettuata con il patrocinio dello speciale fondo istituito in suo nome in Messico, ed infatti la pellicola ne ha sicuramente beneficiato, avendo potuto girare direttamente sul luogo invece che in studio. Il risultato finale è sicuramente convincente anche se forse lo è meno l'interpretazione della Hayek, che, sfruttando una certa rassomiglianza fisica, riesce anche ad essere volitiva come la vera Frida, ma spesso si "dimentica" di essere storpia. C'è comunque da considerare che l'attrice messicana è circondata da una serie di mostri sacri che farebbero impallidire chiunque.
Molto particolari, ed apprezzabili, gli inserti allegorici che la Taymor inserisce in alcuni momenti della pellicola a sottolineare situazioni chiave della vita di Frida, come anche la presenza dei quadri della stessa pittrice, l'uso del bianco e nero in alcune scene fuori dal Messico ed il "filmino di presentazione" dell'America, con Diego nelle vesti di King Kong (indimenticabile).
Nel complesso un film fresco ed interessante.
La frase:
"Cosa è importante in un matrimonio?"
"La memoria corta!"
La chicca: l'incredibile tango tra Frida e Tina (Ashley Judd) rimane come una delle scene indimenticabili.
Indicazioni:
Per chi ama le storie passionali e per i fans della pittrice.