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Storie..

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2005 15:01
01/06/2005 18:40
 
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Che cos’erano i Pink Floyd nell’87 difficile dirlo molto o molto poco non ha una grande importanza a livello generale. Per molti solo 4 stronzi che cantavano canzoni in una lingua incomprensibile, per altri una moda da seguire o comunque il ricordo della famosa swinging London degli anni ’70. La musica psichedelica, Sid Barret pazzo, LSD e molte altre immagini. Per un ragazzo di 17 anni contro tutto e contro tutti i Pink erano semplicemente poesia. Quella poesia che non nasce dai libri ma dal cuore, dall’anima comunque agitata dalle tempeste degli scontri generazionali e dal totale rifiuto di una morale piccolo borghese provinciale e incomprensibile. La poesia dicevamo, che solo l’anima riesce in qualche modo a metabolizzare e vomitare poi sotto forma di una ribellione congenita, insofferente a qualsiasi tipo di regole esistenziali o formali. Difficile interagire con persone che non ti possono comprendere ne capire, la strada che ti rimane è l’alienazione intesa come fuga dal deserto che ti circonda. La costante ricerca di un’anima gemella che ti possa capire, che possa condividere stati d’animo, paure, allucinazioni e tutto il disgusto di una vita che ancora non è riuscita ad annientarti dentro. I Pink erano musica, uno stato di non esistenza dove riposare durante le innumerevoli ed inutili battaglie. Questa ricerca spasmodica può solo portare a risultati scontati, la totale alienazione dal mondo che ti circonda, lame affilate di surrogati di felicità o un’anima che come la tua che stà solamente cercando di non affondare. Nel mio caso, non trovando conforto in alcun surrogato, caddi, caddi precipitosamente nell’universo di quell’anima oscura che così a lungo avevo cercato. Per una sera i Pink non suonavano più per me solo ma suonavano per due anime bastarde che avevano avuto la strana fortuna di incrociarsi e forse avevano trovato il modo di non autodistruggersi completamente. La vita aveva un nuovo scopo e i giorni si bruciavano in discussioni, parole, pensieri e sensazioni di due vite che avevano cominciato a rifiorire nuovamente scaldandosi al fuoco di un amicizia che lentamente si stava trasformando in amore. Un amore che ci divorava, facendo il vuoto assoluto intorno a noi, niente e nessuno oltre noi. Mentre l’inverno cedeva il passo ad una primavera fredda fatta di notti infuocate, vissute e maledette e di giorni strani noiosi replicanti senza altra meta che la notte che ci possedeva irrefrenabile. Tutto ricordo di quei giorni, i baci come le liti, le notti di sesso come le giornate di rabbia, piene di insoddisfazione e rancore verso tutte le persone che ci additavano quasi fossimo mostri possedute da un demone schifoso che non ci faceva ragionare. Le nostre famiglie perbene che tanto piangevano i loro dolci angeli posseduti dall’inferno e che in tutti i modi tentavano di riportarci su quella che loro consideravano la retta via. Senza nessuno, noi, ne demoni ne dei; senza arte ne parte, senza passato e senza futuro senza soldi e senza motivi per averne, senza tutto ma assolutamente sazi di noi due. Mille lavori, mille notti insonni, mille consigli non chiesti e soldi pochi, pochissimi ma sufficienti per fuggire non appena si fosse presentata l’occasione. Lei, che mi rubava ogni respiro, lei che mi capiva e che gridava con me, lei spesso ammalata di ritorno dai suoi e pronta per una nuova fuga non appena si rendeva conto che separati non saremmo sopravvissuti. Lei che non mi diceva di soffrire ed io stupido stronzo che non avevo la lucidità necessaria per capire. E i Pink che continuavano a suonare per noi solamente e a scrivere poesie ignari di dedicarle solamente a noi due che potevamo capirle perché parlavano alla nostra anima. Ma non solo i Pink Floyd. Un’altra era la colonna sonora di quei giorni di tuono, Miles, il grande e triste Miles Davis e la sua tromba che graffiava la notte a volte triste a volte rabbiosa sempre più spesso un urlo che lacerava dentro lasciando l’anima sfilacciata incapace di reggere nuove sensazioni. Strano come tutto questo ci accomunasse e ci consumasse allo stesso modo non lasciando nient’altro che amore. Un amore impensabile e devastante che colmava i ritmi di vita sballati e scomposti che ci imponeva la notte che avevamo dentro. Non vivevo giorno per giorno, non aspettavo il ritorno a casa, se si può definire casa la nostra convivenza, come un rifugio dal mondo; no non era tutto questo, era un altro mondo, spegnevo un interruttore e accendevo me stesso ogni sera, ogni notte, ogni istante che condividevo con Marika. Venne dunque il giorno in cui non si poteva più aspettare, dovevamo andare o fermarci per sempre. Ovviamente il demone aveva già scelto per noi e non ci si poteva opporre. La mia moto era pronta e la meta era segnata, non avevo uno straccio di patente, ma tutto questo non aveva alcun significato, nemmeno il fatto di essere sotto leva e senza permesso per espatriare. Marika mi leggeva dentro e forse avrebbe voluto fermarmi ma il suo demone urlava quanto il mio e si accorgeva di avere troppo poco tempo a disposizione. Troppo poco. Riuscii in un paio di giorni ad avere dei documenti falsi, la vita sulla strada include amicizie strane e a volte molto utili, e un maledetto sabato partimmo senza guardarci indietro e senza nemmeno guardare avanti. La Francia fino a Calais dove Marika crollò e per una settimana fummo costretti a rinchiuderci in un ostello della gioventù facendo la spola tra l’ospedale, dove non volle assolutamente essere ricoverata, e il dottore che sempre più perplesso cercava di farla ragionare. Io non vivevo, io soffrivo con lei e più di una volta tentai di convincerla a tornare ma mi disse che se volevo vederla morire da sola allora avrebbe fatto volentieri la strada di ritorno in treno da sola. Non capivo quanta verità ci fosse in quelle parole, pensavo,e lei me lo lasciava credere, che fosse solo un
malessere passeggero.

Losh..
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01/06/2005 22:43
 
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E' bello, come tutti i tuoi racconti, lo rileggerò con calma e ti saprò dire di più.
Adesso vado, mi aspetta un drink[SM=g27822]
Ciao superlosh
[SM=g27838]
Sally
02/06/2005 18:55
 
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buon racconto losh, anke se all'inizio sembra più un articolo sulla musica
[SM=x629171]

ma poi si riprende alla grande a mò di racconto
(qui dovrei inserire un applauso ma nn ne trovo tra gli smile, devo provvedere)

ma il nome del personaggio femminile (si può anke nn rispondere) ha per caso qualcosa a ke fare con una delle ultime entrate nel forum?
[SM=x629171]

forse a volte sono troppo perfido
[SM=g27816]

ciao ciao
chicom
03/06/2005 09:34
 
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Re:

Scritto da: Sally-73 01/06/2005 22.43
E' bello, come tutti i tuoi racconti, lo rileggerò con calma e ti saprò dire di più.
Adesso vado, mi aspetta un drink[SM=g27822]
Ciao superlosh
[SM=g27838]


Grazie Sally.. okkio ai drinks.. soprattutto a chi li prepara..

Losh[SM=x629181]
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03/06/2005 09:38
 
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Re:

Scritto da: chicom 02/06/2005 18.55

buon racconto losh, anke se all'inizio sembra più un articolo sulla musica
[SM=x629171]

ma poi si riprende alla grande a mò di racconto
(qui dovrei inserire un applauso ma nn ne trovo tra gli smile, devo provvedere)

ma il nome del personaggio femminile (si può anke nn rispondere) ha per caso qualcosa a ke fare con una delle ultime entrate nel forum?
[SM=x629171]

forse a volte sono troppo perfido
[SM=g27816]

ciao ciao
chicom



Avrei dovuto mettere alla fine: Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale..
Avrei evitato la tua perfida perfidia..
Ti posso assicurare che questo racconto ha parecchi anni e i personaggi hanno cambiato vita da tempo uno in un senso e uno nell'altro.. senso della parola vita..

Losh
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03/06/2005 12:09
 
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peccato, speravo in un'altra telenovela
[SM=x629231]

03/06/2005 15:01
 
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Lasciamole a Ululante e Sally le telenovelas.. ci sanno fare..

Losh[SM=x629183]
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