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jazz, thelonius monk

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2006 09:32
10/04/2006 09:32
 
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maestro
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la settimana scorsa sono stato dal liutaio a sistemare il violino, e come sempre ci siamo messi a parlare di jazz

e tra una parola e l'altra il mio ormai amico liutaio mi ha kiesto se avessi mai sentito la musica di thelonius monk

incuriosito ne ho recuperato qualcosa, e devo dire ke ne sono rimasto entusiasta, dovete assolutamente ascoltarla, ne vale davvero la pena

per invogliarvi riporto un vekkio articolo su monk del febbraio 2002

ciao ciao by chicom [SM=g27822]

Un mistero chiamato
Thelonious Monk




Fu un personaggio "difficile", carattere ombroso, genio musicale da molti incompreso, destinato a diventare una leggenda del jazz. Ritratto di Monk, a 20 anni dalla sua solitaria scomparsa

Domenica 17 febbraio (ricordo articolo del 2002) fanno vent'anni dalla morte di Thelonious Monk, stroncato da un infarto nella sua casa di Englewood, nel New Jersey, all'età di 64 anni.
Da tempo viveva là isolato, con moglie e figlio: il mondo pareva essersi dimenticato di lui. Ed egli poco faceva per vivificare il ricordo: si era congedato dai palchi nel 1976 e ultima apparizione significativa era stata quella con una big band al festival di Newport, due anni prima. Eppure pochi altri artisti avevano segnato come lui la storia del jazz, e in generale della musica popolare del Novecento.

Il fatto è che Monk, tradito dal temperamento scorbutico, era un tipo "difficile". E così anche la sua musica: destinata a essere compresa e apprezzata nel tempo, senz’altro non immediatamente. Benché avesse vissuto da protagonista l'era del be bop, suonando regolarmente da Minton's a Harlem nei primi anni Quaranta con Gillespie, Parker e Christian, e attraversato poi fasi seguenti del genere - il cool e l'hard bop - da musicista affermato, seguì in realtà una rotta tutta sua, individualista com'era. E così facendo definì uno stile personalissimo, rivoluzionando grammatica e sintassi del jazz.

Per convenzione si afferma che non fu un grande esecutore, certo non paragonabile a formalisti quali Art Tatum e Oscar Peterson. Suonava con le "dita piatte": un'eresia per gli accademici. E persino Miles Davis ebbe a lamentarsene, quando fu in sala di registrazione con lui nel dicembre 1957: "E' un 'non musicista', fa solo accordi sbagliati!". Parole che adesso potrebbero suonare come complimenti… Poiché quel modo di affrontare la tastiera del pianoforte, con fraseggi frammentari e accordi insieme rarefatti e percussivi, anticipava il futuro: astratto e minimalista com'era il risultato (lo si può constatare ascoltando le registrazioni effettuate fra il 1964 e il 1965 raccolte in Solo Monk: era il suo momento magico, da poco Time gli aveva dedicato la copertina).
Più che altro, tuttavia, ci si ricorda del Monk compositore: Round Midnight e Ruby My Dear, dalle sessions del 1947 per la Blue Note in trio e in quintetto (sempre con Art Blakey alla batteria), e in seguito Straight No Chaser ed Epistrophy (firmata a quattro mani con Kenny Clarke), per citare le partiture più note. Standard destinati a infinite reinterpretazioni.

Ecco da cosa si percepisce l'entità del personaggio: l'eco prodotta dal suo estro. In vita, allevò il genio di Coltrane (membro del suo quintetto nel 1957, quando cioè Monk potè tornare a esibirsi a New York dopo sei anni di esilio per questioni di droga: dal vivo al Five Spot, con riverbero su disco in Monk's Music) e influenzò quindi un combattente del free jazz come Steve Lacy.
E una volta deceduto, nel corso degli anni Ottanta, ricevette più di un tributo discografico da interpreti come Anthony Braxton, Arthur Blythe e Hal Wilner. Così ne è stata perpetuata la memoria, ancorché in misura inferiore ai meriti artistici. Perciò la musica di Thelonius Monk continua a rimanere un "oggetto misterioso": il lato oscuro del jazz.





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