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20 anni fà

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2006 15:36
26/04/2006 18:55
 
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Vent'anni fa il disastro nucleare di Cernobyl. Era la notte fra il 25 e il 26 aprile del 1986 infatti quando si verifico' l'esplosione del reattore numero 4 della grande centrale nucleare sovietica che lancio' nell'atmosfera enormi quantitativi di sostanze fortemente tossiche, i cui effetti nocivi per gli organismi viventi sono purtroppo presenti ancora oggi.

Le autorita' sovietiche confermarono ufficialmente l' incidente al reattore con tre giorni di ritardo, con un comunicato del consiglio dei ministri letto in televisione, nel quale si parlava anche genericamente di due morti in seguito all'esplosione e dell' immediato ordine di evacuazione per i circa 25.000 abitanti di Cernobyl, cittadina che si trova a 125 km da Kiev, capitale dell'Ucraina e, con i suoi 2,3 milioni di abitanti, terza maggiore citta' dell'allora impero sovietico dopo Mosca e Leningrado.

Per spegnere l'incendio del reattore, il governo sovietico chiese l'aiuto della Svezia e della Germania, e anche gli Usa, la Francia e altri Paesi occidentali si dissero pronti a intervenire per domare le fiamme del reattore.

Dieci giorni dopo il disastro, questa la ricostruzione ufficiale dell'incidente fornita dalla Pravda, il quotidiano del partito comunista sovietico: ''Si e' incendiata la pavimentazione bituminosa della sala (dove si trova il reattore). Gli stivali dei pompieri affondavano nel bitume liquefatto e l'aria era difficilmente respirabile. Piu' tardi gli esperti constateranno che l'eroismo dei pompieri ha limitato considerevolmente le proporzioni dell'avaria. Nonostante cio' e' successo quello che i fisici avevano sempre temuto piu' di ogni altra cosa: il reattore e' stato danneggiato. Una parte di radioattivita' e' stata proiettata in alto e successivamente all'interno del reattore e' scoppiato un incendio.

Spegnere l' incendio era estremamente complicato perche' non era possibile usare ne' l'acqua, ne' sostanze chimiche che, a causa dell'alta temperatura, evaporerebbero all'istante e finirebbero nell' atmosfera. Si e' creata una situazione estremamente complicata e difficile, ma sotto controllo''.

L'incidente provoco' la diffusione nel'atmosfera di sostanze pesantemente inquinanti e tossiche: circa 45 milioni di curie di xeno 133, 7 milioni di curie di iodio 131, un milione di curie di cesio 134 e 137. La diffusione di radionuclidi nell'atmosfera prosegui' dalla notte dell'incidente fino al 10 maggio in modo crescente per poi diminuire lentamente col passare del tempo. Quello di Cernobyl e' il piu' grave disastro nucleare della storia; provoco' immediatamente 31 vittime, mentre e' incalcolabile il numero di persone, stimate in migliaia, che in seguito all'esposizione diretta alle radiazioni si sono ammalate piu' o meno gravemente ed hanno perso la vita.

Il disastro colpi' naturalmente anche l'agricoltura. La comunita' europea, che allora si chiamava Cee, gia' 4 giorni dopo l'incidente, decise di cedere all'Unione Sovietica oltre 200 mila tonnellate di orzo e piu' di 80 mila di grano tenero, tratte dalle sue scorte. La nube radioattiva provocata dall'esplosione contamino' 150 mila chilometri quadrati attorno alla centrale, mentre il vento spinse le particelle radioattive fino all'Europa. La nube tossica attraverso' i cieli della Gran Bretagna, della Turchia, della Romania, mentre in Olanda Svizzera e Belgio per un breve periodo fu registro' un significativo innalzamento dei livelli di radioattivita'.

L'emissione di radiazioni nucleari dall'impianto danneggiato ando' avanti per molti giorni, e solo a novembre il reattore esploso fu sigillato in una specie di sarcofago di cemento armato, all'interno del quale si trovano ancora 180 tonnellate di uranio. Per mesi ci furono polemiche, soprattutto da parte dei Paesi occidentali, che accusavano le autorita' sovietiche di non aver subito dato l'allarme al mondo e di non aver messo a disposizione degli scienziati di altri paesi tutte le informazioni sul disastro nucleare, in modo da limitare i danni e salvare molte vite. L'impianto nucleare di Cernobyl ha smesso di funzionare solo nel 2000.

Solo un incendio o poco più?
- Il 5 settembre 2005 AIEA, OMS e Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo hanno presentato il rapporto "Chenobyl: la reale ampiezza dell'incidente" realizzato dal Forum Chernobyl composto da scienziati, economisti e specialisti della sanità che hanno sintetizzato in 600 pagine i loro studi. Nel comunicato stampa si può leggere: "Venti anni dopo l'incidente un rapporto delle istituzioni delle Nazioni Unite fornisce delle risposte definitive e propone dei rimedi per ricostruire (…) Un massimo di 4mila persone potranno morire a causa dell'incidente (…) tuttavia alla fine del primo semestre 2005 solo una cinquantina di decessi erano attribuibili direttamente alla catastrofe (…) Praticamente tutti facevano parte del gruppo di salvataggio esposto a dosi massicce di radiazioni." Sempre nel comunicato stampa si possono leggere la rassicuranti parole del presidente del Forum, Burton Bennet: "Si tratta di un incidente assai grave che ha avuto ripercussioni sanitarie notevoli, specialmente fra le migliaia di lavoratori esposti durante i primi giorni… e per le migliaia di altri colpiti da cancro alla tiroide… Tuttavia, generalmente, non abbiamo constatato alcuna incidenza grave sulla salute del resto della popolazione delle zone adiacenti." In sintesi: è successo qualcosa di grave, ma non di gravissimo. Certi discorsi ci fanno ricordare il famoso rapporto dell'AIEA, firmato dal suo presidente di allora, Hans Blix, pochi mesi dopo il disastro, nel quale si affermava fra l'altro che "L'industria atomica può sopportare una Chernobyl all'anno."

Negare l'evidenza del legame fra malattie e "nube" - Dietro al Forum Chernobyl ci sono AIEA e OMS, due organizzazioni ONU che operano di concerto fin dal maggio 1959 per minimizzare rischi e conseguenze dell'energia nucleare. Da diversi anni gli ambienti favorevoli al rilancio del nucleare lavorano per rimuovere dalla coscienza collettiva gli effetti del disastro di Chernobyl. Il rapporto del settembre 2005 è solo l'ultimo dei lavori scientifici sponsorizzati dalla lobby nucleare per minimizzare gli effetti del disastro. Ne ricordiamo un altro, realizzato nel febbraio 2002 per conto dell'ONU da alcuni ricercatori russi, bielorussi e ucraini che falsificando la realtà e fornendo informazioni incomplete e non obiettive arrivava alla medesima conclusione: sull'onda emotiva del disastro si era sopravvalutato il suo impatto sanitario e ambientale. Su queste posizioni si schierano gli Stati atomici e le lobby filonucleari ma anche gli Stati Bielorusso, Ucraino e Russo che hanno tutto l'interesse a ridimensionare le cifre della tragedia per risparmiare gli investimenti e favorire le politiche di ripopolamento delle aree contaminate.

Il Forum Chernobyl, si badi bene, non dice che le malattie non sono aumentate dopo il passaggio della nube, ma sostiene che non esiste un legame dimostrabile fra i due eventi. E chi dovrebbe dimostrare il nesso: l'AIEA, l'OMS o, magari, l'ente nucleare bielorusso? Il Forum Chernobyl dimentica di citare alcuni dati:

- che oggi solo il 20% dei bambini bielorussi è ufficialmente dichiarato in "buona salute" contro l'80% del 1986.

- che dal 1986 al 1995 la frequenza dei nati malformati in Bielorussia è aumentata del 40% che diventa dell'80% se si considerano i feti abortiti per malformazione.

- che nelle zone della Russia più colpite si registra un aumento della mortalità nei confronti delle altre zone.

- che per stessa ammissione dell'ONU: "secondo le previsioni, oltre all'aumento continuo dei casi di cancro tiroideo e del numero di persone irradiate dallo iodio radioattivo (almeno 8/10mila secondo l'ONU, ndr), ci si può aspettare nei prossimi anni un aumento dei casi di altri tipi di affezioni maligne e un accrescimento delle affezioni cardiovascolari e di altre patologie non oncologiche." (rapporto del segretario generale del 24 ottobre 2005)

- che si registra un sensibile aumento della cataratta agli occhi sia nella popolazione che fra i lavoratori impiegati nella zona del disastro nei mesi successivi all'esplosione.

- che il professor Yuri Bandazhevsky, anatonomo-patologo bielorusso, si è fatto tre anni di galera per aver scoperto che il cesio 137, incorporato attraverso l'alimentazione in dosi deboli, distrugge progressivamente gli organi vitali. Assieme alla moglie, Galina, Bandazhevsky ha scoperto che l'insufficienza cardiaca diventa irreversibile a partire da una certa soglia e durata di intossicazione da cesio.

- che le radiazioni provocano una trasformazione genetica e che questi cambiamenti sono ereditari.

- che i cancri radioindotti non compaiono immediatamente ma ci vogliono circa 20 anni, per esempio, per il cancro al seno e al polmone e circa trenta anni per quello all'intestino: solo nel 2016, dunque, sarà possibile tirare le somme sulla catastrofe!

- che, infine, il peggioramento catastrofico delle condizioni di salute (soprattutto dei bambini) in Bielorussia sono causati non dalla "radiofobia" come vorrebbero farci credere gli esperti del Forum Chernobyl, ma dall'azione cronica delle radiazioni emanate dalla "nube": tuttora 1,5 milioni di persone vivono nei territori contaminati, per non parlare dei circa 200mila uomini e donne che hanno fatto parte delle squadre incaricate di bonificare l'area nei mesi successivi al disastro.

Abbiamo tratto questi dati dal lavoro di D.M. Grodzinski, ucraino, V.B. Nesterenko, bielorusso, e A.V. Yablokov, russo, tre scienziati che hanno puntualmente contestato lo studio ONU del febbraio 2002.

Per rilanciare il nucleare occorre dimenticare Chernobyl - Sappiamo bene che l'incidente di Chernobyl ha messo in crisi una fonte di energia già agonizzante: il nucleare. "Dimenticare Chernobyl" è diventata quindi la parola d'ordine dei filonucleari che da anni ripetono che si è trattato "solo" di un incidente tecnologico che ha provocato la morte di alcune decine di persone e meno di 2000 cancri alla tiroide (facilmente curabili), un incidente le cui conseguenze sono state esagerate. La realtà è ben diversa: la tragedia di Chernobyl ha coinvolto milioni di persone su scala planetaria a dimostrazione dell'avventurismo dei sostenitori del nucleare. Il problema, oggi come ieri, è quello di valutare gli effetti del disastro in tutta la loro ampiezza al fine di trarne una lezione per il futuro dell'umanità. A vent'anni dal disastro il problema è come aiutare popolazioni che soffrono sulla propria pelle le conseguenze della "nube": come diminuire il loro patimento, come cercare di normalizzare la vita nei territori contaminati. A vent'anni dall'esplosione del reattore n.4 di Chernobyl la parola d'ordine rimane una sola: NO AL NUCLEARE:
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27/04/2006 15:36
 
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E' stata una grande tragedia per il mondo, ancora il pericolo persiste purtroppo.

Quanti morti......


Keko [SM=g27825]
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