Jenny Saville (Cambridge, 1970) La pittrice del... corpo e le sue "ferite". Astro crescente della Young British School, ne sembra affascinata.
I suoi quadri raffigurano visi, corpi e organi genitali mutati chirurgicamente e a suon di testosterone. La stessa Saville confessa di amare "…i corpi in uno stato di trasformazione, che sia attraverso la ferita o la chirurgia".
Le mutazioni a colpi di bisturi e l'ibrido attraggono l'inglese tanto da portarla ad assistere ad interventi chirurgici o a dipingere corpi, come "Matrix", dalla doppia identità sessuale, metà uomo e metà donna, metafora dell'ambiguità del presente.
Sono immagini scioccanti, a volte....ma tali, sono le ferite dell'anima.
Il Macro di Roma ha ospitato ahimè lo scorso anno,
L'artista sbatte sulla tela una pittura cruda, fatta di colori aciduli e rossi sanguigni, che attraverso dettagli anatomici, primi piani o figure intere ci restituiscono la sua indagine sul corpo umano. Quella della Saville, spiega Eccher, è "[…] una pittura che aggredisce l'immagine, non esita a deturparla, ne scava la carne, usa il colore per incidere nuove ferite, per scolpire nuove plasticità, per esibire nudità inutilmente celate. Sono corpi pesanti che si ripiegano su se stessi, deformati dalle pieghe della loro stessa carne, corpi schiacciati dalla superficie del quadro, compressi in uno spazio pittorico troppo angusto, ossessionati dalla visione della loro sudata nudità. Corpi obesi che testimoniano la malata degenerazione di una società ricca, la sofferenza dell'eccesso, corpi grassi, gonfi, faticosamente disposti nel quadro, accalcati negli sviluppi di una narrazione che li trascende".
Io la trovo FANTASTICA.