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Una...leggenda indiana

Ultimo Aggiornamento: 03/07/2006 17:44
31/05/2006 11:29
 
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..sulla creazione della donna. Un pò lunghetta, ma bella.

Leggenda indiana
(creazione della donna)




Un giorno, sul far della sera, come faceva tutti i giorni, il Signore Dio lasciò Adamo con l’impressione che fosse un po’ triste.

Dio passò la notte pensando. All’alba si affacciò sul mondo, opera delle sue mani. Ammirò la bellezza di tutto e di alcune creature in particolare: i colori smaglianti dell’alba, quelli dell’orizzonte infuocato al sorgere del sole, lo splendore del cielo a mezzogiorno…

Ammirando tutto ripensava all’uomo: Che strano! Come fa ad essere triste se ha tutto il creato per lui? Possibile che questo non lo soddisfi?

La brezza della sera scendeva di nuovo facendo tremolare le foglie degli alberi della foresta e Dio scese per incontrarsi con l’uomo, deciso a chiedergli se si sentisse triste e perché.

Sì, Signore, si spiegò l’uomo, come tramonta il sole io mi sento triste. Capisco che tu mi hai dato potere su tutto quello che hai creato, ma io trovo che tutte le creature sono lontane da me Gli alberi sono belli, ma sono muti. Parlano solo quando infuria il vento o quando crollano a terra. Gli animali emettono suoni, ma non ne capisco il senso. Mi spaventa il fragore del tuono, la violenza dell’uragano mi obbliga a rinchiudermi nella grotta dove entrano serpenti, scorpioni e pipistrelli… Vedo che tutti gli animali comunicano tra loro, ma io mi sento estraneo. Io mi sento solo.

Il Signore Iddio lo ascoltò e capì che l’uomo aveva ragione. Nell’immenso creato era proprio solo. Non c’era nessuno come lui, che gli assomigliasse, in grado di parlare con lui. Allora cominciò a pensare come risolvere questo primo problema della sua creazione. Bisogna che facciamo qualcosa di simile all’uomo, dice Dio a se stesso.

Ripensò a tutte le cose belle della creazione e decise di mettere insieme un po’ di tutto per fare un regalo all’uomo. Drizzò uno stampo e cominciò a dargli forma umana. Poi prese un po’ di bianco dell’aurora, di rosso del sole, sinuosità del serpente, veleno dell’aspide, agilità della gazzella, del canto dell’usignolo, morbilità della sabbia del deserto, azzurro smeraldo e trasparenza delle acque cristalline dei mari, freschezza dei ruscelli di montagna, freddo dei ghiacciai e il calore del sole, un po’ di ciascun colore dell’Iride, gioia, risa, dolore, pianto, desiderio, invidia… Quando ebbe finito soffiò il suo alito di vita nell’opera e apparve la donna, tanto bella che lui stesso ne restò ammirato.

Vedendola così straordinaria, continuò nel suo proposito di offrirla all’uomo come regalo perché gli facesse compagnia e non vivesse più nella triste derivante dalla solitudine.

Verso mezzogiorno gliela portò perché l’uomo la potesse ammirare durante tutto il pomeriggio.

Adamo la guardò, ringraziò, salutò Dio e partì con la donna a fare il solito giro che era solito fare da solo nei sentieri della foresta. L’uomo notò che tutto gli sembrava diverso: camminare, guardare e ammirare il creato in compagnia e parlando con qualcuno per comunicare quello che provava. Dio li guardò con tenerezza mentre si allontanavano presi per mano poi li lasciò soli. Durante otto giorni, rimase nel suo Regno. La sera dell’ottavo giorno, ecco apparire in paradiso i due: la donna davanti e l’uomo dietro, silenziosi e tristi ambedue… Pur sapendo già cosa stava succedendo, Dio lasciò che l’uomo e la donna si avvicinassero e che l’uomo gli spiegasse:

Signore, io ti sono molto grato per questo regalo. Parla come me, canta, danza, mi guarda riempie le mie giornate, ma… non ho più la tranquillità che avevo prima. Specialmente di notte, lei continua a parlare e a muoversi vicino a me e non mi lascia dormire. Ti prego di perdonarmi, ma riprendi pure il tuo dono perché voglio ritrovare me stesso.

Senza obiettare e con la comprensione di un padre Dio riprese la donna e l’uomo se ne tornò nel suo giardino a vivere solo con gli alberi della foresta, gli uccelli e gli animali. Come prima.

I giorni, per l’uomo, ripresero a passare, ma, dopo che aveva riportato la donna da Dio, aveva l’impressione che tra l’alba e il tramonto ci fosse più distanza di quando c’era la donna. Con la mancanza di lei stava entrando di nuovo nella tristezza di prima.

L’ottava notte in solitudine, sempre più lunga, lo convinse a tornare da Dio per dirgli:

Ti prego di scusarmi, Signore, ma ho capito che i giorni e le notti senza la donna sono troppo lunghi…

“Ho capito, lo interruppe il Signore per niente sorpreso, sei venuto a riprenderla!”

E l’uomo e la donna, presi per mano, contenti e felici, tornarono di nuovo nel loro grande giardino. L’uomo, sempre in compagnia della donna, riprese le sue attività di pesca, di caccia e i giorni e le notti scorrevano veloci e senza tristezza. Il canto degli uccelli si mischiava con quello della donna che incantava l’uomo esibendosi con canti e danze, flessioni, salti, nuotate nel mare o nel fiume. Sei giorni e sei notti piene della gioiosa presenza della compagna gli avevano fatto dimenticare tutto il resto del creato. Sembrava che neppure ci fosse. La sua vita, tutto il suo tempo era preso dalla donna. Cominciò a preoccuparsi e a pensare che questo, quando era solo, non gli succedeva mai. Era troppo! Arrivò la sera del settimo giorno. Per la prima volta, entrarono nella grotta in silenzio, senza guardarsi negli occhi e neppure in faccia. Andarono a letto ma l’uomo non riuscì a dormire. Passò la notte pensando e si convinse che così non poteva andare avanti. La vita sarebbe diventata penosa. Meglio riportare la donna al Signore. E così fece.

La donna davanti e l’uomo dietro arrivarono davanti a Dio.

Sono di nuovo qui, Signore, con la compagna che mi hai dato. Nonostante i miei sforzi, non riesco proprio a tenerla. Mi rende la vita impossibile: canta, ride e piange allo stesso tempo e io non capisco perché. Quando io voglio dormire, lei vuol mangiare, cantare, ballare al chiaro di luna... Non si accontenta mai di quello che faccio per lei…Mi rende nervoso e più triste di quando ero solo. Ti prego riprendila, tienila con te che sai come prenderla…

Il Signore, sempre paziente e comprensivo, lo ascoltò, guardandolo in viso. Capì che era convinto di quello che diceva. La donna, a testa bassa come una colpevole, non aggiunse una parola e si avvicinò al Signore che la prese per mano e la portò con sé nel paradiso.

L’uomo, si sentì liberato da un peso insopportabile, riprese la strada del ritorno e si ritirò direttamente nella sua grotta. Voleva dormire tranquillo, da solo. Al mattino, si alzò fresco e riposato. Riprese a camminare osservando e ammirando il creato. E’ un’altra cosa, pensò soddisfatto.

Che era un’altra cosa, senza la donna però, se ne rese conto nei giorni che seguirono. Man mano che passava il tempo aumentava la monotonia di tutto quello che lo circondava: l’alba e il tramonto gli sembravano uguali. Non si meravigliava più di nulla. Anzi, gli davano fastidio il canto degli uccelli, i salti delle scimmie, la corsa delle gazzelle, la snellezza delle giraffe. Tutto gli ricordava la donna, quello che lei faceva, il suo canto melodioso, i suoi occhi teneri da cerbiatto, il suo corpo snello e agile… Tutto! Ma lei non era più a suo fianco. E non c’era, perché l’aveva riportata da Dio! Ma perché? si chiedeva spesso. Non trovando una ragione plausibile si animò a tornare da Dio per spiegargli lo sbaglio che aveva fatto e per riprendersela.

Il Signore Dio lo vide arrivare quando era ancora lontano. Deciso a non perdere la pazienza, si preparò a riceverlo come si meritava. Conoscendo bene i suoi sentimenti, più che altro, voleva convincerlo a riprendersi per sempre la sua donna.

A testa bassa, l’uomo saluta il Signore con grande rispetto e comincia:

Signore, devo essere sincero, è vero che la donna, a volte, mi infastidisce con la sua maniera di essere e di fare, ma è anche vero che tanto le mie giornate come le mie notti sono insopportabili senza di lei! Perciò, ti prego, ridamela! Anche se a volte mi riesce difficile vivere con lei, ho capito bene che non posso vivere neppure senza di lei.

Il Signore lo guardò negli occhi. Lo trovò sincero, pentito e deciso. Prese la donna per mano e gliela condusse dicendo:

Visto che tu non puoi vivere senza di lei e che neppure lei può vivere senza di te, riprendi la tua donna, torna dove ti ho messo e vivete insieme per sempre come signori del creato, amandovi e sopportandovi a vicenda.
(… raccontata da) Raffaele Boi......



31/05/2006 12:04
 
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La creazione degli animali

C'era una volta Napi, che era l'aiutante del Sole: il Sole riscaldava la Terra mentre Napi faceva tutti i lavori di manutenzione. Un giorno Napi aveva terminato presto i suoi lavori, e dato che non era abituato a tenere le mani ferme, prese un blocco di argilla e cominciò a modellare con un blocco di argilla...
Una dopo l'altra fece le figurine di tutti gli animali della Terra. Era molto soddisfatto del suo lavoro: soffiò sopra ogni figurina, dando a ciascun animale un nome e un luogo da popolare sulla Terra.
Era rimasto un piccolo blocchetto di argilla. Napi lo pasticciò un po', poi fece un'altra figurina e disse: Ti chiamerai uomo, ed abiterai tra i lupi. Napi tornò al suo lavoro, ma un giorno arrivarono gli animali a protestare: il bisonte non riusciva a vivere in montagna perché era troppo ripida, le capre della prateria non amavano vivere nell'acqua, la tigre non si adattava vicino al mare e così via. Allora Napi ridiede a tutti nuove abitazioni, e questa volta furono tutti soddisfatti. Tutti, tranne l'uomo, che vaga dappertutto per trovare un luogo che lo soddisfi.

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01/07/2006 19:35
 
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Mi sono permesso di spostarti la cartella nella sezione dove hai aperto una nuova discussione dello stesso argomento.....


Lo zio Keko [SM=x629186]
03/07/2006 08:49
 
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Leggenda Indiana

La leggenda narra.. che la piuma di una giovane aquila
cadde accanto ad una donna.. ed ella contemplandola
imparò il segreto del volo.

Grande Spirito

Oh Grande Spirito, la cui voce ascolto nel vento,
il cui respiro dà vita a tutte le cose.
Ascoltami; io ho bisogno della tua forza e della tua saggezza,
lasciami camminare nella bellezza,
e fa che i miei occhi sempre guardino il rosso e purpureo tramonto.
Fa che le mie mani rispettino la natura
in ogni sua forma e che le mie orecchie rapidamente ascoltino la tua voce.
Fa che sia saggio e che possa capire le cose che hai pensato per il mio
popolo.
Aiutami a rimanere calmo e forte di fronte a
tutti quelli che verranno contro di me.
Lasciami imparare le lezioni che hai nascosto in ogni foglia ed in ogni
roccia.
Aiutami a trovare azioni e pensieri puri per
poter aiutare gli altri.
Aiutami a trovare la compassione senza la opprimente contemplazione di me
stesso.
Io cerco la forza, non per essere più grande del mio fratello,
ma per combattere il mio più grande nemico: Me stesso. Fammi sempre essere
pronto a venire da te con mani pulite e sguardo alto.
Così quando la vita appassisce, come appassisce il tramonto,
il mio spirito possa venire a te senza vergogna".
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03/07/2006 09:03
 
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maestro
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in questa preghiera,vi sono parole che forse dimentico spesso come:
ascoltare..respirare...guardare...compassione..forza..
forse è il caso di cominciare a non far finta di averle dimenticate

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03/07/2006 17:44
 
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Perchè io guarisca
lo stregone ha dipinto
la tua immagine nel deserto.
Sabbia dorata per gli occhi,
rossa per la bocca,
azzurra per i capelli
e bianca per le mie lacrime.
Tutto il giorno ha dipinto.
Tu crescevi come una dea
sul grande canovaccio giallo.
Di sera il vento disperderà
la tua ombra multicolore.
Secondo la legge, nulla resta
se non il simbolo delle mie lacrime:
la sabbia d'argento.
Canto dei Pellirosse
XIX sec. d.C.



















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