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Venezia: poesie.....e ricette da leggere, gustare, e confrontare..

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2006 16:27
09/06/2006 10:05
 
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Mi canto 'na Venezia poareta.
Mi canto 'na Venezia poareta,
col siàl nero
e liso
de 'na doneta
che impira perle
rosse
da la sèssola
in caleta
pusà su i zenoci
e sentà
in te 'na
caregheta
e la cantuza
magari qualche
strofeta...
E no la Venezia bela
sfoarzosa festosa
piena de colori
insoma par
intenderse
quela de 'i siori.

Mi canto 'na Venezia
poareta
bela neta
carga de umanità
s-cieta
come la lavandera
sora Marieta
el gondolier
Stringheta
Bepi Canestrei
che vende pesse
al ponte
de l'Anconeta
e pò speta...
don Aldo Schiavini
fio de' i postini
e chi altro...
ah, Nane gançer
co' la Gegia
so muger
che da puteo
par man
i me portava
a l'Opara
per farme piaçer
"Ti sentirà stasera
Tilieto, la toti
ne la Traviata
che Violeta
'ndemo! 'ndemo!
bevemo prima
'na bireta?"
"Nane i bilieti!"
"Eccoli pronti".
"Daghe le mano al fio!..."
"Vien coco mio..."
e zotando
zavatando se
'riviava su
ne' l'ultima galeria
in compagnia
de zente come nu povera genìa.
Eco, anima mia
stà chieta
ti senti? sona
l'Avemaria
de San Zacaria.
Si, si 'ndemo via
'sti nostri amici
da opera pia?
Gavemo apuntamento
drio 'e nuvole
in ostaria...
'Al Paradiso'...
e così sia
Gesù
Giuseppe
Maria.
Bè, spero di non aver fatto errori....

La poesia è di Attilio Duse

Ed ora...come promesso, la ricetta..perchè, dopo la cultura cerebrale, ci vuole pure quella...gastronomica.. [SM=g27828]

La Canocia, a Roma si chiamano le pannocchie..., o le cicale, piatto ottimo in primavera, quando le uova delle femmine ben piene racchiudono il cosiddetto "corallo", il coral, sul dorso.
La canocia, si gusta o lessa ...o arrostita in "tecia" col pomodoro.

I sardoni corrispondono alle nostre...alici.
I Sardoni a la Greca si marinano nell'aceto, poi aglio, prezzemolo, e poi non so cosa ci mettono, so solo che si infornano...e ci si leccano i baffi.

A Roma, invece, le alici si mangiano molto sia marinate, che in teglia, con l'aggiunta di pomodoro e pangrattato.
Squisite.

[SM=g27822]

Nella foto, il teatro la Fenice, a cui si riferisce la seconda parte della poesia.



Cicale di mare...o canocie, in veneziano [SM=g27822]

09/06/2006 14:28
 
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Dolce nipotina, hai colpito il duro cuore del leone.....mi sono commosso da tanta gentilezza......grazie!

Complimenti dell’idea di confrontare due modi diversi di "parlata" nella cultura gastronomica.


Sei sempre [SM=g27811]



Lo zio keko
06/07/2006 15:20
 
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Grazie, zio keko... [SM=g27822]

Ho voluto iniziare con la poesia di una ...Venezia poareta, proprio per parlare della cucina popolare, quella che si trova nelle case e nelle trattorie, nel pieno spirito della cartella del forum...almeno spero [SM=g27828]

Un piatto che ho mangiato, e di cui ho trovato la ricetta, è il baccalà mantecato

Si prendono tre quarti di chilo di baccalà, già pronto per la cottura. Lo si pulisce, e si fa bollire per circa venti minuti in una pentola allungata.
Si dispone ben asciutto in una pentola di coccio, e pazientemente, a fuoco lento, si mescola, aggiungendo olio, sale e pepe.

Quando sarà in poltiglia, ossia in una buona e profumata "manteca", è pronto per essere servito.

C'è chi lo mangia con "ciopete" fresche e croccanti, ossia una sorta di michette fresche veneziane
Devo dire che a me il baccalà non piace molto, ma questo piatto lo gustai molto volentieri, in compagnia dei miei amici [SM=g27822]

A Roma, invece, è diffuso il Baccalà coi ceci.(il venerdì [SM=g27828] )che si prepara...in umido, col pomodoretto, e si presenta a tavola abbastanza...lento, con un pò di sughetto, per la gioia della scarpetta...ossia, l'abitudine (malcostume in società, ma tollerata nei bambini) di intingere il pane in ciò che resta nel piatto. [SM=g27828]

[SM=g27822]



06/07/2006 16:27
 
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Qui si parla di baccalà, il Veneto, in particolar modo Vicenza, è il più grande importatore e consumatore di baccalà di tutto il mondo.......

Se Asiago ha il suo formaggio e Bassano la sua grappa, Vicenza non poteva mancare certo all’appello delle buone tradizioni gastronomiche venete per entrare a pieno titolo nel Gotha dei sapori e degli odori della nostra terra. Anzi, a ben vedere, e con non poco gusto del paradosso, se si va a chiedere al turista medio di varia provenienza, con che cosa identifichi Vicenza, è assai probabile che non risponda con le bellezze artistiche o con l'architettura del Palladio, bensì proprio con lo stoccafisso, comunemente detto “baccalà” alla vicentina.

L’avventura del "pesce bastone", altro nome con cui viene chiamato, inizia lontano, nelle isole Lofoten della Norvegia, dove lo "stock fish" veniva rinsecchito e imballato per essere imbarcato in grandi quantità ad un costo contenuto anche considerando il lungo tragitto per mare fino ai porti italiani. Il rigido pesce della famiglia dei merluzzi arrivava in Spagna e Portogallo, dove perdeva il suo nome originario, per assumere quello di "bacalao". Di li a divenire baccalà, nome molto più assonante alla parlata veneta che non stoccafisso, il passo era breve.

Già popolare nel ‘500 a causa delle raccomandazioni della Chiesa, che con il Concilio di Trento consigliavano ilìmangiar di magro”, il baccalà divenne vero e proprio piatto cittadino nel corso dell’800. Assediata dalle truppe austriache del feldmaresciallo Radetzky, Vicenza insorse e nel maggio-giugno del 1848 si guadagnò la prima medaglia d’oro del Risorgimento. Per quanto possa apparire strano accostare la Storia d’Italia con quella del baccalà, non si può ignorare il fatto che durante quelle epiche giornate di resistenza, l’utilità delle scorte di pesce stocco con cui sfamare la gente si dimostrò fondamentale.


Nel 1987, un intraprendente avvocato vicentino, Michele Benettazzo, presidente delle Pro Loco d’Italia, si mette in testa un’idea ambiziosa, quella di fondare la Venerabile Confraternita del Baccalà alla Vicentina. Vengono “investiti” i primi dieci confratelli e viene eletto a Priore lo scrittore e libraio Virgilio Scapin. Inizia la nuova vita del baccalà: incontri culturali italo norvegesi, serate gastronomiche a tema, escursioni alle isole Lofoten per assistere alla pesca e alla lavorazione del merluzzo.

La sede dell’associazione è a Sandrigo, dove ogni anno tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre si tiene la Festa del Baccalà, e ogni adepto possiede un abbigliamento particolare: una cappa di velluto bruno argenteo, che ricorda il colore dei mari del nord, una mantellina gialla come la immancabile polenta e un medaglione con l’effige della Villa Sesso Schiavo di Sandrigo.


La ricetta:

Innanzitutto bisogna procurarsi uno stoccafisso di 1 chilo e batterlo bene con un martello di legno, dopodichè lo si mette a bagno in acqua fredda per almeno un paio di giorni. Poi si passa alla fase della pulitura: lo si squama e lo si apre per lungo, togliendo le lische e le spine. Contemporaneamente si prepara il soffritto con l'olio, le cipolle e l'aglio, agiungendo a fine cottura il prezzemolo e le acciughe.
I pezzi del baccalà, precedentemente tagliati, si cospargono con questo soffritto e si immergono nella farina.

Poi, usando un recipiente di acciaio o una pirofila, si mettono i pezzi di baccalà vicini e li si cosparge del condimento rimasto, aggiungendo mezzo litro di latte, sale, pepe e se si desidera anche noce moscata. La cottura dovrà essere molto lenta e durare per quattro o cinque ore, muovendo il tegame ma senza mescolarne il contenuto. Questa fase, molto importante per la buona riuscita del piatto, è quella comunemente definita come “pipare”, cioè una bollitura al minimo senza troppe bollicine.

Verso metà cottura si potrà aggiungere il formaggio grattugiato, mentre la polenta la si preparerà contestualmente in altro recipiente, per essere poi unita al baccalà, in fette abbrustolite o in forma tenera e appena versata, a formare un connubio delizioso, oltre che giustamente rinomato. A cottura ultimata, il piatto si potrà servire caldo oppure, come molti sostengono, si potrà scegliere di lasciarlo li per riscaldarlo il giorno seguente, nel qual caso il risultato sarà ancora migliore. Per quanto riguarda il vino, gli abbinamenti più gettonati sono quelli con Tocai Rosso dei Colli Berici oppure Durello di Arzignano o dei Monti Lessini.

Ingredienti (per 6 persone):
1kg di baccalà bianco e secco; 500 grammi di cipolle; 500 grammi di latte intero fresco; 1 litro di olio di oliva; 4 acciughe salate; 3 spicchi di aglio; farina bianca;prezzemolo, sale, pepe e formaggio grattugiato.




Keko [SM=g27824]

[SM=x629237] Se 'l mare fosse tocio (larì-larà)
e i monti de polenta (larì-larà)
o mamma che tociade
"Polenta e baccalà". [SM=x629237]





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