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Jacopo da Ponte detto il Bassano

Ultimo Aggiornamento: 03/07/2006 21:49
26/06/2006 11:55
 
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Come ha scritto il buon Keko01, le opere di Jacopo hanno viaggiato a lungo

Pensando al keko01 e alla sua passione per Brugel, mi è venuto in mente che due opere dallo stesso titolo, "Paradiso terrestre", una di Brugel e una di Jacopo da Ponte, si trovano nella stessa collezione romana "galleria Doria Panphilj", ve le propongo

(ma guarda cosa viene in mente alla gente [SM=g27824] )

Paradiso terrestre
Jacopo Bassano (Jacopo da Ponte)




La scena illustra Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, attorniati da animali domestici, volatili e mammiferi. Tutto il giardino delle delizie è in piena fioritura e pervaso da vivi bagliori di luce. Nel paesaggio visto in lontananza si è identificato uno scenario ben noto al pittore: il Monte Grappa e la zona sudoccidentale di Bassano tra San Fortunato e il Lazzaretto, distanziati dal Paradiso da una pianeggiante radura erbosa.

La suggestione dell'opera è affidata tutta agli inquieti tocchi di luce e alla cromìa densa e stillante dei verdi. La rustica serenità del luogo, ritratta con la visione umile e quotidiana tipicamente bassanesca, è minata solo dalla minuscola presenza della lucertola, simbolo di "vanitas" e di corruzione, in agguato anche nella vita bucolica dell'Eden.

Il respiro autonomo del paesaggio e la visione nitida e realistica degli animali risalta con intenso carattere innovativo, che trova un persuasivo parallelo soltanto nell'esperienza nordica contemporanea di Jan Bruegel dei Velluti.

Le due figure di Adamo ed Eva vengono in genere assegnate alla mano di Jacopo, anche per l'esistenza di un disegno per questo gruppo conservato a Berlino. Per quanto riguarda il rigoglioso paesaggio e il gruppo di animali sulla destra le opinioni hanno oscillato tra Leandro e Francesco, esprimendosi più spesso a favore di quest'ultimo.

Cronologicamente il quadro è stato variamente assegnato ad un periodo intorno al 1568, oppure più di recente spostato nell'ottavo decennio, tra l'inizio e il 1576 circa. È comunque un periodo in cui Francesco più intensamente inizia a collaborare alla bottega paterna, sviluppando quelle composizioni di genere rustico e bucolico a soggetto biblico, che costituiranno per la cerchia bassanesca un fortunato repertorio per gli anni a venire.

La collezione Pamphilj, a quanto risulta dagli inventari secenteschi, possedeva un discreto numero di quadri di Jacopo e Francesco Bassano, annoverando diversi di quei dipinti a sfondo "biblico-pastorale" che la bottega dei Bassano produsse in gran copia a partire dagli anni Settanta-Ottanta del Cinquecento.


Paradiso terrestre
Jan Bruegel il vecchio




In questo dipinto l'artista ha relegato sul fondo, come di consueto, l'episodio principale, cioè il peccato originale di Adamo ed Eva, in dimensioni molto ridotte, mentre ha utilizzato lo spazio principale per dispiegare il ricco bestiario del Paradiso Terrestre. I molti piani spaziali si confondono quindi nel brulichìo degli animali e nel crescere disordinato delle piante, con una visione totalmente antitetica ai coevi dipinti di paesaggio formulati in Italia, ordinatamente composti in perfette gabbie prospettiche e costituiti da pochi elementi topici ricorrenti.

L'opera di Bruegel, caratterizzata da un campionario animalistico e botanico da vera "Wunderkammer" e da uno stile micrografico finemente dettagliato, ebbe grande diffusione tra gli artisti contemporanei, creando una corrente di veri e propri imitatori che replicarono in modo seriale i temi allegorici o semplicemente decorativi creati con innegabile fascino dal maestro.

L'attività di Bruegel si lega all'esordio del genere della natura morta, che vide i suoi inizi proprio con il passaggio in Italia di artisti dei Paesi Bassi e con la propensione tutta nordica a ritrarre il naturale con attenzione scientifica e gusto enciclopedico.

La Galleria Doria Pamphilj ospita diverse opere di Jan Bruegel dei Velluti, artista che incontrò grande favore in Italia tra i collezionisti, a partire dalla sua sosta a Roma, tra il 1591-95 e dal suo successivo soggiorno milanese presso il cardinale Federico Borromeo.

Il dipinto, firmato e datato 1612, presenta stringenti affinità stilistiche e compositive con "L'imbarco sull'arca di Noè" (attualmente in collezione privata), opera anch'essa firmata e datata 1613.

In quest'ultima tavola infatti si ripetono identici o con lievi variazioni molti degli animali che compaiono in questo "Paradiso Terrestre", come la coppia di leoni, quella di leopardi, i buoi, il cavallo, testimoniando così il riuso da parte dell'artista di un repertorio fisso di animali da cui attingere e variare con pochi elementi le composizioni. In particolare i due leopardi sulla destra del dipinto sono tratti da un quadro di Rubens, raffigurante "Un Satiro e una ninfa", eseguito forse verso il 1611.

ciauu
ul


[Modificato da ulululante 26/06/2006 11.57]

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