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Una cartolina da....Bari

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2006 16:41
02/07/2006 10:02
 
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Bari, capoluogo della Puglia, è una soleggiata cittadina, dove si vive un netto contrasto tra la città vecchia e quella moderna.

Nella città vecchia, risiede, come sempre, la sua storia: le origini, con il porto dei Peucezi, poi municipio romano, quindi capitale dei Bizantini fino ai Normanni, quando divenne uno dei principali porti d'imbarco delle Crociate.

Il regno di Gioacchino Murat ha segnato l'inizio, (parliamo del 1813) dell'espansione edilizia moderna.

Importante è il porto, la Fiera del Levante, è sede universitaria, conta varie case editrice, e numerosi teatri.

Non parliamo poi della gastronomia... [SM=g27828]

Una foto per ammirare il panorama..







Ragazzi, vi avverto...il pesce è squisito [SM=x629126]

[SM=g27822]
15/07/2006 09:52
 
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Il Teatro Piccinni
Costruito nella seconda metà dell'800, è dedicato al grande Musicista Nicola Piccinni.




Niccolò Piccinni (Bari, 16 gennaio 1728 - Passy, 7 maggio 1800) fu un compositore italiano.

Studiò con Leonardo Leo e Francesco Durante, presso il Conservatorio di Sant'Onofrio a Napoli. Per questo dovette essere grato al'arcivescovo di Bari, visto che suo padre, sebbene fosse egli stesso un musicista, cercò di opporsi a che il figlio seguisse la sua stessa carriera. La prima opera, Le Donne dispettose, risale al 1755, e nel 1760 compose, a Roma, il suo capolavoro giovanile, La Cecchina ossia la buona Figliuola, un' opera buffa che ebbe molto successo in Europa.

Sei anni dopo, Piccinni fu invitato dalla regina Maria Antonietta a Parigi. Si sposò nel 1756 con Vincenza Sibilla, una cantante, alla quale non permise più di andare in scena dopo il matrimonio. Tutti i suoi lavori successivi furono un successo; ma i direttori della Grand Opera gli si opposero deliberatamente Christoph Willibald Gluck, persuadendo i due compositori a trattare lo stesso soggetto --Iphigenie en Tauride-- contemporaneamente. Il pubblico parigino si divise in due, Gluckisti e Piccinniani, quasi due fazioni in guerra. L' Iphigenie di Gluck apparse prima, il 18 maggio 1779. L' Iphigenie di Piccinni giunse il 23 gennaio 1781, e, sebbene ripetuta per diciassette volte, scomparve nell'oblio. L'antagonismo tra il pubblico continuò, anche dopo che Gluck lasciò Parigi nel 1780; ed un tentativo fu fatto successivamente per accendere una nuova rivalità con Sacchini. Piccinni continuò ad essere popolare, ed alla morte di Gluck, nel 1787, propose che un monumento pubblico fosse eretto alla sua memoria, un suggerimento che i Gluckisti non appoggiarono.

Nel 1784 Piccinni divenne professore alla Royal School of Music, una delle istituzioni dalla quale il Conservatoire fu fondato nel 1794. Allo scoppio della Rivoluzione Francese nel 1789, Piccinni tornò a Napoli, dove fu prima ben accolto da Re Ferdinando IV; ma il matrimonio di sua figlia con un democratico francese lo condannò alla disgrazia. Nei successivi nove anni condusse una esistenza precaria tra Venezia, Napoli e Roma; nel 1798 tornò a Parigi, dove il pubblico lo ricevette con entusiasmo, ma non guadagnò molto. Morì a Passy, vicino Parigi. Dopo la sua morte, una lastra di pietra fu posta vicino la sua casa nel borgo antico di Bari. Oggi la sua casa è stata restaurata ed un teatro al centro della città è a lui dedicato.

La più completa lista dei suoi lavori fu redatta dalla Rivista musicale italiana, VIII, 75. Piccinni produsse più di ottanta opere, e sebbene i suoi ultimi lavori presentino l'influenza francese e tedesca, appartiene alla scuola italiana del diciottesimo secolo.

Opere più importanti
Le Donne dispettose (1755)
Alessandro nell'Indie (1758, Opera seria)
La Cecchina, ossia La buona figliuola (1760, con un Libretto di Carlo Goldoni, Opera buffa)
L'Olimpiade (1761)
Iphigénie en Tauride (1781, Opera seria)
Penelope (rappresentata la prima volta a Parigi nel 1785)


Questo è il monumento a lui dedicato, all'inizio di Piazza Massari.


[SM=g27822]
15/07/2006 16:41
 
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Il Castello
Il castello di Bari era al tempo stesso il castello e la città.

Bari era un castello perché nel Medioevo solo le mura conferivano la dignità di città a quello che altrimenti sarebbe stato un villaggio, un casale, un semplice insieme di abitazioni. E il castello, simbolo oscuro di un potere arroccato e avulso dalla vita quotidiana, non fu mai il castello dei baresi che da esso – più che difesi – si sentivano minacciati.

Da quasi mille anni Bari vive all’ombra del suo massiccio castello tra la terra ed il mare, chiuso da svettanti ed inaccessibili torrioni quadrangolari. Il segno forte del potere, non potendo dominare dall’alto di una collina, si collocò al margine estremo della città antica, per difenderla, ma soprattutto per controllarla. Il suo nucleo originario, infatti, risale all’epoca normanno-sveva, ed è da identificare con l’attuale cinta quadrangolare interna munita di torri angolari ed intermedie. Questa fu l’idea dei Normanni, ai quali la ribelle Bari diede non poco filo da torcere.


Nel corso della distruzione della città, avvenuta nel 1156 ad opera di Guglielmo il Malo, anche il castello subì notevoli danni; intorno al 1233 Federico II lo restaurò, valorizzandone l’aspetto residenziale e rappresentativo e conferendogli requisiti più prossimi ad una residenza. Sull’archivolto del portale fece scolpire l’aquila imperiale che stringe trionfante la preda tra gli artigli; nell’androne e nel cortile innalzò un portico e realizzò capitelli a fogliami firmati da maestri locali quali Minerrus de Canusia, Melis de Stelliano e Ismahel; nelle torri troppo severe aggiunse qua e là oculi e finestre, quasi a tentare un dialogo con la città che – al di là del fossato – del castello avvertiva soltanto la presenza opprimente e minacciosa.


A mitigare l’asprezza di questi luoghi non bastò evidentemente neanche il leggendario passaggio di san Francesco d’Assisi, che qui – secondo la tradizione – avrebbe respinto con fermezza le maliziose proposte carnali di una fanciulla attraverso la quale Federico II avrebbe voluto mettere alla prova la sua santità.

(Stefania Mola)


All'interno, si accede dal lato Sud, varcando il ponte sul fossato.

Sul lato ovest un portale gotico immette in un atrio su colonne con volte a crociera, dal quale si passa nel cortile interno, quadrilatero, rinascimentale, assai rimaneggiato.
Qui, sulla sinistra, è sistemata la gipsoteca, la quale raccoglie numerosi calchi che ritraggono le più interessanti sculture architettoniche e decorative dei monumenti romanici di Puglia.

Al piano superiore, nel lato meridionale del castello, si trovano vari ambienti.


Archivolto del portale, al centro campeggia l’aquila imperiale che stringe trionfante una preda tra gli artigli.







[SM=g27822]



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