A distanza di venticinque anni dalla mostra "L'altra metà dell'avanguardia 1910-1940" che segnò una svolta nella Storia dell'arte contemporanea facendo scoprire il ruolo che molte donne, se pur nell'ombra, vi avevano giocato, la curatrice di allora, Lea Vergine, ripropone nuovi approfondimenti e nuove riproduzioni.
Se le si chiede cosa avesse sollevato il suo interesse verso quest'aspetto trascurato del mondo artistco, Lea Vergine risponde di aver voluto mettere ordine nel polverone che il femminismo aveva sollevato. Bisognava fare chiarezza storica: "l'indagine voleva verificare la qualità e il ruolo svolto dalle donne artiste nei gruppi d'avanguardia, perché mi parve che fossero state straordinarie nel descrivere la malattia mortale per eccellenza: la vita. In molti casi la vita le aveva estromesse e loro la ricambiarono trascorrendo gran parte del loro tempo in quei posti dove si soffre di più perché si sente meno, nei manicomi".
Dunque qualcosa ha distinto, inevitabilmente, la produzione artistica delle donne da quella degli uomini: la presenza dell'inquietudine e del dolore, dovute forse alla sensazione di "aver rubato" la libertà di esprimere se stesse attraverso forme e colori. A ben altro erano destinate le donne, alla stanza del ricamo, e chi ha avuto il coraggio di sottrarsi a precostituiti ordini sociali ha dovuto farlo violentemente, imponendo con rabbia la propria rottura. Sempre Lea Vergine sosteneva, allora come oggi, che cifra distintiva delle opere di queste donne siano stati autoironia, sarcasmo e coraggio. Hanno saputo guardare al presente con durezza e con il dovuto distacco e, tuttavia, sempre dalla realtà presente, a cui sono visceralmente legate, sono partite. "Si raccoglie il vissuto perché si cerca di non essere cancellate dal futuro".
La domanda sul perché dello scarso numero di donne fregiatesi nei secoli dell'appellativo di artiste ritorna periodicamente a partire dal dopoguerra e diversi studiosi hanno voluto affrontare la questione.
E da qui una selezione di libri sull'altra metà dell'arte
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"Arte al femminile" analizza il periodo che va dal Rinascimento ai giorni nostri, individuando grandi protagoniste non accomunabili tra loro se non per il fatto di aver avuto tutte una grinta inossidabile e un incredibile talento.
"L'arte delle donne nell'Italia del Novecento" approfondisce invece le figure delle artiste italiane del secolo scorso, dalle futuriste alle interpreti dei dettami fascisti, fino alle esponenti dell'astrattismo, oltre che di collezioniste e galleriste contemporanee.
Anche "Artiste. Dall'impressionismo al nuovo millennio" cerca di rintracciare quali siano stati i problemi specifici delle donne nella loro scelta di produrre arte. Probabilmente, nel caso della produzione femminile, la vita delle artiste è ancora più importante per capire il senso e la fatica delle loro opere.
Le protagoniste della scena artistica più recente, quasi delle eroine nel nostro immaginario per la forza con cui hanno lottato contro il contesto sociale in cui vivevano, sono molte di più di quelle solitamente citate. Possiamo ricordarne alcune.
La delicata Camille Claudel decisa a soli 17 anni, a diventare scultrice, e innamorata perdutamente del suo maestro Auguste Rodin. Camille, creatura sofferente e tormentata, arrivò a distruggere moltissime delle sue opere trovandole indegne del confronto con quelle del grande maestro. La russa Natal'ja Goncarova, esponente del futurismo russo e moglie del poeta Aleksandr Puskin, vista, nel libro edito da Einaudi, attraverso gli occhi della poetessa Marina Cvetaeva che visse con lei un tormentato legame. Frida Kalho, donna di ineguagliabile forza, instancabile interprete della lotta politica e dell'orgoglio nazionale del suo Paese, capace di superare l'asprezza della propria malattia (fu vittima di un grave incidente automobilistico) e di amare un uomo difficile come Diego Rivera, il più famoso muralista messicano dell'epoca. L'italiana Tina Modotti, amica della Kahlo, fotografa e militante del Partito Comunista, che ha messo la sua arte al servizio dell'ideologia utilizzando lo scatto fotografico come strumento di indagine sociale. Sonia Delaunay, pittrice astratta, russa d'origine moglie del più noto Robert, infaticabile nel suo desiderio di scoprire il mondo e di sperimentare creando con il colore. Di Georgia O'Keeffe, celebre artista americana, apprezzatissima da Peggy Guggeneheim (la cui biografia è di un interesse estremo per la sensibilità artistica di cui si dimostrò capace nei confronti della produzione conemporanea), è fondamentale leggere le Memorie. "Il significato delle parole non ha per me la stessa precisione di quello di un colore", scrive la O'Keeffe nel suo diario, tenuto per spiegare al mondo che quel che conta, prima di lei e della sua vita, sono i suoi quadri. Di Yoko Ono, altra donna discussa, amata e odiata per l'influenza esercitata sul marito John Lennon, è interessantissimo invece il testo Grapefruit, raccolta di versi ispirati in parte alla cultura giapponese e in parte all'energie delle avanguardie artistiche degli anni Sessanta.
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