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Le tecniche per scrivere

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2007 13:16
12/07/2006 22:39
 
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La scaletta. Formulare un’ipotesi di intelaiatura del testo da scrivere

La scaletta aiuta a individuare gli argomenti (idee, fatti, esempi, aneddoti, esperienze da raccontare), e collabora all’ideazione del testo. La scaletta può esser buttata giù senza troppe preoccupazioni di ordine e di forma. L’ordine degli argomenti potrà essere migliorato dopo la fase ideativa, quando cioè chi si prepara a scrivere riflette alla successione dei contenuti, a che cosa è meglio esprimere prima e a che cosa è meglio scrivere dopo.
La scaletta, così riveduta, fornisce uno scheletro utile alla distribuzione delle unità e sottounità del testo. Quanto alla forma linguistica, riceverà le cure dovute in fase di stesura e revisione.
La scaletta, o progetto del testo, è solo un’ipotesi della stesura effettiva: questa differirà anche di molto rispetto al punto di partenza. In ogni modo, la scaletta è una guida alla stesura.
Può darsi che la scaletta «funzioni», e che il testo ne riproduca fedelmente le singole indicazioni e la rete ipotizzata per collegarle.
Più spesso accade che, nel passaggio dallo schema al concreto della scrittura, nuove idee vengano alla mente, e che ci si allontani dall’ipotesi iniziale. Ma anche in questo caso la scaletta è utile: se, scrivendo, s’individuano soluzioni migliori di quelle considerate in un primo momento, e si giunge a un risultato imprevisto, ciò avviene anche perché si disponeva di una base di partenza. Il testo modifica e migliora la scaletta, ma intanto questa permette di avviarne concretamente la costruzione.
Scrivere un testo, impegnativo o leggero, breve o lungo, è una fatica; e una delle ricompense che spingono ad affrontarla è proprio nella scoperta di connessioni e conseguenze che non si erano viste neanche dopo una lunga riflessione, e che si rivelano nel momento in cui si scrive.

Se è possibile eliminare una parola, eliminatela

Il testo digitato al computer è infinitamente più flessibile di un testo su carta: può essere rifatto a piacere, senza i limiti fisici della scrittura a mano, sicché la videoscrittura esalta la libertà dello scrivere.
Apportare modifiche e correzioni è così facile, che anche la revisione ne risulta incoraggiata.
È difficile stabilire se la videoscrittura consenta di risparmiare tempo nel lavoro: probabilmente accelera le operazioni ma per ciò stesso induce a moltiplicarle.
La stessa facilità di scrivere, poi, contiene un rischio: incoraggia alla prolissità.
A quanto pare, un testo al computer è più lungo di un equivalente scritto a mano o a macchina.
Non è fuor di luogo, allora, ricordare alcune regole semiserie dettate nel 1946, in epoca pre-computer, dallo scrittore inglese George Orwell:
Non usate mai una metafora, una similitudine o un’altra figura retorica che si è soliti veder pubblicata
Non usate mai una parola lunga laddove va bene una parola più corta.
Se è possibile eliminare una parola, eliminatela.
Non usate la forma passiva quando potete usare quella attiva.
Non usate mai una parola straniera, un termine scientifico o gergale se potete pensare a un equivalente nella lingua d’ogni giorno
12/07/2006 22:42
 
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La scrittura.
l mondo è pieno di storie che aspettano solo di essere raccontate.
Il problema, quando si inizia a scrivere, è quello di chiedersi, cercando di dare voce alle "nostre" storie: come si pone il narratore rispetto alla storia che racconta?
Dentro o fuori? Dal punto di vista di uno o più personaggi, o da quello di un fedele cronista che non vuole prendere posizioni?
Ci sono narrazioni in terza persona, in cui l’autore si tiene fuori dalla storia, e narrazioni in prima persona, in cui lo scrittore aderisce completamente a un personaggio della storia.
La distanza dalla storia dipende dalla posizione che l’autore decide di prendere. Vuole raccontare la storia dall’esterno, dall’alto? Oppure vuole assumere le sembianze di uno dei personaggi e raccontare la storia come se l’avesse vissuta di persona? Vuole far capire che lui sa già come va a finire? Oppure condividere con noi le sorprese e gli imprevisti che si incontrano nel corso della vicenda?
A seconda della posizione dell’autore, si può parlare di racconto puro (terza persona) o di mimesi (prima persona).
Nel racconto puro, il narratore si distanzia dal narrato. Il narratore è semplicemente l’autore della storia, il portavoce della storia. Non ne fa parte, non ne è un personaggio, la racconta e basta. Questo lo pone in una posizione "superiore" che gli può permettere, se vuole, di seguire.

I tempi verbali
Ci sono dei tempi verbali che sono «narrativi» per eccellenza.
Sono: l’imperfetto («rivedeva», «decideva») che comunica il senso di un’azione che va svolgendosi con lentezza; il passato remoto («si alzò») che pone in rilievo l’azione, il fatto che impone una svolta nella situazione narrata; il trapassato prossimo («aveva potuto») che ancora rende l’effetto di una situazione o di un’azione nel tempo; il condizionale passato («avrebbe ricordato»), che esprime il futuro nel passato. Tutti questi tempi generalmente prevalgono nei testi che sono detti narrativi, nei testi argomentativi prevalgono invece altri tempi. Sono il presente («incontra», «si scusa»), che indica un’azione attuale e definita, il passato prossimo («ha fatto», «ha preso», «ha incontrato»), che esprime un fatto puntuale, l’azione avvenuta; e il futuro («faranno», «andranno»), che ha diverse funzioni (qui esprime la certezza di ciò che accadrà, ma potrebbe anche esprimere un ordine, una supposizione).

14/07/2006 21:55
 
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vice admin
sublime maestro
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Una a mio avviso importante per chi si accinge a narrare una storia è la conoscenza della lingua italiana e soprattutto come sopra ha specificato Sole un'ottima conoscenza dei tempi e dei modi verbali.
Scrivo questo perchè ai miei esordi come scribacchino mi è caitato spesso di leggere racconti scitti da altre persone e molti di questi pur avendo una trama interessante venivano menomati e violentati da un italiano a dir poco pessimo.. in certi casi mi è capitato di ridere fino alle lacrime per l'uso improprio di frasi latine o addiritura di modi di dire.. ad esempio Tuor de force diventava tour de france.. la spada di Damocle diventava spada di Adamo... il nodo Gordiano per qualcuno era diventato un nodo marinaresco con cui immobilizzare con una corda persone.. altri ve li risparmi perchè io stesso provo vergogna a ricordali.
Se avete problemi con l'italiano vi consiglio di leggere molto, se già non lo fate, leggere serv a studiare il modo di scrivere di uno scrittore e aiuta ad assimilare tempi e modi verbali.. io consiglierei gli scrittori del.. '900.. per il resto.. fate vobis

Losh [SM=g27811]
_____________________________________________
Siamo realisti, esigiamo l'impossibile (Ernesto Che Guevara)
16/07/2006 07:46
 
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La lettura,il libro,è la chiave di tutto.
E' anche vero però,che per alcuni,diventa cmq dificile riuscire a scrivere correttamente soprattutto se si tratta di un racconto, pur leggendo molto...vedi la sottoscritta...credo,e questo è il mio personalissimo parere,che come in tutte le cose anche per poter scrivere bisogna "studiare"...a differenza della poesia,e sempre secondo mio parere,lo scrivere un racconto necessita di basi..la poesia può, a volte, essere messa giù così d'ambè,il racconto no...
18/03/2007 13:04
 
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art friend
imbrattatele
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Ho notato che se a qualcuno viene in mente di scrivere una storia, è un po' difficile farlo, se in testa non si hanno delle immagini.
Se per scrivere un testo breve tipo una poesia o una canzone o una lettera una pagina di diario, ma volendo anche un articolo ... breve ... può capitare che la scriviamo di getto, questa cosa, avendo una sensazione, la cosa può essere diversa se invece dobbiamo scrivere una storia, perchè nella storia c'è un intreccio, cioè un insieme di eventi che si susseguono e articolano e se non abbiamo delle immagini può risultare difficile farlo.

In una storia possiamo trovare: le descrizioni, le psicologie, le ambientazioni, i fatti, i dialoghi.

Tensioni

C'è chi può essere molto bravo a fare le descrizioni, tipo di un'ambientazione, un paesaggio, una città, una cascina, un torrente e via dicendo. Di solito la descrizione porta il lettore ad "osservare" un qualcosa e per via di questo i tempi diventano più "morbidi".

Qualcuno osservando questo particolare, lo ha utilizzato come tecnica per rendere i tempi più soft - vedi perchè il ritmo è diventato molto intenso per vari motivi - e quindi si dice che, fare una descrizione aiuta a distendere l'attenzione del lettore.

Parlando del lettore, si dice anche che questi deve essere attivo, coinvolto e per far ciò si usa la tecnica delle "suspense".

Ora non ricordo se fosse legata alla suspense, ma ad esempio si usa anche far sapere delle cose dei fatti in più al lettore, che il protagonista o altri personaggi non sanno per aumentare la tensione, cosicchè si inizia a dire "no non lo fare" oppure "stai attento!" o anche "fermo che ti vuole fregare", chi non l'ha mai fatto anche davanti ad un film? Il lettore o lo spettatore sapeva di più e quindi era coinvolto e più partecipe.

Una cosa che invece può intrigare il lettore sono le "domande", che pone l'autore stesso o i personaggi, le quali ti portano comunque sia ad una riflessione.

Un'altra cosa che può attrarre è il "mistero" e qui c'è un po' una corrente di pensiero che dice che: il mistero lo rendi nel "non dire" una cosa, mentre un'altro pensiero dice che: il mistero lo ottieni, non nel non dire una cosa, ma nel "dirla" e non farla capire .... *__*
[SM=x629168] [SM=x629192]
18/03/2007 13:12
 
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art friend
imbrattatele
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Ruoli ed azioni


La storia viene fatta dalla persone e dalle loro azioni, se non ci sono azioni è difficile poter parlare di plot (intreccio narrativo).

Queste azioni vengono chiamate “funzioni”.

In narrativa possiamo trovare degli “schemi narrativi” per l'appunto, uno tra questi è quello che viene definito “schema attanziale”.

In questo schema c’è una sorta di “logica” tra azioni e personaggi-ruoli.

Diciamo che in questo schema abbiamo i ruoli de:

il mittente
il destinatario
il protagonista
il valore oggetto
gli adiuvanti
gli opponenti

Il mittente è quello che dice al protagonista di andare a compiere una missione.
Il protagonista è colui che compie la missione.
Il valore oggetto, è la cosa (astratta e/o materia) che il protagonista conquista, cerca di conquistare e così facendo compie la missione.
Il destinatario è colui a cui va questo valore oggetto.
Gli adiuvanti e gli opponenti corrispondentemente sono coloro che aiutano e ostacolano il protagonista.

Può accadere che un aiuvante diventi opponente o viceversa un opponente diventi adiuvante.

Inoltre un personaggio può assolvere più ruoli e quindi essere protagonista e mittente insieme ma anche valore oggetto e protagonista, o protagonista e destinarlo ecc…

Questi sono i ruoli.

Inoltre un personaggio ha un suo carattere sia nell’aspetto che nell’essere.

Fare la caratterizzazione del personaggio ti porta a definirlo per quello che è e quindi a dare forma alle sue eventuali scelte, che compie sia nella sua testa che nelle sue “azioni”.

Ad esempio ponendo un fatto del tipo: “un uomo chiede l’elemosina”. Questo fatto risulta essere una “condizione” ed a seconda dell’individuo che si andrà a relazionare con questa “condizione” col suo modo di essere, si avranno reazioni diverse.

Ad esempio.

Se il mendicante si imbatte in un uomo generoso, è probabile che questi gli faccia un dono, tuttavia se invece incontra un uomo taccannio è probabile che quest’ultimo non tenga conto della situazione fa l’indifferente e passa oltre; se ne incontra uno scontroso forse gli inveisce contro, se incontra un’ approfittatore è probabile che gli frega pure i soldi e così via …

Quindi a seconda dell’indole della persona, del suo “carattere”, si avranno azioni e reazioni diverse.

C’è una tecnica narrativa che si basa sull’ incentrare tutto il plot di una storia sulla “paura” del protagonista.

Ad esempio se un uomo che è il protagonista, ha paura dei pipistrelli, l’autore farà si che questi si ritroverà sempre ad avere a che fare con questi, creando così il plot.
[SM=x629192]
18/03/2007 13:16
 
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art friend
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Condizioni Situazioni …

Una delle cose che penso è la “situazione” .
Se ci immaginiamo nella nostra vita ci accorgiamo che l’ambiente determina molto …
Ad esempio, anche quando penso alla storia, a persone di rilievo storico, mi accorgo, ad esempio, che se non avessero frequentato ambienti di rilievo non so quali altre strade poteva prendere il loro destino.
I personaggi storici sono legati a posti, luoghi, città “storiche”, persone importanti con ambienti importanti.
L’ambiente condiziona.

Avvolte quando pensiamo questo, la cosa ci da fastidio e diciamo “No! Non è vero!”, è come se non ci sentissimo più padroni di noi stessi e non accettiamo un condizionamento, ma comunque sia, dire di no ad una cosa che c’è, dire che non è così solo perché non la vogliamo, è come dirci una bugia.
In fondo quante volte si è detto "Dov'è che si va?", proprio perchè ci si aspetta che un locale ci possa stimolare?

Anche l’ipotesi ha una condizione.
“Se c’è questa cosa (= condizione) allora …” … ci immaginiamo sempre il futuro in un “ambiente”, in quel “se fosse così, allora sarebbe …” immaginiamo altri mondi anche evasivi, quelli che viviamo sono ambienti, avvolte si dice “non si può vivere in queste condizioni” …

Anche noi possiamo diventare un luogo, possiamo condizionare e un uomo dice ad una donna “Tu sei la mia casa”.
Avvolte delle cose della mia vita non mi piacciono, allora penso di cambiare “posto”.

Quando si racconta una storia (tutti hanno una storia), quando si cerca di rinnovarla, si cerca di introdurre un personaggio nuovo, ma noi nella vita per fare questo “cambiamo luogo”.
Se sei single, ad esempio, cerchi di andare in tutti quei “posti” dove incontrare gente nuova, cerchi di fare vita sociale, ecc …

Se penso di scrivere una storia m’accorgo che il luogo mi esercita degli stimoli, come nella vita, così una storia non mi verrà uguale se l’ambiento in una città o in un deserto, la gente ha un altro atteggiamento nell’uno e nell’altro luogo …
Inoltre se gioco con la testa e mi immagino di collocare degli stessi personaggi prima in un luogo e poi in un altro, vedo che pur mantenendo la loro personalità, i loro caratteri, non sono proprio “uguali”, fanno altre scelte.

Avvolte si dice “E se non fossi nato, vissuto qui? Se fossi nato in Cina o in Sud America, come sarei stato?”
Mi accorgo che non ci avevo mai fatto caso a quanto in una storia ( scritta o viva) fosse importante l’ambiente.

[SM=x629188] [SM=x629187]
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