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eventi a Trieste

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2006 11:39
13/07/2006 11:31
 
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I TURCHI IN EUROPA - TURQUERIES: IMMAGINI DAL MONDO OTTOMANO NELL’EUROPA DEL XVII SECOLO
Palazzo Gopcevic - via Rossini
dal 7 Luglio al 3 Settembre 2006
Inaugurazione: venerdì 7 luglio, alle 18
orario feriale e festivo 9 – 19.

Un percorso di opere dedicate ai ritratti di personaggi ottomani del diciassettesimo secolo curato da Polona Vidmar e promosso grazie alla Regione Friuli Venezia Giulia con la Fondazione CRTrieste, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, con la partecipazione di Fiat e Banca Popolare FriulAdria. La mostra offrirà, fino a domenica 3 settembre (aperta ogni giorno, feriali e festivi in orario 9 – 19) un’ampia selezione di opere e ritratti custoditi nel Museo di Ptuj, in Slovenia, che ha garantito una preziosa sinergia all’evento espositivo di Trieste, organizzato nel più ampio contesto del progetto “I Turchi in Europa. Civiltà a confronto”, di scena in tutto il Friuli Venezia Giulia con mostre, spettacoli, incontri, fino al prossimo 22 ottobre.

Potremo ammirare a Palazzo Gopcevic 34 quadri, risalenti al XVII secolo, allestiti in maniera suggestiva e tali da offrire un vero e proprio ‘spaccato’ di quella curiosità europea per un Oriente misterioso e magico. Curiosità che si sviluppò molto più tardi, quando il potere ottomano non faceva più paura. I quadri esposti sono soltanto una parte della collezione Turquerie del Museo di Ptuj che la curatrice, Polona Vidmar ha deciso di portare nella sede triestina. Si tratta di una collezione che si inserisce nel novero di quei dipinti europei ( i pittori sono austriaci e provenienti dalla Stiria) a soggetto turco realizzati all’indomani di missioni diplomatiche a Istanbul, viva testimonianza della nascita di un interesse degli europei istruiti e ricchi nei confronti delle culture straniere.
Proprio in questo florilegio di dipinti, un’ampia galleria è dedicata alle donne dell’impero ottomano di diversa nazionalità: da quella greca a quella persiana, da quella ebrea a quella armena, da quella turca a varie tipologie di donne orientali, tutte ritratte nel loro luogo d’origine e agghindate con abiti di seta e broccato. Non mancano poi personaggi ottomani, tra cui il sultano Mehmed IV e lo zar Alexei Mihailovich, il secondo zar della dinastia dei Romanov e soldati turchi.
Anche l’allestimento a Palazzo Gopcevic presenta un legame con un passato, magari non particolarmente glorioso, che vede sempre protagonisti i turchi. Infatti sulla facciata del palazzo progettato da Giovanni Andrea Berlam è ben visibile un gruppo di statue che rappresenta i quattro protagonisti della maggiore tragedia di tutta la storia dei Serbi, vale a dire l’episodio della gravissima sconfitta dell’esercito serbo da parte dei turchi nella battaglia di Kosovo Polje (campo dei merli), del 1389, con l’annientamento della dinastia dei Nemanidi, la perdita dell’indipendenza e la trasformazione della Serbia dapprima in uno stato vassallo e poi in provincia ottomana. Si possono riconscere, sulla facciata, gli ultimi due regnanti Nemanidi, lo zar Uros e la zarina Milica, oltre allo sfortunato condottiero Milos Obilic e alla Kosovka devojka, la Fanciulla del Kosovo.
13/07/2006 11:35
 
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Histria: opere d’arte restaurate da Paolo Veneziano a Tiepolo
Sotterraneo del CIVICO MUSEO SARTORIO, via Duca d’Aosta, 3 a Trieste
Dal 29 giugno 2006

orario: da lunedì a venerdì 10-17, sabato 10-13, chiuso domenica e festivi, ingresso euro 2 (informazioni 040 301479)



Nella splendida cornice del Sotterraneo del Civico Museo Sartorio, dove si sono da poco conclusi i lavori di recupero e valorizzazione a cura del Comune di Trieste che ha portato a termine quanto iniziato dalla mecenate Fulvia Costantinides, le preziose opere – concesse in deposito temporaneo ai Civici Musei di Storia ed Arte a seguito di una apposita convenzione – hanno trovato una suggestiva collocazione provvisoria prima del loro trasferimento nelle Scuderie del Castello di Miramare.

I visitatori potranno inoltre ammirare per la prima volta in assoluto i resti di una abitazione romana del I secolo d.C, rinvenuti durante i lavori, con alcuni lacerti di un pregevolissimo mosaico a tessere bianche che testimonia l’alto livello dell’insediamento costiero collegato al fiorente emporio tergestino; lo scavo archeologico è stato diretto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia.

L’esposizione è la seconda tappa di un itinerario che dopo più di cinquant’anni restituisce allo sguardo del pubblico, al termine di un restauro che ne ha recuperato il pieno valore estetico e culturale, 21 opere di maestri quali Paolo Veneziano, Alvise Vivarini, Alessandro Algardi, Giambattista Tiepolo, Vittore e Benedetto Carpaccio. Particolare e commovente anche la loro vicenda storica: rimosse nel 1940 da chiese e musei dell’Istria per proteggerle dai rischi della guerra, sono rimaste da allora inaccessibili al pubblico.

Era il 1940 quando Giuseppe Bottai, ispiratore della legge di tutela del patrimonio artistico italiano del 1939, emanava la legge sulla “Protezione delle cose d’interesse artistico, storico, bibliografico e culturale della Nazione in caso di guerra”. A partire da questo momento si apriva un nuovo capitolo della vicenda storica, artistica e per certi aspetti anche “ umana” di opere che la viva consuetudine delle persone, prima ancora degli studi, aveva consacrato come le maggiori testimonianze dell’arte italiana e veneta in territorio istriano, lungo un arco temporale che va dal Trecento al Settecento. Provenienti da chiese, edifici, collezioni pubbliche e private di un territorio che dal Friuli alla Venezia Giulia si estendeva fino all’Istria e Fiume, erano centinaia i pezzi d’arte che avevano trovato riparo da bombardamenti e depredazioni in ricoveri segreti nell’entroterra friulano, custoditi in apposite casse di legno. Nel 1943, quando la sede d’accentramento di Villa Manin a Passariano non dava più garanzie di sicurezza, la Soprintendenza diede modo ai proprietari che lo chiedevano di riavere indietro le opere; gran parte di questo patrimonio tornò così in Istria. Ma per alcune casse provenienti dalle chiese e dai musei di Capodistria e Pirano si giudicò più prudente la permanenza in Friuli; nel 1948 vennero trasferite a Roma, al Museo Nazionale Romano e dal 1972 al Museo Nazionale di Palazzo Venezia.
Nel 2002 la Soprintendenza speciale per il polo museale romano, che le aveva in consegna, ricevette dall’allora Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Vittorio Sgarbi il permesso di aprire le casse istriane. Le opere vennero quindi assegnate alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia che, in collaborazione con la Soprintendenza speciale per il polo museale romano, ha provveduto al loro restauro con un finanziamento straordinario del Ministero.

Grazie all’iniziativa congiunta del Ministero per i beni e le attività culturali e dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - che ha adottato il progetto della mostra curato dalla Soprintendenza nel programma dei finanziamenti previsto dalla legge n. 72 del 2001, “Tutela del patrimonio storico e culturale delle Comunità degli esuli istriani” - è possibile oggi ammirare questi capolavori, tornati davvero alla luce e allo splendore originario.

Si avrà modo di ripercorrere alcune tappe salienti e fino ad oggi lacunose della storia dell’arte italiana e veneta, partendo dal prezioso polittico a fondo oro di Paolo Veneziano fino alla splendida Madonna col Bambino e due angeli musici di Alvise Vivarini, per passare a Vittore e Benedetto Carpaccio ed arrivare alla Madonna della cintola di Giambattista Tiepolo. Per il pubblico degli “intenditori” e degli studiosi non mancano “riscoperte” di maestri meno noti quali Francesco Terilli e Matteo Ponzone, uno dei maggiori protagonisti della pittura del Seicento in laguna.

[Modificato da Ahamiah 13/07/2006 11.35]

13/07/2006 11:39
 
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La Cina a Trieste
La Cina al Castello di Duino
Dal 13 maggio una straordinaria Mostra
nella dimora storica dei Principi della Torre e Tasso


L’Italia, Trieste e l’Estremo Oriente sono sempre più vicini. A partire dal 13 maggio, in occasione dell’iniziativa diplomatico-commerciale denominata “l’anno dell’Italia in Cina”, nello spirito di una sorta di “gemellaggio culturale” a distanza, le sale del Castello di Duino, a pochi chilometri da Trieste, ospiteranno la grande mostra intitolata “La Cina al Castello di Duino”.


Foto n. 1005 - Dipinti

Ritratto della poetessa Li QuingZhao (1084-1155) , la più importante dell'epoca della dinastia Song; rotolo verticale, dipinto su seta ; 98x71 cm.
La rassegna, fortemente voluta dai Principi della Torre e Tasso nell’ambito di quel mecenatismo culturale che ha contraddistinto da generazioni la permanenza del loro nobile casato nello storico Castello, è organizzata dal Comune di Duino Aurisina sotto l’alto patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Roma e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione di François Thierry de Crussol, conservatore capo al Dipartimento di Monete e Medaglie della “Bibliothèque Nationale de France”, della Professoressa Danielle Elisseeff, dell’“Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales et Ecole du Louvre” di Parigi, degli uffici di rappresentanza in Italia del Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale (CCPIT), della Camera di Commercio internazionale cinese (CCOIC), della Camera di Commercio di Trieste, della Fondazione CRTrieste, di Italia Marittima S.p.A. e di Greensisam S.p.A. Confermata alla cerimonia d’inaugurazione la presenza dell’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese a Roma, S.E. Dong Jinyi, assieme alle principali autorità locali.


Foto n. 2473 - Monete

Fu quian dangjin - Regno Chu; epoca dei Regni Combatten ti (IV-III avanti Cristo): (106 x 34 mm, bronzo, 35,4 gr.)
La mostra renderà giustamente onore a diversi ambiti che concernono la storia della Cina ed il suo rapporto con il resto del mondo, focalizzando su alcune peculiarità della vita culturale, economica e commerciale di Pechino e dintorni, che hanno poi trovato terreno fertile in tutto il pianeta e rappresentato importanti scoperte per numerose società avanzate in particolare del vecchio continente. E’ il caso, ad esempio, della straordinaria raccolta di rarissime monete dal VI° secolo avanti Cristo al 1945, che rappresentano una novità di estremo valore per tutte le mostre mai programmate in Italia. La rarità consiste in un aspetto che pochi conoscono: la natura fiduciaria della moneta, ossia il concetto che il valore del soldo non è legato alla quantità di metallo – prezioso o no – contenuto nel segno monetario ma ad un accordo tacito o esplicito tra i diversi attori economici, è una delle basi del funzionamento dell’economia moderna e si è sviluppata per la prima volta proprio in Cina. Nessuno si stupisce oggi del fatto che il pezzo da 10 centesimi di Euro, ad esempio, pesa 4,15 grammi di ottone e che quello da 50 centesimi, che ha un valore di scambio superiore di cinque volte, ne pesa solo 7,90, ma questo sistema è stato adottato dagli Occidentali solo nel XX° secolo, mentre i cinesi ne hanno fatto la base del loro sistema monetario da più di due millenni. E sarà proprio sulle monete che si fonderà la mostra a Duino a partire dal 12 maggio, ma non sarà l’unica degna di nota.


Foto n. 1299 - Ombre cinesi

Il celebre generale Guan Yu, il migliore della regione Shu (38 x 21 cm.)
L’altro pezzo forte della mostra sarà infatti costituito dalle ombre cinesi, spettacolo famoso in tutto il mondo, un genere drammatico nato proprio nell’Estremo Oriente. Secondo la leggenda, le ombre cinesi si svilupparono a seguito della disgrazia occorsa all’Imperatore Wudi (156-87 a.C.) che, disperato per la morte della sua “favorita” Li, fu aiutato da un mago ad uscire dalla malinconia attraverso la realizzazione di una sagoma di legno con le fattezze della donna, di cui l’artista proiettò l’ombra su di una tenda affinché l’imperatore, vedendola, si consolasse credendo che l’ombra stessa fosse in realtà lo spirito della sua amata.
Non solo: a Duino troveranno ampio spazio anche numerosi dipinti d’origine cinese (una trentina in tutto) provenienti da diversi periodi storici. Si tratta di capolavori generalmente arrotolati nel loro supporto - carta di riso o seta - per essere trasportati con più facilità. I dipinti arrotolati verticalmente erano destinati ad essere appesi alle pareti per favorire una visione d’insieme a distanza; quelli arrotolati orizzontalmente non venivano appesi, ma srotolati manualmente per una visione più ravvicinata così da apprezzarne maggiormente i dettagli Un’ultima curiosità concerne le origini della pittura: in Cina, a differenza delle principali civiltà del periodo, il primo reperto di questo tipo non è parietale ma è un frammento di pittura su seta (datato diversi secoli avanti Cristo) che raffigura una donna che assiste al combattimento tra un drago e una fenice.

Nella grande mostra “La Cina al Castello di Duino” infine, sono esposti numerosissimi libri provenienti da Pechino e dintorni.


La mostra La Cina al Castello di Duino rimarrà aperta fino al 12 novembre.



Castello di Duino


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