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PSICOPOETRY E POESIA-TERAPIA

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2006 19:13
19/07/2006 22:02
 
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La narrazione rappresenta una delle forme di aiuto alla mente più naturale, uno stimolo ad utilizzare quella tipologia di pensiero narrativo che aiuta ad organizzare e riorganizzare le memorie, che permette di esprimere le emozioni conferendogli al contempo un senso e trasformandole da astratte, ignote e talvolta terrorizzanti sensazioni, innominabili e controllabili immagini mentali.
La poesia, composta in sonetti, in rima o, più liberamente, in versi sciolti, presente nel testo di una canzone, recitato su una musica, talvolta costituita solo dai ritmi delle emozioni interiori, è la più spontanea e profonda possibilità di narrazione dell’anima.
Utilizzata sin dall’antichità come forma preferita per esprimere emozioni forti personali e sociali, per comunicare messaggi indelebili nel tempo, la poesia è diventata oggetto di studi e dello sviluppo di metodi specifici che l’hanno trasformata in uno strumento di aiuto alla mente e in una vera e propria tecnica di aiuto in situazioni quotidiane o in presenza di disagi e sofferenze psico-fisiche.

Versi per la mente

La poesia ha certamente un suo naturale potere liberatorio.
Tuttavia, come accade ormai da tempo nel campo delle arti, come danza, teatro, disegno, scrittura, si fa presto a dire “terapia”, marcando dei benefici che un’attività può produrre spontaneamente, ma che non possono essere definiti “cura” o “metodo di aiuto” senza fare riferimento ad una teoria, a dei metodi operativi e possibilmente alla valutazione iniziale e finale degli aspetti su cui si interviene positivamente, garantendo la possibilità di poter controllare e riproporre in futuro le metodologie che hanno mostrato un’azione terapeutica.
È per questo che è necessario chiarire cosa si intende per “psicopoetry” e per “poesia-terapia”, termini spesso abusati e travisati, talvolta improvvisati da poeti che li utilizzano impropriamente per riferirsi all’uso della poesia che allevia astratte tensioni dell’anima (lontano dal reale significato di terapia) oppure utilizzati altrettanto impropriamente nel campo della psicoterapia per definire la pura e semplice adozione della scrittura o della lettura di poesie, senza l’applicazione delle tecniche specifiche sviluppate in questi ambiti, bensì come un puro strumento preso in prestito per esercitare una tradizionale forma di psicoterapia.

La “psicopoetry” e la “poesia-terapia” sono invece metodologie creative e alternative a quelle tradizionali di aiuto alla mente, fondate su tecniche specifiche di utilizzo della scrittura poetica e della lettura di poesie, con finalità di consapevolezza e supporto a stati emotivi e cognitivi (pensieri) che sono importanti per la crescita ed il benessere psicologico di una persona.

La psicopoetry parte da obiettivi psicologici e comportamentali che si intendono raggiungere e utilizza la poesia con tecniche idonee a favorire tali esiti psico-sociali.
Generalmente si parte dalla valutazione iniziale del disagio, con la lettura e scrittura poetica o con strumenti e metodi di auto-osservazione guidata, per lasciare spazio ad un percorso durante il quale vengono utilizzate le tecniche psico-poetiche o poetico-terapeutiche ritenute più utili per il recupero del benessere e per migliorare alcuni atteggiamenti negativi. Infine, si giunge alla rielaborazione finale del lavoro fatto, dei risultati ottenuti, in modo da raggiungere una esplorazione poetica finale auto-valutativa.
La conduzione di tali programmi pertanto richiede una formazione specifica che contempli la conoscenza di importanti aspetti di psicologia applicata, di comunicazione, nonché di tecniche specifiche di psicopoesia e poesia-terapeutica. L’accento invece non va posto sulle diverse forme poetiche, aspetti tecnici che potrebbero essere utilizzati in forma limitante all’espressione di sé.
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