Sala da pranzo e da banchetto
Nei palazzi gentilizi dell’antica Roma varie sale erano destinate al consumo dei pasti, ma dopo la caduta dell’Impero questi spazi divennero una rarità.
Il graduale processo di riseparazione fra il luogo dell’elaborazione del cibo (cucina) e quello destinato al suo consumo cominciò all’inizio del Rinascimento. Nel XV sec. il Platina affermava che la mensa doveva essere preparata nel luogo più consono alle diverse stagioni, d’inverno in luoghi caldi e chiusi, d’estate all’aria aperta e al fresco, senza una stanza preposta a quell’unica funzione.
Se nel Medioevo la tavola era formata da una mensa appoggiata su due cavalletti, facilmente smontabili, nel Rinascimento divenne un mobile fisso, elaborato e massiccio, da collocare in una sala arricchita dalla credenza.
Con il ‘600 la sala da pranzo si affermò come luogo stabile nella struttura della casa, ambiente nel quale la famiglia si riuniva e riceveva.
Diverse erano le necessità logistiche per i pasti con molti commensali. Greci e Romani fecero del banchetto un arte con appositi spazi ad esso dedicati.
Nel tardo Medioevo era costume fra le famiglie gentilizie ricevere in strada, disponendo le tavole sotto la loggia, mentre nei castelli feudali i banchetti erano serviti nella sala più ampia del palazzo.
Nelle dimore aristocratiche rinascimentali e barocche il banchetto veniva organizzato in uno dei saloni più grandi, ove si allestivano raffinate scenografie.
Dall’epoca Romana, rimase costante durante la bella stagione l’uso del giardino come luogo dove consumare pasti ordinari o approntare banchetti.
Significato
Intimità domestica, aulicità e raffinatezza.
Iconografia
Ambientazione frequente nelle scene di genere fiamminghe. compare nelle cene cristiche fra ‘500 e ‘700.