Con la scoperta dell’America e lo sviluppo delle grandi piantagioni di “canna”, esplose alle corti europee la passione degli ornamenti da tavola in zucchero. Queste arti plastiche riproducendo qualunque oggetto ed immagine, diventarono espressione di raffinatezza e cultura.
Grazie agli intensi contatti commerciali con i paesi arabi depositari di quest’arte, la fantasia dei credenzieri italiani fu sollecitata, e in particolare i veneziani, che già erano abili nella raffinazione dello zucchero, ne divennero dei veri maestri in Europa. Uno dei metodi più noti per realizzare queste figure, era quello di unire allo zucchero: gomma adragante, acqua di rose e chiara d’uovo, ottenendo così un composto morbido e duttile, che veniva modellato a mano o disteso in forme di legno prima che indurisse. Le dolci ed eleganti decorazioni in zucchero facevano parte sia degli ornamentazioni da tavola nei conviti, che di specifiche “colazioni” preparate a parte, divenute una moda da celebrare dopo i banchetti.
Gli artisti di trionfi della Serenissima, sono così ricordati da Beatrice d’Este (1493), nella lettera che inviò al marito Ludovico il Moro per descrivere la colazione offertagli a palazzo Ducale:
“al suono dei trombetti… prima comparse sopra d’uno asse lo papa, el principe, et lo duca de Milano cum le arme loro et quelle de la Signoria vostra, poi Santo Marco… e tante altre rappresentazioni de diverse cose, tute lavorate de zuccaro dorate… li quali tutti se destendevano per la salla che un bellissimo spectaculo”.
La scenografia zuccherina veneziana più famosa, è però rappresentata dalla colazione offerta per festeggiare il soggiorno presso la Serenissima del re di Francia Enrico III nel 1574. Nella sala del Maggior Consiglio fu organizzata una festa danzante e nel salone attiguo imbandite delle tavole. Su queste c’erano decorazioni, sculture, tovaglie, salviette, piatti, coltelli e pane fatti di zucchero, preparati sui modelli del Sansovino e così ben imitati, che il re rimase sorpreso quando una salvietta, che credeva fosse di tela, gli si spezzò in mano.
“Dinnanzi al seggiolone per il Re… era un tavolino con sopra varie di queste figure, alte alcune quasi un braccio, tra le quali troneggiava una donna in abito da regina seduta in mezzo a due tigri… un San Marco, un David e inoltre due navi perfettamente finite… Dall’altro lato della sala sopra due lunghe tavole v’erano più di duecento altre figure anch’esse di zucchero, rappresentanti papi, re, dogi… i pianeti e un’infinità d’invenzioni, tutte finemente lavorate; ognuna portava attaccato ad uno steccadenti un cartellino coll’indicazione di ciò che rappresentava…”.