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La storia delle ricette

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2006 14:20
03/09/2006 14:09
 
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Pico della Mirandola e la droghiera
Giovanni conte di Concordia, è stato uno dei pensatori e filosofi più significativi dell’Umanesimo.
Quando nacque, si dice che sulla sua testa appari per poco tempo una fiamma circolare. Si vide in questo segno, il simbolo di una vita brillante ma fugace.
Dopo aver frequentato diverse università, da Bologna a Parigi, apprendendo il latino, il greco e il diritto, a sedici anni fu il più precoce degli eruditi. In seguito, imparati anche l’ebraico e l’arabo, si stabilì a Firenze dove cercò di scrutare i misteri della Cabala.
Entrato in buoni rapporti con Lorenzo de' Medici, Pico ebbe l’idea di radunare a Roma, solo ventitreenne e a proprie spese, un concilio di dotti con i quali discusse 900 sue tesi su molti rami dello scibile umano. Accusato d’eresia per certe idee, nonostante la fuga in Francia, subì l’onta della galera. Scarcerato poco tempo dopo, tornò a Firenze, dove morì a trentuno anni.
Nei periodi che della Mirandola visse alla corte di Lorenzo il Magnifico, venne considerato un giovane molto pio, morigerato nel mangiare e nel bere, e niente affatto turbato dal fascino delle donne.
Sono state invece trovate informazioni che mettono in luce una debolezza umana di Pico, definito dal Machiavelli : “essere quasi divino”.
Sembra che il conte abbia consumato l’amore carnale accompagnato da cibi semplici ma energetici e gustosi, con la moglie di un droghiere aretino. La storia creò un certo scalpore per l’epoca, perché Pico organizzò il rapimento dell’amante, dopo la morte del marito e il conseguente secondo matrimonio di lei con un de’ Medici assai povero. L’azione delittuosa sfociò in un uno scontro armato nel quale persero la vita quindici uomini. Della Mirandola, il suo segretario e l’amante compiacente, furono riacchiappati a Marciano in Casentino, e il conte si salvò dal carcere solo perché Lorenzo il Magnifico lo “coprì”, stabilendo che il vero organizzatore del complotto era stato il segretario all’insaputa di tutti.

Baccelli stufati per Pico

Questo è un piatto semplice tradizionale toscano, che da sempre risulta tra i preferiti di bottegai o intellettuali.
Sgusciare dei baccelli (fave fresche).
In un tegame fate rosolare nell’olio pezzettini di pancetta, aglio e prezzemolo. Dopo poco unite i baccelli, salate, pepate e fate stufare per quaranta minuti. Tenete il recipiente coperto e ogni tanto bagnate con del brodo. Alla fine i baccelli dovranno risultare morbidi e il liquido dovrà essere ritirato.
P.S. Ci sono alcuni buongustai che sostengono che i cuochi della corte de’ Medici aggiungessero un cucchiaio di zucchero a questa ricetta per fare risultare le fave più fresche e delicate.
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