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Dante il curvetto

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2006 07:43
06/10/2006 07:41
 
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Secondo il Boccaccio, suo primo adorante biografo, Dante Alighieri aveva volto lungo, naso aquilino, grandi occhi, un accenno di scucchia, il labbro di sotto che sporgeva rispetto a quello superiore, ed il poeta era: "di mediocre statura, e poiché alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto, ed era il suo andare grave e mansueto…[ ] sempre nella faccia malinconica e pensoso”.
Ritratti diretti di Dante (diminutivo di Durante) non esistono, e la sua vita è avvolta nella leggenda. Dalla moglie Gemma Donati, alla quale era stato promesso a dodici anni, ebbe tre figli che crebbero in una Firenze dilaniata dalla guerra civile fra Guelfi (rappresentanti della classe mercantile, sostenitori del popolo e del papato) e Ghibellini (antica aristocrazia imperiale). Guelfi e Ghibellini a loro volta erano divisi all’interno in due fazioni: bianchi e neri fedeli a due grandi famiglie. Dante era guelfo di parte bianca, perciò politicamente moderato, voleva la pace a Firenze e l’autonomia dal papato.
Dal 1295 fu coinvolto in prima persona nel governo cittadino partecipando nei vari consigli.
Nel 1301 venne scelto come ambasciatore presso l’odiato Bonifacio VIII, dove fu trattenuto quasi prigioniero. Dopo il sacco di Firenze da parte di Carlo di Valois che rinsediò i neri, Dante venne condannato a morte in contumacia e costretto all’esilio. Fra le città che lo videro ospite: Padova dove conobbe Giotto, e Verona dove trovò una certa pace alla corte di Cangrande della Scala, al quale dedicò il Paradiso della sua Commedia.
Con la pubblicazione dell’Inferno (1314), del Purgatorio (1315) e del Paradiso (dopo la sua morte), Dante abbe un’enorme fama non solo fra gli eruditi del suo tempo ma anche fra la gente di strada che incontrandolo lo indicava con curiosità reverenziale come colui che era andato e tornato dall’aldilà.
I riferimenti al cibo ne "La Divina Commedia", girone dei golosi a parte, non sono tanti. C'e' invece questa istoria di Giovanni Sercambi, che racconta del sommo poeta in visita a Roberto D'Angiò re di Napoli (1278-1343), capo del guelfismo italiano in Firenze.
"Re Roberto invita Dante a pranzo, a Napoli. Ci tiene molto all’etichetta, il Re, e quando vede arrivare il poeta vestito con negligenza “come solean li poeti fare”, lo fa sedere in fondo al tavolo, con gli ospiti di rango inferiore. Dante, torvo, non batte ciglio, ma appena finito di mangiare si alza e lascia la città.
Re Roberto realizza di aver trattato male il grande Poeta e gli invia un messaggero con un nuovo invito. Dante accetta e si presenta a corte con vesti così ricche che il Re gli fa assegnare uno dei posti d’onore. Ma appena arrivano le vivande Dante comincia a rovesciarsi addosso cibi e vìno sui suoi bei vestiti.
Al Re che, sbalordito, gliene chiede ragione, il poeta risponde: “Santa Corona, io cognosco che questo grande onore ch’è ora fatto, avete fatto ai panni miei e pertanto io ho voluto che i panni godessero le vivande apparecchiate”.



06/10/2006 07:42
 
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Frittelle de pome de Dante
Sappiamo che il Sommo poeta, indossando il locco rosso, era iscritto all’arte degli speziali una delle più importanti del tempo. Non è dato conoscere se questa sua aspirazione fosse dovuta all’amore per la medicina o per gli aromi gastronomici. Nel girone dei golosi della Divina Commedia non si trovano dettagliati riferimenti culinari. Però alcune strofe del canto XXII del Purgatorio ci lasciano intravedere l’ esaltazione dei frutti del melo .

Ma tosto ruppe le dolci ragioni
un alber che trovammo in mezza strada,
con pomi a odorar soavi e buoni;

e come abete in alto si digrada
di ramo in ramo, così quello in giuso,
cred’io, perché persone su non vada.

Dal lato onde il cammin nostro era chiuso,
cadea de l’alta roccia un liquor chiaro
e si spandeva per le foglie suso.

Li due poeti a l’alber s’appressaro;
e una voce per entro le fronda
gridò: .

Dopo questa lettura ci siamo “immaginati” che Dante potesse aver gustato delle prelibate frittelle di mele.
“Toy le pome e mondalle, poi taia a modo de hostie e fa sugolo de farina con sufran, e mitige uva passa, e miti queste pome in questo sugolo; po’ le frige con olio zascuna per si, polverizzali zucharo quando eno cocto”.
Ridurre le mele sbucciate in fette sottili. Preparare una specie di pastella con acqua farina e zafferano. Metterci l’uva passa, intingerci le fette di mele e poi friggerle in olio. Spolverizzarle di zucchero prima di degustare.
06/10/2006 07:43
 
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Cerchio vitale di spicchi d’uovo di Dante
Eccovi una storiella su Dante Alighieri, che d'estate soleva sedersi sopra una pietra nel centro di Firenze. Una sera un tale, a lui ignoto, nel passargli davanti gli domandò: "Qual'è il boccone più squisito?" e Dante rispose: "Un uovo". L'anno seguente, alla stessa ora il poeta era seduto sulla medesima pietra a godere il fresco della sera e quel tale, che Dante non aveva più visto, ripassando di lì si fermò e gli domandò: "Con che?" e Dante senza esitare gli rispose: "Col sale".
(P.S. In piazza Duomo al n° 54, alla base di un pilastro, una lapide indica il luogo dov'era il "Sasso di Dante").
Preparazione
Mondare dei carciofi eliminando le foglie dure, poi tenerli a bagno in acqua fredda acidulata. Rassodare delle uova immergendole una alla volta in acqua bollente per 10 minuti. Sgocciolarle, raffreddarle e sgusciarle, per poi dividerle in quartini. Lessare in acqua bollente leggermente salata i carciofi, sgocciolarli, asciugarli e dividerli a spicchi per presentarli al centro di un’antipastiera conditi con una salsetta composta d’olio, succo di limone, sale, pepe.
Rifinire la portata con i quartini d’uova sode adagiati a cerchio intorno ai carciofi.
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