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Un burattino per vivere

Ultimo Aggiornamento: 08/10/2006 12:56
08/10/2006 12:50
 
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Malati e attori

Silvana - "Sarchiappona"

“Da piccola mia madre mi mise un ragno di stoffa sulla pancia. Faceva magia nera quando papà andava a lavorare. Mi sparì un occhio che trovai nella bambola. Aveva 29 fili e io avevo 29 anni. Ho maledetto il serpente e la sua stirpe perché era molto cattivo”. Silvana ha alle spalle una storia di grande sofferenza. Separata dal marito, abita con il figlio di 20 anni a Bentivoglio, paese in provincia di Bologna. Prima di “stare male” lavorava come infermiera. Capelli biondi, occhi piccoli e lucidi, stazza “big” parla con voce acuta e con ritmo accellerato. Nello spettacolo è Sarchiappona, la fidanzata prima del bandito poi dello sceriffo. Vestito rosso, piume di struzzo e una rosa tra i capelli, il burattino, maglione grigio e giacca beige con cappuccio, l’attrice. “Lei è mora – sorride Silvana mentre descrive la sua Sarchiappona – ha gli occhi neri. Il naso è lungo proprio come il mio. Ci assomigliamo molto, nel carattere e nel portamento”.
Tre anni fa entrò nella “Compagnia Senza Sipario”. E il primo impatto fu negativo, “mi sembrava di essere a scuola”. Adesso le cose sono cambiate. “Sono felice, il gruppo – dice Silvana – mi ha aiutato a uscire dalla depressione. Recitando riesco ad esprimere le mie emozioni”.

Modificato da sole281 08/10/2006 12.51
08/10/2006 12:52
 
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Giacomo - "Inchino"

Lo zio di Beppe Signori

Sul comodino il viso in gomma di Beppe Signori e a fianco le foto di mamma e papà. Giacomo uno degli ultimi arrivati nella compagnia “Senza Sipario” vive in una comunità riabilitativo -psichiatrica. Insieme con altre 20 persone. Grande tifoso rossoblu è convinto che Giuseppe Signori (attaccante del Bologna) sia di famiglia: “E’ mio nipote – dice serio Giacomo - Io sono il fratello di sua madre”. Cinquant’anni, capelli brizzolati, baffi curati e occhiali, ha un modo tutto suo di presentarsi. Invece della classica stretta di mano solleva il braccio della persona, e le fa fare una giravolta. Poi toccando con le ginocchia quelle del “nuovo amico” ecco la fine della presentazione. Un inchino teatrale. Essendo da poco nel gruppo, non ha preso parte allo spettacolo. Ma presto andrà nelle scuole a recitare favole ai bambini.
“Ho lavorato per 23 anni come metalmeccanico - dice orgoglioso Giacomo – e sono stato anche tecnico delle luci nel gruppo dove iniziò a cantare Andrea Mingardi”. Oltre a incontrarsi due volte a settimana con i burattinai, Giacomo segue le attività organizzate dalla comunità, dove vive da un anno. “Martedì andiamo a mangiare la pizza, mercoledì giochiamo a calcio e giovedì c’è la partita di pallavolo”. Sui muri del corridoio al primo piano (dove ci sono le camere da letto) quadri a tempera. Una nave. Funghi porcini. Un mazzo di rose rosse “Sono tutte opere di mio padre”. Ma non c’è più tempo per parlare, Giacomo deve andare a preparare la tavola. E’ ora di cena.
08/10/2006 12:54
 
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"Sette capretti" a scuola

Venusta muove le mani come se lavorasse un pezzo di creta. Le dita disegnano nell’aria un becco, poi la coda e le zampette. Finito l’uccellino, lo passa a Silvana che, rimpastando la creta virtuale inizia a modellare una bambola.
Seduti in cerchio, i sei burattinai, si preparano per la prossima avventura: in primavera, reciteranno favole ai bambini nelle scuole. “L’anno scorso – dice Giuseppe Viroli, docente di drammaturgia – non si alzavano mai dalla sedia”.
Giacomo - baffi garibaldini, occhiali, jeans e maglione - si allontana dal gruppo e fa due passi verso il tavolo da ping pong. Poi girandosi verso i compagni con voce impostata si presenta, alza le braccia in alto e si ferma. Rimane immobile fino a quando tutti gli altri hanno fatto lo stesso esercizio.

Imparano- continua Viroli - sia a usare la voce che a controllare il corpo. Anche attraverso improvvisazioni con la musica”.
“Aprite piccini, sono la vostra mammina” grida Luca con voce cavernosa cercando di ingannare i caprettini. “Tu sei il lupo sciò” rispondono all’unisono i colleghi attori.
Rispetto a persone ‘normali’- dice Elena Baredi, responsabile artistica del progetto – hanno una capacità maggiore di immedesimarsi nei personaggi. Non hanno freni inibitori. Per loro è facile giocare con la fantasia”.
08/10/2006 12:55
 
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Venusta e Freccia


Da operai ad artista


Fin da bambina la passione per l’arte e da grande trent’anni a lavorare in fabbrica come operaia. A Pieve di Cento, paese vicino a Bologna immerso tra i campi coltivati a grano e la nebbia, una volta all’anno (a Carnevale) arrivavano le compagnie di artisti. Montavano il palco nella piazza del paese per poi ripartire il giorno successivo. La vita di Venusta cambia una volta raggiunta la pensione. Ha più tempo libero, studia canta e recita: il diploma di terza media (con le 150 ore), un corso di chitarra, il volontariato come custode di mostre e librerie, i concerti nel coro del paese, e le prime battute con una compagnia dialettale. “Ero in crisi perché pretendevo troppo da me stessa, volevo sempre migliorare, sempre alla ricerca di corsi di recitazione, di dizione, finché lo psichiatra mi consigliò il gruppo dei burattinai.

Vestaglia azzurra con cuoricini bianchi, e treccette legate sopra alla nuca. Venusta parla appoggiando le braccia sopra al tavolo rotondo del salotto di casa. Lungo le pareti un divano marrone e due mobili vetrina con dentro numerosi bicchieri a calice. La madre di Venusta, seduta in poltrona ascolta in silenzio. “Io non ero seguita – dice Venusta – dall’igiene mentale come i miei compagni burattinai. Con loro mi sono trovata subito bene e le crisi sono passate grazie alla baracca e agli operatori”. L’orologio a cucù segna le 15. “questo ragazzi che adesso recitano, un tempo sarebbero finiti in manicomio. Lavorare con i burattini è importante perché aiuta a svegliare il cervello. Ad essere attivi. In passato i malati di mente vegetavano in una struttura fino alla morte. Noi siamo attori che vanno davanti al pubblico. E’ già tanto”
08/10/2006 12:56
 
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Per saperne di più
La psicologa
Cinque anni insieme ai burattinai. Tanto impegno, e molte soddisfazioni. Si accendono gli occhi a Gabriella Gallo- psicologa – mentre parla dei suoi “ragazzi”
Qual è il quadro clinico dei burattinai?
Sono persone con gravi patologie psichiatriche. Seguiti per diversi anni dal Centro di salute mentale. Alcuni di loro erano in manicomio, prima della legge Basaglia. Altri sono casi cronici e soffrono di schizofrenia.
L’esperienza dei burattini li ha aiutati a stare meglio?
Hanno aumentato la capacità di concentrazione e la memoria. Ma l’elemento più importante è senz’altro il gruppo. Sono usciti dal loro isolamento comunicando con i loro compagni.
Arte e terapia possono convivere?
Il progetto ha fatto incontrare questi due mondi. Si sono contaminati l’uno con l’altro, mantenendo però chiare le aree di competenza.
In che modo?
Durante il lavoro dei docenti artistici, noi (psicologi e operatori sanitari) non interferiamo. Abbiamo imparato a fidarci. Siamo solo di supporto.
Supporto?
Nel caso si creino tensioni tra il gruppo o con i docenti.
Ed è successo?
Si, soprattutto all’inizio. Per questo in parallelo ai corsi artistici, una volta alla settimana mi trovo con i ragazzi per “elaborare l’esperienza”. Si verifica l’andamento della formazione.
Come è cambiato il gruppo nel corso degli anni?
La prima fase è stata “simbiotica”. Avevano bisogno di un punto di riferimento. Io fungevo da mamma. Poi sono diventati più indipendenti. E la seconda fase è stata più una condivisione dei momenti di successo.Nel 1998 nasce il progetto “Arte e Salute Mentale” grazie al dipartimento di Salute Mentale dell’azienda Usl Bologna Nord. Obiettivo: utilizzare l’attività artistica per riequilibrare la personalità dei pazienti affetti da disturbi psichici. Non solo.
Creare una scuola in grado di formare professionisti in grado di lavorare, una volta finito il periodo di formazione. Due i filoni artistici: le arti burattinaie e il teatro.
I teatranti sono stati scelti dal regista Nanni Garella. Segnalati dagli operatori sanitari alla responsabile del progetto, la dott.ssa Gabriella Gallo i burattinai.
Il progetto è stato finanziato inizialmente dalla Usl Bologna Nord. Poi nel 2000 arrivano i fondi dell’assessorato al lavoro della Provincia di Bologna attraverso l’Unione Europea.
Finito il periodo di formazione – un totale di mille ore – i burattinai vanno in scena. E’ la società onlus “Arte e Salute” a promuovere e a vendere gli spettacoli ai teatri o ai centri culturali.
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