prendi questo forum come un libro, leggilo, se vuoi commentalo, se vuoi riempilo con qualcosa che altri leggeranno
.
.
HOME PAGE ART Discussioni Recenti Poesia Poesia Erotica Racconti Arte & Arte BiblioArt i nostri lavori Arte della rappresentazione le giuggiole Giochi e quiz Art Caffè CHAT di ART
.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

i grandi clic della Storia ...

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2007 21:18
09/01/2007 21:18
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 2.621
admin
gran maestro
OFFLINE

il museo Getty approfitta dell'avvento del digitale

L'istituzione fa incetta delle foto che raccontano il '900: è anche un business
I prezzi sono bassi e il momento è propizio: molti archivi vengono svuotati



L'ESECUZIONE sommaria di un vietcong non lontana da una crocifissione medievale. Il miliziano morente di Capa, il bonzo vietnamita in fiamme, sotto lo stesso tetto di un marmo ellenistico. Le immagini del "dolore degli altri", le dure e crude icone della storia entrano nei musei. Non più solo per iniziativa di quelli più eccentrici come il Warhol di Pittsburgh, con le sue coraggiose esposizioni delle foto di linciaggi del Ku Klux Klan o delle istantanee delle torture di Abu Ghraib. E' il prestigioso, austero Getty Museum di Los Angeles a rompere con determinazione il muro invisibile che teneva lontane le fotografie di reportage, col loro pesante carico di realtà, dal sistema dell'arte canonizzata e sacrale.



Nella sua onnivora (e spesso controversa) politica di acquisizioni, "The Getty" ha cominciato di recente a includere gli originali di celebri scoop visuali del fotogiornalismo novecentesco. Con una certa attenzione per quelli che colgono la morte in diretta. Inaugurò la serie, nel 2003, proprio la foto del monaco buddista Quang Duc immolatosi per protesta nel 1963 davanti all'obiettivo di Malcom Browne, fotografo dell'Associated Press.

In realtà da oltre un secolo la fotografia ha sfondato le porte dei musei: cominciò nel 1893 la Kunsthalle di Amburgo con un lungimirante acquisto di bromolii pittorialisti, poi negli anni Venti fu il Metropolitan di New York ad acquisire i capolavori dei nuovi secessionisti americani.

Lo stesso Getty possiede migliaia di foto d'autore, ritratti, paesaggi, still life. Ma il destino di quelle immagini curatissime e trasudanti volontà d'arte era già in partenza il museo. La foto di reportage invece ha sudato la sua gloria sui catramosi inchiostri dei rotocalchi. Certo, anch'essa talvolta ha conquistato il "diritto di cornice": ma finora solo in spazi appositi, gallerie e musei specializzati. Persino il MoMa, pioniere nell'attenzione alla fotografia, si limitò a una sola incursione nella foto di cronaca, nel '73, trattandola più o meno come un'arte involontaria.

Eppure ai lettori quelle foto non piacevano solo sulle pagine patinate. Al massimo del successo, Life aprì una galleria a Manhattan, e l'agenzia Magnum, olimpo dei fotoreporter, offriva in vendita stampe numerate. Il momento di spostare il confine tra arte e documento doveva pur arrivare. E' arrivato.

"Non avrei pensato di acquistare queste immagini trent'anni fa", ha confessato al Los Angeles Times lo storico curatore del Getty, Weston Naef.

Il momento è tecnicamente propizio: costrette dalla rivoluzione digitale a riconvertire i propri archivi, le grandi testate si liberano a buon prezzo di pacchi di foto originali, e i grandi musei ci si tuffano. Nessuno degli acquisti del Getty è costato più di 15mila dollari, cifra ridicola per un pezzo da museo. "In realtà noi italiani siamo molto più avanti nella tutela del patrimonio fotografico", commenta Gabriella Belli, direttrice del Mart, il dinamico museo di Rovereto che ha un'attenzione particolare alla fotografia, "ma abbiamo meno coraggio di esporlo".

Nell'oceano della memoria fotografica del ventesimo secolo occorreva comunque fare scelte precise, e quelle del Getty sembrano dettate da criteri inediti. Non conta sempre la fama dell'autore: Boris Yaro, fotografo del turno di notte del LA Times, è un nome sconosciuto rispetto alla fama del suo scatto di Bob Kennedy morente sul pavimento dell'Hotel Ambassador. Neppure conta la bellezza dell'immagine: uno degli ultimi acquisti del Getty, il fotogramma più impressionante del film amatoriale di Abraham Zapruder da Dallas, quello in cui il cervello di John Kennedy schizza via colpito dal proiettile di Lee Oswald o di chissà chi, è mosso e sfocato. Forma e firma, i due pilastri dell'aura di ogni opera d'arte, cedono dunque di fronte a un requisito squisitamente fotografico: lo shock dell'attimo fatale, irripetibile, unico, l'emozione della Storia congelata in icona.

I critici radical arricciano il naso di fronte alla museificazione della foto di reportage: separate dal contesto, incorniciate e appese, le foto diventano "stazioni di una distratta passeggiata con gli amici", ha scritto Susan Sontag. La storia sterilizzata nel museo perde la sua forza? Qui sembra avvenire l'opposto: il museo in cerca di identità chiede forza all'emozione delle fotografie, quelle che hanno plasmato la coscienza storica, politica, morale del secolo dell'immagine mediatica. "Non sopporto quelle maledette mostre con le cornicette sul muro", imprecava un grande fotoreporter, W. Eugene Smith, "con le foto da guardare come pezzi d'arte. Io voglio che siano pezzi di vita". Forse è proprio un'iniezione di vita che cercano i musei del terzo millennio.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:00. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
CHAT di ART