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Totò

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2007 21:28
23/01/2007 21:14
 
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Antonio de Curtis si mise in luce nelle serate di trattenimento della piccola borghesia napoletana, e successivamente nel teatro di varietà, nella rivista, e nel cinema.
Totò amava mangiare e aveva culto della buona tavola, anche in ricordo dei duri anni di gavetta in cui aveva patito la fame. Non c’è da stupirsi, quindi, che avesse elaborato diverse ricette per la gioia del suo palato, di quello dei familiari e degli amici fidati.
Il suo credo era: “A tavola si capisce chi sei e con chi hai a che fare”, e la figlia Liliana con il libro: “Fegato qua, fegato là, fegato fritto e baccalà”, ci svela i segreti della famiglia de Curtis, tramandati di generazione in generazione per mezzo di un quadernetto nero.
Secondo Totò, ogni cibo andava curato nella sua semplicità. Se decideva di mangiare pane ed olio, entrambi gli ingredienti dovevano essere di prima scelta e consumati ad una tavola bene apparecchiata, perché secondo lui l’occhio e lo stomaco avevano uguali diritti. Alla tavola del “principe” fiorivano battute in libertà e venivano raccontati aneddoti esilaranti, come ad esempio quello di Totò ed Eduardo De Filippo. Entrambi all’inizio della carriera, nel corso di una turnée teatrale assai poco redditizia, si ritrovarono a dare la caccia a un piccione. Affamati, come sempre, mentre stavano provando in un teatro scalcinato, videro un piccione svolazzare qua e là. Guardarsi negli occhi e decidere tacitamente di catturarlo fu tutt’uno. Bisognava agire con discrezione, in modo che i compagni di lavoro non notassero la preda. Eduardo e Totò uscirono all’aperto con la scusa di voler prendere una boccata d’aria e, con la forza della disperazione, riuscirono ad acchiappare il malcapitato pennuto. Quindi, si precipitarono nella locanda più vicina per farlo cucinare aspettando trepidanti che fosse cotto. Il piccione arrostito a puntino risultò squisito, ma Totò dopo un paio di bocconi si intristì per la pena di aver stroncato una vita. Eduardo lo interruppe dicendo: “Ma famme ‘o piacere, co ‘a famme ca tenimmo, tu te metti pure a chiagne”. Al che Totò asciugandosi le lacrime replicò: “Eduà sei un grande saggio, perché mi hai fatto capire che cuore e stomaco non sempre vanno d’accordo. La fame giustifica i mezzi e tu lassa sta’ a parte mia d’o piccione!”.
Ecco delle battute prese da alcuni film di Totò:
-Io il caffè lo metto nel mezzo litro: mi piace il caffe' corretto. (Il medico dei pazzi)
-Le salsicce viennesi, sì, mi piacciono. Si deglutiscono con maggiore facilità di quelle di Norcia, a patto che non siano sigari toscani. (Toto' cerca moglie)
-Sono ghiotto di ossobuchi, ma mangio solo il buco perché l'osso non lo digerisco. (Fifa e arena)
-Io la cena fredda la lascio riscaldare: a me la cena fredda piace calda. (Totò, Peppino e i fuorilegge)
-Il vino bianco va servito assiderato. (Siamo uomini o caporali)
-Fegato qua, fegato la', fegato fritto e baccala'. (Toto' contro Maciste)



[Modificato da sole281 23/01/2007 21.17]

23/01/2007 21:16
 
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Risotto alla Garibaldi di Totò
Totò dal film: Destinazione Piovarolo. “L’unica azione indegna di Garibaldi fu quella di aver copiato il cappello ai capostazione…”.
Dopo aver lavato delle cozze e delle vongole, disponetele in una padella a bordi alti e fatele aprire a recipiente coperto. Lavate dei gamberi, sgusciateli e fate bollire i gusci in mezzo litro d’acqua per mezzora. Unite in una ciotola delle seppioline, le cozze, le vongole, e la polpa di gamberi. Fate soffriggere in olio abbondante dell’aglio, del prezzemolo, del peperoncino e del basilico finemente tritati e unite del riso che farete tostare per qualche minuto, per poi bagnarlo con del vino bianco fino all’evaporazione. Quindi, aggiungete i frutti di mare, le seppioline e la polpa di gamberi e salate. Nel frattempo, unite l’acqua dei gusci di gamberi e quella di cottura di vongole e cozze, filtrando bene il tutto. Ponete questo brodo sul fuoco e usatelo al posto del solito brodo vegetale per terminare la cottura del risotto. Questa ricetta pare che fosse molto gradito oltre che a Totò anche a Garibaldi.
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