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Nadia VI

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2011 22:05
26/03/2011 22:05
 
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sublime maestro
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Riapro gli occhi, ancora una volta quella strana sensazione di smarrimento, mi chiedo dove sono ma il corpo caldo di Nadia contro il mio è una certezza che non ha bisogno di spiegazioni. Filtra pochissima luce dalla finestra, sento gocce di pioggia che picchiettano dolcemente sulle imposte chiuse, non c’è suono, non c’è alcun rumore solo la pioggia che cade. Il respiro di Nadia è lento e regolare, nel sonno mi si è fatta piu’ vicino e istintivamente devo averla abbracciata tanto che il mio braccio destro è praticamente insensibile. Cerco di capire che ora possa essere ma non voglio muovermi rischiando di svegliarla, ci rinuncio. Ho mille pensieri e mille idee ma al momento niente sembra coerente, penso al lavoro, non è un problema, posso tranquillamente permettermi un giorno di vacanza e poi la sera prima devo aver messo il cellulare in modalità silenziosa dato che non è ancora squillato e nemmeno sono arrivati messaggi. Forse è solo l’alba e a nessuno è ancora venuto in mente di chiamarmi. Nadia ha un lieve fremito, si sposta leggermente e il sangue torna a fluire nel mio braccio causandomi fitte che faccio di tutto per ignorare. Mi concentro sul suo viso, vedo ancora i solchi neri del rimmel colato la sera prima pero’ il sonno la rende ancora piu’ bambina di quanto non sia, mi perdo contemplando i lineamenti del suo viso e mi sento vecchio… terribilmente vecchio nonostante ci separino “solo” 15 anni non è l’età anagrafica che mi spaventa ma l’anima maledetta che ci accomuna. La cosa che piu' mi spaventa é il pensiero che le sue profonde ferite siano cosi profonde da non essere ancora guarite. Il chiarore che filtra dalle imposte aumenta e sembra che anche la pioggia abbia deciso di farsi piu’ insistente e nonostante questo mi ritrovo ancora una volta ad apprezzare una giornata piovosa, si adatta al mio umore perennemente cupo che riesce pero' a trovare sempre qualcosa di buono anche nella situazione piu' disastrosa.Se ci penso bene ricordo che sin da bambino amavo ascoltare la pioggia che cadeva sulle tegole e lenta sgocciolava nei canali, mi dava un senso di pace e comunione con il mondo, mi faceva pensare ai grandi alberi del bosco vicino casa, agli animali che se nestavano rintanati in attesa che spiovesse. Adoravo le giornate autunnali in cui potevo sgattaiolare via dal ferreo controllo di mia madre e rintanarmi nei miei sogni fatti di luoghi da scoprire e da avventure senza fine uguali a quelle narrate nei libri che mio padre mi portava sempre ogni volota che tornava da un viaggio di lavoro. Mondi in cui non esisteva la paura e dove regnavano sovrani la giustizia e la forza della volontà. Erano giorni felici in cui io ero il centro del mondo, giorni che presto, troppo presto, sarebbero finiti lasciandomi come compagne una solitudine profonda ed una tristezza che non mi avrebbe mai piu’ abbandonato. Ora pero’ tutte quelle immagini sfuocavano e sparivano perché Nadia era li con me; il suo calore e il suo respiro riempiono ogni mio pensiero e questa volta non voglio e non posso tornare indietro. Mi accorgo che mi sta guardando, non ha mosso un muscolo e il ritmo del suo respiro non è cambiato, non si è allontanata da me anzi se possibile si è fatta ancora piu’ vicino. Cerco di parlare ma mi pone un dito sulle labbra e impercettibilmente mi sussurra: “Aspetta, non parlare, non è cambiato nulla da ieri sera?”. Scuoto la testa e le bacio la punta delle dita. “Nemmeno per me è cambiato nulla ma dobbiamo parlare, sarà molto difficile andare avanti e ci saranno per entrambi delle scelte dolorose da fare”. I suoi occhi neri come la notte non mi lasciano scampo, se cerca un’emozione nei miei credo l’abbia trovata perché una brevissima scintilla si accende nei suoi. Non so da che parte cominciare, non so quali possano essere le parole giuste e ho paura che in realtà non ci sia un “modo giusto” per parlare di noi due; dobbiamo solo lasciarci andare e attendere che tutto venga fuori spontaneamente. Continuiamo a guardarci in attesa che uno dei due faccia la prima mossa eppure questo silenzio sembra spiegare tutto e l’ombra nel profondo dei nostri occhi è ancora piu’ profonda, piu’ scura, quasi volesse celare i fantasmi che ci perseguitano.

Losh [SM=x629171]
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Siamo realisti, esigiamo l'impossibile (Ernesto Che Guevara)
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