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Nadia XI

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2011 21:07
17/04/2011 21:07
 
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sublime maestro
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Ora tocca a lei restare sola in camera mentre vado in bagno a pettinarmi, trovo anche un tubetto di gel, non passano cinque minuti che sono già di ritorno. “Pronta?” Domando. “Ancora un po’ che aspettiamo e invece della colazione passiamo direttamente al pranzo… andiamo” il suo sorriso si apre dolcemente mentre prende il giubbotto e mi fa segno di seguirla in corridoio. Chiude la porta a chiave e prendiamo l’ascensore che porta direttamente nel parcheggio sotterraneo dove ho lasciato l’auto, mentre scendiamo mi prende la mano senza guardarmi, la stringo e mi sento sempre piu’ sicuro, piu’ deciso… non sto sbagliando nulla. Le porte dell’ascensore si aprono e Nadia mi guarda, le faccio un cenno con la testa in direzione del posto in cui credo di avere lasciato l’auto, il silenzio è quasi assordante, rotto solo dal ticchettio di tacchi femminili sul pavimento e da un parlottare confuso che subito si perde in lontananza. La macchina è proprio dove l’avevo lasciata, saliamo, avvio il motore e partiamo; ricordo che la sera prima il parcheggiatore mi aveva detto qualcosa sull’uscita dal parcheggio dopo un certo orario ma al momento non me ne importa nulla, non sono la stessa persona che è arrivata qui ieri sera. Cerco la tessera per l’uscita ma mi viene in mente che deve essere rimasta nei pantaloni bagnati in camera. “Qualcosa che non va?” mi chiede Nadia. “ Ho lasciato la tessera per uscire dal parcheggio in camera e non ricordo cosa mi hanno detto ieri sera in merito all’uscita dopo la una di notte”. Nadia fruga nella sua borsetta, che è grande all’incirca quanto una busta da lettera, ne estrae una tessera e me la porge: “Usa questa altrimenti dobbiamo passare almeno un’ora a spiegare come mai tu sia ancora qui e addirittura senza tessera. Per fortuna non ci sono telecamere.” Prendo la tessera e arrivato alla sbarra d’uscita la inserisco nel lettore, siamo fuori in un attimo. Mi immetto sulla strada principale a due corsie dopo soli cinquecento metri, accelero abbastanza deciso, voglio sentire i cavalli di questa Porsche che mi schiacciano al sedile, con la coda dell’occhio spio la reazione di Nadia, sembra felice, lo sono anch’io. “Posso chiederti una cosa?” dice ad un certo punto. “Dimmi” rispondo. “Ho subito capito che sei un tipo particolare, non ti sei mai accorto di me nonostante tutte le sere tu fossi a quel tavolo con i tuoi amici a bere. Eravate sempre circondati dalle ragazze perché tutte sapevano che bastava sedersi al vostro tavolo per farsi offrire da bere e continuare a ridere e scherzare. Ho visto i tuoi amici salire in camera con ogni tipo di ragazza, li ho visti tornare contenti e poi ricominciare a bere e ridere, non c’è mai stata una sedia vuota al vostro tavolo. Ho visto almeno una decina di ragazze tentare di portarti in camera, le hai ascoltate e hai parlato con loro ma non ti sei mai mosso da quella sedia e non hai mai lasciato che il tuo o il loro bicchiere fosse vuoto eppure non ti ho mai visto ubriaco. Ho chiesto molte volte alle ragazze con cui hai parlato che tipo eri e di cosa parlavate per piu’ di un’ora, tutte mi hanno risposto che non eri il solito cliente e che quello di cui avevate parlato non erano affari miei. Quando hai mandato un cameriere ad offrire da bere ad una ragazza che era sola al tavolo mi sono detta che anche tu non eri poi tanto diverso dagli altri forse avevi gusti un po’ piu’ difficili ma alla fine avevi fatto la tua scelta… invece mi hai smentito un’altra volta, non hai fatto altro che parlare con lei e la stessa cosa è accaduta poi con un’altra decina di ragazze.” Nadia fa una pausa ma capisco che sta solo riordinando le idee perché ha paura che io possa offendermi, mentre cerco qualcosa da dire lei riprende: “Insomma ogni ragazza, me compresa, avrebbe fatto carte false per essere invitata a quel tavolo ma ogni volta che una di noi ci ha provato senza essere stata invitata almeno una volta ha ricevuto un’accoglienza cosi gelida che ha pensato bene di andarsene subito, non erano pero’ i tuoi amici a farla scappare ma il tuo silenzio e quello sguardo che sarebbe capace di spaventare chiunque. Adesso pero’ sto perdendo il filo… quello che voglio chiederti… insomma abbiamo parlato molto e mi hai detto che cosa fai per vivere, ho toccato le tue mani e ho visto che sono quelle di una persona abituata ai lavori manuali, mentre facevamo l’amore e ti stringevo ho sentito i tuoi muscoli e accarezzato la tua pelle… sono molte le cicatrici che ti porti addosso eppure hai una dolcezza che non ho mai trovato in nessun uomo che è stato con me, non ti vanti e non pretendi cose assurde, le tue mani quando mi hai accarezzato quasi tremavano. Prima quando siamo scesi in garage mi sarei aspettata qualsiasi tipo di auto ma mai e poi mai una Porsche 911 turbo e so benissimo che quest’auto è tua perché ogni cosa qui dentro parla di te a cominciare dalle canzoni nello stereo fino al sottile profumo che ho sentito sulla tua pelle, guidi con calma ma deciso e ti piace la sensazione di potenza che danno i cavalli del motore. Voglio sapere chi sei e voglio che tu mi dica il perché della tua scelta nei miei confronti… non ti arrabbiare ma proprio non riesco a capire questa cosa che sento dentro ogni volta che sono vicino a te.” Guardo la strada e accelero ancora un po’, non ho superato il limite di velocità ma vedo le altre auto restare subito indietro e perdersi nello specchietto retrovisore; adoro questa macchina.

Losh [SM=x629171]
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Siamo realisti, esigiamo l'impossibile (Ernesto Che Guevara)
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