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quell'ultimo e inatteso compito in classe

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2006 21:37
24/08/2006 09:20
 
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gran maestro
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La maestra che lasciò l'eredità agli alunni della sua scuola
Venticinquemila euro con un obbligo: fate beneficenza insieme

di GIUSEPPE CAPORALE www repubblica.it


La prima classe del 1971 di Orsogna (Chieti). Sullo sfondo la maestra Ilia Pierantoni

CHIETI - Un testamento. Morale e materiale. A scriverlo, è la maestra: "Lascio ai miei ex alunni della prima classe del 1971 della scuola elementare di Orsogna, la somma di 25 mila euro, con il vincolo di non poterli usare separatamente. Che ciò serva, per farli restare uniti negli anni, per aiutare chi, tra loro, avrà difficoltà o problemi di sorta, ed anche per avviare attività benefiche assieme. Sempre a loro, lascio i miei libri".

Sapeva che le restava poco da vivere Ilia Pierantoni, insegnante di scuola elementare ad Orsogna. Nubile, aveva dedicato tutta la vita ai suoi alunni, trattandoli come figli. In special modo quelli della prima elementare dell'anno scolastico 1971. Così, alla soglia degli 84 anni, proprio negli ultimi mesi di vita, aveva deciso di inserire una clausola nel suo testamento, riservata a loro. Un gesto concreto, quasi un appello, per non far cancellare dal tempo quello che lei riteneva il suo insegnamento più importante: "Restate insieme".

La maestra lo ripeteva sempre. Durante le gite, in classe, nell'ora di lettura di Quasimodo. Sempre, raccontano. Anche l'ultimo giorno di scuola. "Promettete che resterete assieme, che vi aiuterete l'un l'altro". "Promesso", risposero in coro l'undici giugno del 1976, poco prima dello squillo dell'ultima campanella.

Il testamento, dopo la sua morte, è rimasto custodito, nel comodino della sua casa, per alcuni mesi. Poi, alla lettura delle sue ultime volontà, tra lo stupore dei tanti parenti, è stato letta la parte dedicata agli ex alunni.

A Lorena, nipote della maestra, anch'essa alunna di quella classe (oggi biologa), il compito di andare a ritrovare, uno per uno, i bambini di allora (oggi quarantenni) e comunicare la notizia. Un compito non semplice. Marco Jajani è diventato geologo. Giuseppe Bucci, svolge la professione di medico chirurgo all'ospedale di Udine. Marco Paone, è un funzionario del ministero della Giustizia a Roma.

Anna Iocco, insegna, proprio come la sua maestra, a Pescara. Pino Politi, è un docente universitario all'Aquila. Emiliano Ferrante, un alto funzionario dei Carabinieri. Pierluigi Tenaglia, avvocato con incarico a Bruxelles. Elisa Del Greco, vive in Svizzera e si occupa di marketing, Angela Nasuti, lavora come infermiera a Lanciano. Il più difficile da rintracciare, Domenico Pace, ingegnere, da molti anni vive in Brasile.

Ad aiutare Lorena nella ricerca, una giornalista del tg abruzzese della Rai, Angela Trentini, anche lei in quella classe. Impossibile, invece, rintracciare un altro alunno, Giuseppe Tucci. Di lui non si hanno notizie, spiegano gli amici. Semplice invece prendere contatti con Mery Curti, oggi titolare di un negozio in provincia di Chieti.

Tutti sbalorditi, sorpresi e felici. Il testamento è servito da tam tam per richiamarli ad Orsogna e ritrovarsi, qualche giorno fa, in un inedito quadretto di scuola. Ancora assieme. Come voleva la maestra.

"All'inizio, non lo nascondo, c'è stato un po' di imbarazzo" conferma uno di loro "soprattutto nei confronti della famiglia della maestra. Temevamo di essere considerati degli intrusi. Eravamo pronti a rinunciare al lascito, se questo avesse in qualche modo minato la tranquillità di quella famiglia". Poi è scattato l'entusiasmo, la voglia di trasformare quella eredità, in una nuova iniziativa comune e ottemperare così al senso di quella richiesta. Una fondazione. Questo sembra l'orientamento.

"Credo che siano tutti d'accordo - sostiene Angela Trentini - nel istituire una fondazione intitolata alla nostra cara maestra, e utilizzare non solo quei fondi, ma anche nostre donazioni per svolgere attività benefiche".

Degli insegnamenti della maestra ricordano una frase ricorrente: "La mattina quando vi alzate pensate subito a sbrigare le faccende basilari: fate il letto, pulite la vostra stanza, e poi venite a scuola".

Responsabilità, dunque. Questo insegnava la maestra che arrivava a scuola con la lambretta, e che indossava un grembiule azzurro "per non sporcarsi", diceva. Invece il grembiule dei suoi alunni, era disegnato proprio da lei con il tocco di una cravatta per i maschietti, e con i pallini a' pois per le femminucce.

(24 agosto 2006)

_________________

Quell'ultimo e inatteso compito in classe
di MICHELE SERRA

Secondo una delle più classiche lamentele contro i media, le buone notizie non hanno mai spazio, mentre dilaga l'efferato supermarket delle notizie macabre e scostumate e violente. Il problema è che non esiste solo la banalità del male. Esiste anche la banalità del bene: e l'esaltazione della virtù sfocia molto facilmente nella retorica e nella melassa.

Un triplo hurrà, dunque, per la maestra elementare abruzzese che è riuscita - e ci vuole talento - a confezionare per noi una notizia buona, anzi ottima, però fantasiosa, creativa, decisamente fuori dal comune.

Bella da raccontare, bella da ascoltare. L'idea di lasciare in eredità una discreta sommetta a una sua vecchia classe di scolari, costringendo (affettuosamente) persone oramai adulte e distratte a rimettersi in contatto, ritrovarsi e infine costituire una piccola assemblea benefica, destinando il gruzzolo alle opere buone, è anticonformista a partire dal suo assunto: che è un assunto didattico, quasi autoritario nel richiamo postumo alla disciplina e alla moralità.

La signora maestra si è permessa di scomodare i suoi scolari ben oltre i limiti del suo incarico, oltre la pensione e perfino oltre la morte. Perché nessun richiamo è più forte e indiscutibile, da che mondo è mondo, delle volontà testamentarie di chicchessia, figuriamoci di una maestra elementare di paese.

Il ruolo, un tempo, era tra i più prestigiosi e rispettati. Specie nelle piccole comunità, la maestra era una specie di genitore aggiunto. De Amicis, Guareschi e molta letteratura e cinematografia popolare testimoniano quanto quella funzione (oggi corrosa dal decadimento doloso della scuola pubblica e dalla docenza travolgente e spaesante della televisione) fosse un tempo nevralgica. E amata.

Non sappiamo come la pensasse, in proposito, la nostra maestra buonanima. Ma il suo lascito, che è al tempo stesso virtuoso e ultimativo (guai a disattenderlo!), lascia indovinare una maestra niente affatto impiegatizia e rassegnata.

Deve avere pensato, stilando il testamento, alla sua ex classe favorita, congedata a suo tempo con una speciale raccomandazione a comportarsi bene e volersi bene, con molta benevolenza ma anche con un pizzico di ironica invadenza: chissà dove sono finiti e che adulti sono diventati, quei ragazzini. Ma adesso ci penso io a richiamarli all'ordine, se credono di essersi liberati della loro vecchia maestra si sbagliano di grosso.

L'ultimo compito in classe, molto tardivo e sicuramente inaspettato, deve avere sorpreso quegli ex scolari, oggi ultraquarantenni, e alcuni dei quali professionisti affermati, come un emozionante ma anche ingombrante richiamo alla disciplina.

Li immaginiamo mentre si cercano, commossi e divertiti, per comunicarsi che la vecchia classe elementare è riconvocata d'urgenza, e non per una di quelle cenette in genere malinconiche tra ex compagni, ma per un esame speciale, decisamente fuori tempo.

Molti di loro dovranno sicuramente rinunciare ad altri impegni, ricombinare le loro vite indaffarate per lasciare un piccolo varco a questa inattesa incombenza scolastica, trent'anni dopo.

Si dice che uno dei sogni più ricorrenti, anche in tarda età, sia l'esame di maturità. Mio padre, che pure aveva fatto la guerra, non sognava trincee o campi di prigionia, ma sognava di essere ancora atteso dai suoi professori per passare quell'esame di ingresso alla vita adulta.

Alla fortunata scolaresca abruzzese oggi tocca rivivere ad occhi aperti quel sogno in genere inquietante ("Ma la scuola, non l'avevo finita un bel po' di anni fa?"), ma questa volta diverso e felice.

Hanno un compito difficile. Non tanto spendere bene le poche migliaia di euro affidate alle loro mani. Piuttosto, essere all'altezza di una maestra così intelligente da desiderare, per i suoi ex allievi, un ripasso di quanto aveva insegnato loro più di trent'anni fa.

(24 agosto 2006) da www repubblica.it
31/08/2006 13:42
 
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Re:

Scritto da: chicom 24/08/2006 9.20

La maestra che lasciò l'eredità agli alunni della sua scuola
Venticinquemila euro con un obbligo: fate beneficenza insieme

di GIUSEPPE CAPORALE www repubblica.it


La prima classe del 1971 di Orsogna (Chieti). Sullo sfondo la maestra Ilia Pierantoni

CHIETI - Un testamento. Morale e materiale. A scriverlo, è la maestra: "Lascio ai miei ex alunni della prima classe del 1971 della scuola elementare di Orsogna, la somma di 25 mila euro, con il vincolo di non poterli usare separatamente. Che ciò serva, per farli restare uniti negli anni, per aiutare chi, tra loro, avrà difficoltà o problemi di sorta, ed anche per avviare attività benefiche assieme. Sempre a loro, lascio i miei libri".

Sapeva che le restava poco da vivere Ilia Pierantoni, insegnante di scuola elementare ad Orsogna. Nubile, aveva dedicato tutta la vita ai suoi alunni, trattandoli come figli. In special modo quelli della prima elementare dell'anno scolastico 1971. Così, alla soglia degli 84 anni, proprio negli ultimi mesi di vita, aveva deciso di inserire una clausola nel suo testamento, riservata a loro. Un gesto concreto, quasi un appello, per non far cancellare dal tempo quello che lei riteneva il suo insegnamento più importante: "Restate insieme".

La maestra lo ripeteva sempre. Durante le gite, in classe, nell'ora di lettura di Quasimodo. Sempre, raccontano. Anche l'ultimo giorno di scuola. "Promettete che resterete assieme, che vi aiuterete l'un l'altro". "Promesso", risposero in coro l'undici giugno del 1976, poco prima dello squillo dell'ultima campanella.

Il testamento, dopo la sua morte, è rimasto custodito, nel comodino della sua casa, per alcuni mesi. Poi, alla lettura delle sue ultime volontà, tra lo stupore dei tanti parenti, è stato letta la parte dedicata agli ex alunni.

A Lorena, nipote della maestra, anch'essa alunna di quella classe (oggi biologa), il compito di andare a ritrovare, uno per uno, i bambini di allora (oggi quarantenni) e comunicare la notizia. Un compito non semplice. Marco Jajani è diventato geologo. Giuseppe Bucci, svolge la professione di medico chirurgo all'ospedale di Udine. Marco Paone, è un funzionario del ministero della Giustizia a Roma.

Anna Iocco, insegna, proprio come la sua maestra, a Pescara. Pino Politi, è un docente universitario all'Aquila. Emiliano Ferrante, un alto funzionario dei Carabinieri. Pierluigi Tenaglia, avvocato con incarico a Bruxelles. Elisa Del Greco, vive in Svizzera e si occupa di marketing, Angela Nasuti, lavora come infermiera a Lanciano. Il più difficile da rintracciare, Domenico Pace, ingegnere, da molti anni vive in Brasile.

Ad aiutare Lorena nella ricerca, una giornalista del tg abruzzese della Rai, Angela Trentini, anche lei in quella classe. Impossibile, invece, rintracciare un altro alunno, Giuseppe Tucci. Di lui non si hanno notizie, spiegano gli amici. Semplice invece prendere contatti con Mery Curti, oggi titolare di un negozio in provincia di Chieti.

Tutti sbalorditi, sorpresi e felici. Il testamento è servito da tam tam per richiamarli ad Orsogna e ritrovarsi, qualche giorno fa, in un inedito quadretto di scuola. Ancora assieme. Come voleva la maestra.

"All'inizio, non lo nascondo, c'è stato un po' di imbarazzo" conferma uno di loro "soprattutto nei confronti della famiglia della maestra. Temevamo di essere considerati degli intrusi. Eravamo pronti a rinunciare al lascito, se questo avesse in qualche modo minato la tranquillità di quella famiglia". Poi è scattato l'entusiasmo, la voglia di trasformare quella eredità, in una nuova iniziativa comune e ottemperare così al senso di quella richiesta. Una fondazione. Questo sembra l'orientamento.

"Credo che siano tutti d'accordo - sostiene Angela Trentini - nel istituire una fondazione intitolata alla nostra cara maestra, e utilizzare non solo quei fondi, ma anche nostre donazioni per svolgere attività benefiche".

Degli insegnamenti della maestra ricordano una frase ricorrente: "La mattina quando vi alzate pensate subito a sbrigare le faccende basilari: fate il letto, pulite la vostra stanza, e poi venite a scuola".

Responsabilità, dunque. Questo insegnava la maestra che arrivava a scuola con la lambretta, e che indossava un grembiule azzurro "per non sporcarsi", diceva. Invece il grembiule dei suoi alunni, era disegnato proprio da lei con il tocco di una cravatta per i maschietti, e con i pallini a' pois per le femminucce.

(24 agosto 2006)

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Quell'ultimo e inatteso compito in classe
di MICHELE SERRA

Secondo una delle più classiche lamentele contro i media, le buone notizie non hanno mai spazio, mentre dilaga l'efferato supermarket delle notizie macabre e scostumate e violente. Il problema è che non esiste solo la banalità del male. Esiste anche la banalità del bene: e l'esaltazione della virtù sfocia molto facilmente nella retorica e nella melassa.

Un triplo hurrà, dunque, per la maestra elementare abruzzese che è riuscita - e ci vuole talento - a confezionare per noi una notizia buona, anzi ottima, però fantasiosa, creativa, decisamente fuori dal comune.

Bella da raccontare, bella da ascoltare. L'idea di lasciare in eredità una discreta sommetta a una sua vecchia classe di scolari, costringendo (affettuosamente) persone oramai adulte e distratte a rimettersi in contatto, ritrovarsi e infine costituire una piccola assemblea benefica, destinando il gruzzolo alle opere buone, è anticonformista a partire dal suo assunto: che è un assunto didattico, quasi autoritario nel richiamo postumo alla disciplina e alla moralità.

La signora maestra si è permessa di scomodare i suoi scolari ben oltre i limiti del suo incarico, oltre la pensione e perfino oltre la morte. Perché nessun richiamo è più forte e indiscutibile, da che mondo è mondo, delle volontà testamentarie di chicchessia, figuriamoci di una maestra elementare di paese.

Il ruolo, un tempo, era tra i più prestigiosi e rispettati. Specie nelle piccole comunità, la maestra era una specie di genitore aggiunto. De Amicis, Guareschi e molta letteratura e cinematografia popolare testimoniano quanto quella funzione (oggi corrosa dal decadimento doloso della scuola pubblica e dalla docenza travolgente e spaesante della televisione) fosse un tempo nevralgica. E amata.

Non sappiamo come la pensasse, in proposito, la nostra maestra buonanima. Ma il suo lascito, che è al tempo stesso virtuoso e ultimativo (guai a disattenderlo!), lascia indovinare una maestra niente affatto impiegatizia e rassegnata.

Deve avere pensato, stilando il testamento, alla sua ex classe favorita, congedata a suo tempo con una speciale raccomandazione a comportarsi bene e volersi bene, con molta benevolenza ma anche con un pizzico di ironica invadenza: chissà dove sono finiti e che adulti sono diventati, quei ragazzini. Ma adesso ci penso io a richiamarli all'ordine, se credono di essersi liberati della loro vecchia maestra si sbagliano di grosso.

L'ultimo compito in classe, molto tardivo e sicuramente inaspettato, deve avere sorpreso quegli ex scolari, oggi ultraquarantenni, e alcuni dei quali professionisti affermati, come un emozionante ma anche ingombrante richiamo alla disciplina.

Li immaginiamo mentre si cercano, commossi e divertiti, per comunicarsi che la vecchia classe elementare è riconvocata d'urgenza, e non per una di quelle cenette in genere malinconiche tra ex compagni, ma per un esame speciale, decisamente fuori tempo.

Molti di loro dovranno sicuramente rinunciare ad altri impegni, ricombinare le loro vite indaffarate per lasciare un piccolo varco a questa inattesa incombenza scolastica, trent'anni dopo.

Si dice che uno dei sogni più ricorrenti, anche in tarda età, sia l'esame di maturità. Mio padre, che pure aveva fatto la guerra, non sognava trincee o campi di prigionia, ma sognava di essere ancora atteso dai suoi professori per passare quell'esame di ingresso alla vita adulta.

Alla fortunata scolaresca abruzzese oggi tocca rivivere ad occhi aperti quel sogno in genere inquietante ("Ma la scuola, non l'avevo finita un bel po' di anni fa?"), ma questa volta diverso e felice.

Hanno un compito difficile. Non tanto spendere bene le poche migliaia di euro affidate alle loro mani. Piuttosto, essere all'altezza di una maestra così intelligente da desiderare, per i suoi ex allievi, un ripasso di quanto aveva insegnato loro più di trent'anni fa.

(24 agosto 2006) da www repubblica.it



E' bello leggere di queste cose...è bello sapere che esiste qualcuno che crede ( credeva..) ancora in qualcosa, tanto da lasciare agli altri i suoi insegnamenti e indicar loro la strada giusta...


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Davvero notevole, storia da film, quasi incredibile, ma fortunatamente vera.


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