HAIKU

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sole281
00martedì 4 luglio 2006 22:36
Lo haiku è una forma poetica molto breve, composta da un quinario, seguito da un settenario e da un secondo quinario (5-7-5 sillabe)

Nell’accezione classica, parte fondamentale dello haiku, è un "termine particolare" (kigoriferimento stagionale) che identifica, evocandola, una stagione.

Questo componimento poetico è infatti strettamente connesso alla "natura". E’ l’espressione del sentimento che il contatto con la natura suscita. Il kigo (o riferimento stagionale) non deve necessariamente essere il nome stesso della stagione, ma più semplicemente un elemento che ne consenta l’individuazione, suscitando sensazioni ed emozioni legate al momento descritto. E’ questa parola che "carica di significato" e "colora" il contesto della composizione. E’ la "voce della natura". Non urla mai, sussurra all’orecchio. Il kigo è un termine obbligato nella stesura di un haiku, anche se alla fine del secolo scorso è stato ampiamente contestato e considerato quasi un’inutile artificio letterario.

Lo haiku che non include il kigo (mu-kigo) cioè "senza stagione", non deve in ogni caso intendersi privo di significato.

Le stagioni segnano il ritmo della vita per flora e fauna. I loro colori, i loro profumi, danno all’esistenza stessa dell’uomo una "profondità diversa", illuminando o spegnendo, evocando o disperdendo emozioni antiche e sempre nuove sensazioni. La natura detiene una stretta correlazione con la quotidianità e la quotidianità è fatta di semplici cose, tanto semplici da non essere notate proprio perché troppo consuete ed entrate nell’abitudine di ogni giorno. Ma nulla è troppo piccolo e tantomeno insignificante.

Lo haiku coglie la grandezza di "un attimo fuggente".

Chi compone lo haiku (haijinil compositore di haiku) non deve solo concentrarsi sulla brevità del componimento, ma e soprattutto sulla profonda spiritualità insita nello stesso. "L’essenza" dello haiku è radicata nei tuoi sensi, nella tua capacità di vedere sentire, gustare, toccare, odorare. E’ nel potere insito in te di distogliere l’attenzione dal "tutto" e catturare "quella cosa" di cui vuoi parlare, andando oltre a ciò: creando un "vuoto" tutt’intorno ad essa, svuotandola di qualsiasi orpello ed abbellimento. Quello che rimane è solo "essenzialità". Lo haijin non scrive "E’ QUELLO", ma semplicemente "QUELLO". Altro non serve.

"L’arte occidentale trasforma l’impressione in descrizione. Lo haiku non descrive mai: la sua arte è anti-descrittiva, nella misura in cui ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente, vittoriosamente trasformato in una fragile essenza di apparizione" ed ancora: L’Occidente inumidisce di senso ogni cosa" (Ronald Barthes – L’impero dei segni) ed Alan Watts sembra fargli eco asserendo che "Lo haiku è un sasso lanciato nello stagno della mente di chi ascolta".

Per scrivere haiku è prima di tutto indispensabile cambiare il nostro rapporto con il mondo e soprattutto con noi stessi, modificare il nostro "modo di essere". L’occidente è loquace. L’oriente silenzioso. Ma in questo suo silenzio stanno le radici di infinite parole. A volte il silenzio è la più alta voce dell’espressione.

Lo haiku trascende le limitazioni imposte dal linguaggio. E’ l’atto finale di un’azione contemplativa che valorizza le suggestioni scaturite "dall’incontro con la vera essenza della natura" in "un determinato momento", attraverso la lettura segreta di contrasti, colori, impressioni, che quell’incontro ha suscitato.

E’ il risultato di una "meditazione interiore". E’ il punto d’arrivo di un cammino, non l’inizio. I versi di cui si compone esprimono l’essenzialità di sensazioni e sentimenti che emergono dall’animo con immediatezza.

Il silenzio nel rileggere porterà alla completa comprensione.

"Ascoltare" con attenzione la profonda intimità che si crea tra colui che "ha scritto la poesia" e colui al quale "la poesia è diretta".
sole281
00martedì 4 luglio 2006 22:40
Esempi di haiku
Chiaro di luna:

il pruno bianco torna

albero invernale.




Torno a vederli

fiori di ciliegio

sono già frutti, nella sera.
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