Il ritratto

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Ilshim
00giovedì 30 marzo 2006 17:51
Il ritratto.

Un ragazzo di provincia, dongiovanni per vocazione ma povero in canna, pensò che per coltivare i suoi interessi doveva trovare qualcosa che suscitasse fascino ed ammirazione, per cui decise di diventare il discepolo di un famoso pittore, e speranzoso di ereditarne le capacità andò a vivere nella sua casa.
Il pittore, da tutti riconosciuto per il talento mirabile nel fare ritratti, s’affezionò subito al giovane scavezzacollo, ma era un cattivo maestro: geloso com’era della sua arte, mentre era all’opera proibiva a chiunque di entrare nel suo studio, persino al suo allievo, e a nulla valevano le proteste del ragazzo: in questo, il pittore era irremovibile. Arrivò il tempo in cui l’artista, invecchiato, sentì che la morte gli era prossima, e prima di spirare chiamò al suo capezzale l’allievo: “Non sono stato un buon maestro, me ne rendo conto… ma come parziale risarcimento, voglio lasciarti un ritratto che ho fatto di te… è sopra quel tavolo.” Il ragazzo, per la verità, si aspettava ben altra eredità, e dalla rabbia ripose il dipinto in un vecchio armadio, senza neanche guardarlo, e lì ci rimase per anni.
Tempo dopo, una donna, bella ma non particolarmente intelligente, frequentava la sua casa, attirata dalla fama di gran pittore che l’uomo (perché tale ormai era) millantava. In realtà, ciò che era in grado di produrre erano poco più di volgari croste, ma la donna non se ne avvedeva.
Il marito della donna, un uomo di aspetto miserevole ma innamorato profondamente della donna, pativa continuamente la sventatezza della moglie, nonché una propria inclinazione naturale alla gelosia, frutto certamente della spaventevole escursione estetica che esisteva fra i due.
Lei ricambiava il sentimento, ma talvolta si sentiva oppressa dalla sua gelosia: e proseguiva a frequentare il sedicente artista. Questo, che effettivamente mirava a sedurla, pensò che il colpo finale sarebbe stato stupirla con un’opera superiore, ma era ben conscio della sua incapacità, per cui, pensa e ripensa, gli tornò alla mente il quadro lasciatogli dal maestro, e pensò che avrebbe potuto spacciarlo per suo: dunque lo riandò a cercare, lo spolverò, lo incartò e quando la donna venne a fargli la consueta visita le disse che sarebbe rimasta a bocca aperta questa volta, una volta che l’avesse guardato, a casa (pensando che crearle aspettativa avrebbe dato potenza a quel suo giochetto).
La donna così fece, ringraziò, prese con sé il dono, arrivò a casa sua e lo aprì, e quale immenso stupore quando vide un quadro, mirabilmente perfetto, che ritraeva la sua defunta madre, morta giovane! Pianse commossa, rinchiuse il prezioso quadro in un armadio chiuso a chiave, e da allora una volta al giorno, di nascosto, si recava nella sua camera di soppiatto a pregare davanti all’immagine della donna. Del pittore si dimenticò.
Al marito, già sospettoso di suo, non sfuggirono i movimenti anomali della donna, dunque un giorno la seguì, e pretese che gli mostrasse il ritratto. La donna, messa alle strette, confessò tutto, spiegando che aveva lasciato segreta la cosa perché la considerava profondamente intima. Il marito non ascoltò le spiegazioni, pretese solo di vedere il quadro, e quando fu accontentato sobbalzò: “Svergognata! Il quadro che è così importante per te è dunque questo? Chi è quest’uomo, il tuo amante?” “Oh bella” disse lei “Come ti permetti di infangare la memoria della mia defunta madre?” Ognuno dei coniugi si arroccò saldamente sulle proprie posizioni, presto il tutto sfociò in un litigio dalle dimensioni spropositate, le urla dei due arrivarono fino in strada. Un sacerdote, incuriosito da tanto strepito, entrò dalla finestra aperta e si offrì di fare da paciere. Entrambi i coniugi esposero la propria versione dei fatti, il sacerdote aggrottò la fronte e chiese che gli fosse mostrato il quadro, e così fu, al che scoppiò a ridere e disse: “Ma questo è… solo un povero prete!” Il marito della donna, al culmine dello stress, afferrò l’oggetto dalle mani del sacerdote e lo scaraventò sul pavimento.
Lo specchio andò in frantumi.
chicom
00venerdì 31 marzo 2006 18:45

[SM=g27828]

non male l'idea

ciao ciao

Ilshim
00domenica 2 aprile 2006 22:15
Grazie^
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