Insonnia

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ELIPIOVEX
00lunedì 27 marzo 2006 11:54
Si svegliò improvvisamente.
Sola, in quel letto da troppo tempo vuoto.
Le era sembrato di sentire un rumore secco, quasi una porta che si apriva.
Si sedette, al buio, ad ascoltare.
Solo l'abbaiare lontano di un cane del vicinato.
Nient'altro.
Silenzio.
Un senso di disagio la colse: eppure non le era sembrato uno stupido sogno.
Quel rumore... era... quel rumore appariva così reale, così vicino.
Provò a rigirarsi nuovamente nel letto, ma non riusciva a prendere sonno.
Click.
Il cuore prese a pulsarle sempre più forte.
Non poteva essersi immaginata tutto di nuovo.
Avrebbe voluto alzarsi, andare a vedere, accertarsi quale poteva essere la causa di quel rumore impercettibile, ma quasi sinistro nel silenzio della notte.
“Forse è lo scricchiolio di qualche vecchio mobile” Continuava a ripetere tra sé e sé, ma, per quanto tentasse, non riusciva ad auto-convincersi.
Si sedette nuovamente sul letto e, con una mano, cercò il cellulare sul comodino.
“Accidenti!”
La batteria era scarica, se lo era completamente scordata.
Come avrebbe potuto telefonare?
L'apparecchio fisso era di sotto.
Come poteva scendere, con che coraggio poi?
Se si trovava qualcuno davanti, cosa avrebbe potuto fare?
Lei era sola.
Prese dietro a sé: la tenue luce della lampada d'emergenza dava a tutto l'ambiente un aspetto strano: non sembravano le tranquille, rassicuranti, scale di casa sua.
Tese nuovamente l'orecchio: ebbe come l'impressione di sentire qualcuno parlare pianissimo.
Per quanto si concentrasse, non riusciva a capire il senso delle parole: il volume era troppo basso, o, forse, parlavano una lingua a lei sconosciuta.
No... non si era sbagliata.
C'erano degli estranei in casa e lei non sapeva che fare.
Aveva troppa paura.
Non era armata.
Non aveva mai avuto un'arma e ora se ne pentiva amaramente.
Sola, disarmata, senza la possibilità di chiedere aiuto, contro due uomini, probabilmente due malviventi.
Non avrebbe avuto nessuna chance.
Improvvisamente sentì dei passi salire le scale: stavano venendo da lei.
Terrorizzata: era la parola più adatta per indicare il suo stato d'animo.
Accese la luce: in fondo al suo cuore ebbe la remota speranza che questo fosse sufficiente per spaventarli ed indurli ad andarsene.
Niente di tutto questo.
Sentì un ghigno sommesso provenire dalla scale: si permettevano pure di prenderla in giro.
Con un balzo arrivarono da lei: terribili, con la testa schiacciata dai collant indossati a mo' di cappuccio.
Provò ad urlare con quanto fiato aveva nei polmoni e con tutta la forza della sua disperazione.
Con orrore capì che la sua bocca era incapace di emettere alcun suono.
Riprovò di nuovo.
Questa volta inspirando talmente tanta aria da sentir male ai polmoni.
Niente di niente.
Il ghigno dei due malviventi divenne sempre più malefico, mentre la circondavano.
Il cuore la batteva a mille: non riusciva, non poteva, era talmente frustrante non poter urlare e rimanere così impotenti, come stupidi, davanti a quei delinquenti.
Concentrò la sua mente nonché tutte le forze, e finalmente riuscì a cacciare l'urlo più spaventoso che avesse mai potuto emettere con quella sua vocetta stridula.
Si risvegliò tutta sudata, sentendo sé stessa urlare.
Si mise seduta sul letto, stavolta veramente, con il cuore ancora agitato per l'orribile incubo.
Perché si era trattato solo di un brutto sogno.
Solo?
Si mise ad ascoltare i rumori provenienti dalla sua casa.
Tutto era normale: tutto era banalmente tranquillo, come in una qualsiasi delle sue noiose notti passate da sola.
Aveva la gola secca.
Tutto quello spavento le aveva messo sete.
Accese la luce e, con la tremarella ancora sulle gambe, decise di scendere in cucina a prendersi un bicchiere d'acqua.
Bevve lentamente, continuando a ripetersi quanto era stata stupida, a consentire di auto-suggestionarsi in quel modo.
Continuava a fissare il bicchiere per evitare di pensare che si sentiva ancora osservata.
Stupida, stupida e ancora stupida.
Solo perché aveva fatto quel sogno angosciante non poteva rovinarsi la notte in quel modo!
Fece un respiro profondo, bevve tutto d'un fiato l'acqua e si girò di scatto, come a dimostrasi che non c'era nessuno in quella stanza ad osservarla.
E invece...
Rimase di sale.
Davanti a lei c'era proprio lui, con un sorriso imbarazzato, la osservava senza troppa insistenza.
“E tu che ci fai qui?” Non ricordava di avergli lasciato la chiave della sua abitazione, ma forse la memoria la tradiva, troppo sorpresa per capire veramente cosa stava succedendo in quel momento.
“Ero di passaggio e mi è venuta voglia di rivederti” Parlava, parlava, e le sue parole non facevano altro che ubriacarla e perdeva così la realtà delle cose, la realtà vera... quella che doveva farle capire che lui non doveva trovarsi là a quell'ora a casa sua.
“Non mi offri niente?”
Meccanicamente prese un bicchiere e lo riempì d'acqua, aspettò che finisse di bere e poi disse secca “Bene, penso che adesso possiamo salutarci qui” Non aveva intenzione di aspettare che quella breve visita si trasformasse in qualcosa di più, non aveva intenzione di riprendere quella storia da dove era finita.
Lui si alzò, senza dire niente: non c'era niente da dire in effetti, la stava educatamente cacciando di casa, ma le ragioni erano tutte dalla parte di lei.
Accostò la porta con cura, salì in macchina e ripartì velocemente.
Lei continuò a fissare tutta la scena dalla finestra: le era sembrato che in macchina ci fosse stato qualcun altro ad aspettarlo, tutto le era sembrato una farsa.
Sicuramente lui era venuto per qualcosa.
Non era venuto per lei, questo era evidente.
Però, intrufolarsi in casa sua, come un ladro, era stato veramente meschino da parte sua.
L'indomani avrebbe cambiato la serratura.
Certo era la cosa più importante da fare.
Nello stesso tempo si sentiva più leggera: ormai le sue angosce se n'erano andate, non appena quell'uomo, quell'uomo odioso aveva varcato la porta di casa sua, per la seconda volta.
Decise di tornare a dormire, l'indomani avrebbe controllato cosa mancava: sicuramente niente di importante, visto che interessava a lui.
Si mise sotto le coperte, spense la luce e tornò a dormire.
chicom
00lunedì 27 marzo 2006 23:09

bello, pure con i colpi di scena [SM=g27823]

ma continua? cosa si è portato via?

nel pezzo
Lui si alzò, senza dire niente: non c'era niente da dire in effetti, la stava educatamente cacciando di casa, ma le ragioni erano tutte dalla parte di lei.
presumo sia un "lo" stava educatamente cacciando, o sbaglio?

ciao ciao scrittrice


ELIPIOVEX
00martedì 28 marzo 2006 15:21
Hai ragione, mi è scappato!
Ci sto pensando per il proseguo...
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