Jules Laforgue

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Ch@rlot
00martedì 11 aprile 2006 00:33
Sera di Carnaval

Parigi impazza al lucore del gas. Simile a una campana a morto
Rintocca un’ora. Cantate! Folleggiate! La vita è corta,
Tutto è inutile, - e aguzzate gli occhi, lassù, la Luna sogna
Scostante come ai tempi in cui l’uomo non c’era in giro.

Ah! Che destino banale! Tutto brilla e poi svanisce,
Adescandoci d’infinito con il Vero e l’Amore maiuscoli;
E così andremo, finché madre terra
Esploderà come altri pianeti senza lasciare segno.

E al sottoscritto quanti giorni restano da vivere?
Mi butto per terra, grido, rabbrividisco.
Davanti ai secoli ritenuti d’oro per sempre sonnacchiosi
Nel Nulla senza cuore dal quale non c’è un Dio che ci salvi.

Ed ecco che nella notturna quiete ascolto
Un trepestio sonoro, un sempliciotto canto melanconico
D’un operaio di ritorno dalla festa che cerca ubriaco
Qualche derelitto cantuccio.

Oh! la vita è troppo triste, incurabilmente triste!
Nelle feste comandate e terrene ho sempre singhiozzato!
“Vanità, vanità, tutto è vanità!”
-E poi pensavo tra me: dove saranno finite le ceneri
del cantore dei salmi?”



[SM=x629244]
@Ljuba@
00mercoledì 12 aprile 2006 13:11
Ma...figurati, Ch@rlot, che mi ero dimenticata di questo poeta.. [SM=g27823]
Due notine sulla sua ahimè breve vita...

Jules Laforgue nacque a Montevideo nel 1860. Studiò a Tarbes e a Paris, divenne collaboratore della «Gazette des beauxarts» e di altri giornali. Amico di Gustave Kahn e di Paul Bourget , e grazie al loro appoggio ottenne l'incarico di lettore dell'imperatrice Augusta a Berlin, dove rimase negli anni 1881-1886. A Berlin sposò una giovane inglese. Morì di tubercolosi dopo un anno di matrimonio, a Paris nel 1887.

Durante la sua breve esistenza pubblicò solo due raccolte di versi: I lamenti (Les complaintes, 1885) e L'imitazione di Nostra Signora la Luna (L'imitation de Notre-Dame la Lune, 1886). Nel 1890 apparve una raccolta postuma, Gli ultimi versi (Les derniers vers) comprendente tra l'altro Il concilio delle fate (Le concile féerique) del 1886. Racconti filosofici in prosa sono le se Moralità leggendarie (Moralités légendaires, 1887). Notevoli i saggi critici su Baudelaire e Corbière.



Ecco scende la sera, dolce al vecchio lascivo.
Murr il mio gatto siede come araldica sfinge
contempla, inquieto, con la sua pupilla fantastica
viaggiare all'orizzonte la luna clorotica.

E' l'ora nella quale l'infante prega, dove Parigi-fogna
getta sul pavimento dei viali
le sue falene dai seni freddi che, sottola luce spettrale
del gas, l'occhio che fiuta un maschio casuale.

Ma, presso il mio gatto Murr, sogno alla finestra.
Penso a bambini che ovunque, in questo istante, sono nati.
Penso a tutti i morti sotterrati oggi.

E mi figuro d'essere in fondo al cimitero,
e entrando nelle bare, mi metto al posto
di quelli che qui passeranno la loro prima notte. "

( 'La Prima Notte', da Singhiozzi della terra)


Ciao
Ljuba
E' inutile piangere sul latte macchiato.

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