L'angoscia del quotidiano - Edvard Munch

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ulululante
00venerdì 29 aprile 2005 09:08
Vi riporto dei dati tratti da un articolo trovato su internet relativo a Munch, l'artista dell'urlo, per intenderci[SM=g27817]
Personalmente non è tra i miei preferiti, ma sapendo che ai più è noto ho pensato di postare qualcosa sull'antologia a lui dedicata

Il Complesso del Vittoriano di Roma accoglie una retrospettiva dedicata a Edvard Munch, considerato il padre dell'Espressionismo. Sessanta dipinti e 50 grafiche ricostruiscono la sua carriera di pittore, che al naturalismo ha preferito la psicanalisi.

Notizie utili - "Munch 1863-1944", dal 10 marzo al 19 giugno 2005. Complesso del Vittoriano, via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali), Roma. La mostra è curata da Øivind Storm Bjercke e Achille Bonito Oliva.

Orari: lunedì-giovedì, 9:30-19:30, venerdì-sabato, 9:30-23:30, domenica 9:30-20:30.
Ingresso: intero €9 - ridotto €7.
Informazioni: tel. 06-6780664.
Catalogo: Skira



loshrike
00venerdì 6 maggio 2005 11:00
L'urlo è stato rubato, e scusami il commento un poò profano, è un quadro eccezionale per ciò che rappresenta ma a livello visivo a me non piace.. lo trovo angosciante e penso che fosse proprio questa l'intezione del caro Munch..

Losh
@Ljuba@
00martedì 20 giugno 2006 20:49
A me invece piace...tantissimissimo [SM=g27828]

Un pò di notizie biografiche.

Edvard Munch (1863-1944) è senz’altro il pittore che più di ogni altro anticipa l’espressionismo, soprattutto in ambito tedesco e nord-europeo. Egli nacque in Norvegia e svolse la sua attività soprattutto ad Oslo. In una città che, in realtà, era estranea ai grandi circuiti artistici che, in quegli anni, gravitavano soprattutto su Parigi e sulle altre capitali del centro Europa.

Nella pittura di Munch troviamo anticipati tutti i grandi temi del successivo espressionismo: dall’angoscia esistenziale alla crisi dei valori etici e religiosi, dalla solitudine umana all’incombere della morte, dalla incertezza del futuro alla disumanizzazione di una società borghese e militarista.

Del resto tutta la vita di Munch è stata segnata dal dolore e dalle sofferenze sia per le malattie che per problemi familiari. Iniziò a studiare pittura a diciasette anni, nel 1880. Dopo un soggiorno a Parigi, dove ebbe modo di conoscere la pittura impressionista, nel 1892 espose a Berlino una cinquantina di suoi dipinti. Ma la mostra fu duramente stroncata dalla critica. Egli, tuttavia, divenne molto seguito ed apprezzato dai giovani pittori delle avanguardie. Espose nelle loro mostre, compresa la celebre Secessione di Vienna del 1899. Il sorgere dell’espressionismo rese sempre più comprensibile la sua opera. E al pari degli altri pittori espressionisti fu anche egli perseguitato dal regime nazista che dichiarò la sua opera «arte degenerata». 82 sue opere presenti nei musei tedeschi vennero vendute. Egli morì in piena guerra, nel 1944, presso Oslo, lasciando tutte le sue opere al municipio della città.

Nell’opera di Munch sono rintracciabili molti elementi della cultura nordica di quegli anni, soprattutto letteraria e filosofica: dai drammi di Ibsen e Strindberg, alla filosofia esistenzialista di Kierkegaard e alla psicanali di Sigmund Freud. Da tutto ciò egli ricava una visione della vita permeata dall’attesa angosciosa della morte. Nei suoi quadri vi è sempre un elemento di inquietudine che rimanda all’incubo. Ma gli incubi di Munch sono di una persona comune, non di uno spirito esaltato come quello di Van Gogh. E così, nei quadri di Munch il tormento affonda le sue radici in una dimensione psichica molto più profonda e per certi versi più angosciante. Una dimensione di pura disperazione che non ha il conforto di nessuna azione salvifica, neppure il suicidio.

Questo è il mio quadro preferito.

La Madonna di Munch



Il tema della sensualità ha in Munch un carattere mai allegro. In questa immagine, la donna ispira un qualcosa di torbido e peccaminoso. Nella sua dimensione misogina, Munch lega la sessualità al peccato non per motivi etici, ma perché, per lui, eros e morte sono la stessa cosa. Come dire che non può esistere piacere senza dolore, e tutto ciò che sembra farci felice, in realtà ci porta sempre sofferenza. Questa visione pessimistica viene accentuata nella prima versione del quadro, dove sulla cornice egli disegna degli spermatozoi e un feto. Il peccato legato al piacere giunge quindi a minare l’atto stesso del ricreare la vita.


(dal sito di francesco morante)



[SM=g27822]
Ljuba
@Ljuba@
00mercoledì 21 giugno 2006 21:16
Pubertà


La figura della ragazza nuda, seduta sul bordo del letto, è una delle più famose della produzione di Munch. Non vi è alcun compiacimento sensuale in questo nudo, anzi, l’immagine trasmette, ad uno sguardo più attento, un intenso sentimento di angoscia. Il nudo, in questo caso, è allegoria di condizione indifesa, soprattutto da parte di chi è ancora giovane ed acerbo, nei confronti dei destini della vita. E che ognuno ha un destino che lo aspetta, in questo quadro è simboleggiato dall’ombra che la ragazza proietta sulla parete. Non è un’ombra naturale, ma un grumo nero come un fantasma che si materializza dietro di noi, senza che possiamo evitarlo: è un po’ il simbolo di tutti i dolori che attendono chi vive.

1894

Inquietante...oserei dire... [SM=g27832]

[SM=g27822]
Ljuba

@Ljuba@
00venerdì 23 giugno 2006 09:57
Sera sulla via Karl Johann


1892

La passeggiata lungo un viale cittadino di Oslo è occasione per Munch di mostrare cosa egli pensa dei cittadini borghesi in genere: un’umanità spiritualmente vuota che come zombi vive senza realmente vivere. Il quadro ha un’atmosfera anche gradevole, con i suoi toni saturi che rendono efficacemente la suggestione dell’ora serale, e ciò crea un contrasto ancora più stridente con l’immagine cadaverica dei passanti che, più che passeggiare, sembra stiano seguendo un funerale.
[SM=g27822]
Ljuba
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