La Processione. IV° parte..

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loshrike
00venerdì 30 giugno 2006 12:59
Nel frattempo, un pò barcollando un po’ inciampando e sempre infastiditi dal caldo, erano arrivati presso il lavatoio dove le pie donne avevano approntato un tavolino dove posare la madonna in modo che tutti potessero “tirare il fiato”, e mentre il curato continuava a snocciolare le sue litanie, sostituire i portantini stanchi. Nessuno di questi prese in considerazione l’idea di non essere sostituito, faceva troppo caldo, dato poi che la processione sarebbe passata davanti alla cantina del buon Vittorio qualcuno aveva già preso in considerazione l’idea di fermarsi un attimo a “pregare” anche a questa “cappella” che tanto il buon Dio avrebbe chiuso senza dubbio un occhio su un peccatuccio tanto veniale. Il buon Dio senza dubbio, sicuramente però la stessa cosa non avrebbero fatto le varie consorti e comari al seguito che dei “beoni” avevano ottima conoscenza anche al momento nessuna avrebbe fiatato preferendo rimandare i lamenti una volta lontano da orecchie indiscrete… “se poi fosse mai possibile in questo paese” pensava la Dorina, moglie del postino, uno dei più assidui frequentatori della cantina del Vittorio. Nereo,il postino appunto, era uno dei più ammirati bevitori del paese, difficilmente lo si era visto ubriaco tanto che la sua prodigiosa capacità di reggere il vino era diventata proverbiale oltre all’innata bravura con le carte e una certa propensione agli schiaffi ogni volta che durante una partita la discussione su una certa carta, giocata bene o male a seconda delle opinioni, lo faceva perdere per pochi punti ed era dunque costretto, secondo regole ferree stabilite in partenza, a pagare d bere agli avversari… oltre naturalmente a sopportare le scorno. Epiche e a tratti leggendarie erano diventate le partite del sabato sera che si protraevano fino a tarda notte e che spesso, come abbiamo detto, finivano con una bella scazzottata che molto infastidiva i vicini e che più di una volta aveva necessitato dell’intervento dei Carabinieri per evitare, agli stessi, bravi cittadini di perdere il sonno. Da questo punto di vista il buon postino, forte delle lunghe camminate per i vari passi di montagna prima con il nonno e poi con il padre, era diventato una sorta di leggenda sul confine dato che nessuno, o forse è meglio dire “veramente pochi” ne conosceva l’identità; in secondo luogo perché il buon Nereo dopo aver passato tutta la notte a scarpinare tra l’Italia e la Svizzera si presentava puntualissimo al lavoro a differenza di molti “colleghi” che dormivano fino a tarda ora e poi scialacquavano le loro fortune nei bar vantandosi delle prodezze notturne e ricoprendo di regali le numerose “fidanzate”. Nereo non era avaro e poca o nessuna importanza dava al denaro ma come tutte le persone con un briciolo di sale in zucca aveva capito che una “mancia” al momento gusto poteva risolvere qualsiasi grana penale o civile che fosse e le guardie che spesso lo inseguivano si erano poi ritrovate con in tasca una discreta somma e qualche pacchetto di sigarette che, si sa, nelle lunghe ore di fatica alla ricerca di ladri e contrabbandieri tornavano utili quando era il giusto momento di riposare e magari chiudere un occhio… ma questo solo perché il fumo a volte vi entra li fa lacrimare impedendo, sempre alcune volte, di “vedere”. Ironia della sorte suo cognato Rocco era proprio una guardia di confine ed anche una delle poche persone che conoscevano la doppia vita del buon postino. Quello stesso Rocco che ora sorridendo un po’ accaldato gli stava dando il cambio quale portantino della povera e impolverata Madonna. Rocco come tutti sapevano se non ci fosse stata la guerra sarebbe diventato forse uno dei più grandi giocatori di pallone, lui stesso raccontava con una certa amarezza di quel “provino” ufficiale in cui era stato preferito al grande Gigi Riva, ma la Patria lo aveva chiamato e lui aveva risposto “presente”. Ferito ad una gamba non aveva potuto fare altro che tornarsene a casa e cerare un impiego che gli permettesse di allevare i cinque pargoli che il buon io aveva deciso di donargli. Qui una parte importante aveva avuto quel suo inusuale cognato che non mancava mai di coprire i nipotini di regali e la sorella di ogni genere di cosa che gli necessitava. Rocco sapeva benissimo che non lo faceva per accattivarsi la sua simpatia o per pretendere una complicità che tra le altre cose lui non gli avrebbe mai negato, no suo cognato era semplicemente refrattario ad ogni cupidigia e se avesse dovuto dare ogni centesimo che possedeva per aiutare un infelice lo avrebbe fatto con tutto il cuore. Lo stesso don Germano soleva appellarsi, nel segreto del confessionale, a quella che lui definiva: “La Divina Provvidenza” perorandola causa di quel contadino a “cui il raccolto era andato male a causa della siccità” oppure “quella vedova a cui era morta la vacca e non aveva nulla con cui sfamare i figli” per non parlare di “quella moglie il cui mari tra molto malato e solo alcune medicine molto costose potevano ridare la salute”. La “Divina Provvidenza” ascoltava senza profferire parola e senza promettere ne dare nulla ma dopo qualche giorno si veniva a sapere che il contadino aveva ricevuto una piccola eredità da un lontano “zio d’America”; la vacca ammalata della povera vedova era stata confiscata da un non meglio specificato “ufficio sperimentale di igiene che aveva però provveduto a sostituirla con una molto più giovane ed un vitellino.. “giusto per ringraziarmi della segnalazione che ho fatto evitando un epidemia” così raccontava felice la povera donna e anche se un po’ dubbiosa non osava confidarsi con nessuno se non con il Parroco; il povero malato riceveva le medicine che gli occorrevano e in più una piccola pensione di invalidità che gli avrebbe permesso di rimettersi in salute con calma e poi ricominciare a lavorare. Tutte queste buone notizie le portava sempre Nereo il postino e per tutti il solo vederlo arrivare era sintomo che le cose sarebbero cambiate per il meglio nel giro di pochi minuti rincontrandolo pi avevano tutti un cenno di saluto o di ringraziamento s non addirittura di affetto per quell’uomo che sempre recava quello che a molti pareva un “intervento Divino”. Ecco dunque spiegata la complicità mista a profonda amicizia della nostra guardia e se qualcuno avesse avuto da dire o ridire mai n paese se ne ebbe notizia. Riposati che furono Parroco, portantini e paesani, dopo una breve benedizione la processione ripartiva, la polvere si era lentamente posata, il sudore era stato terso e si poteva dunque approssimarsi sulla strada acciottolata che avrebbe in parte mitigato le fatiche di tutti i partecipanti. Come abbiamo detto la processione riprese la sua strada e qualche anima smarrita attardò brevemente a cercare conforto nell’osteria del buon Vittorio il quale aveva avuto l’accortezza di abbassare la serranda ma di lasciare la porticina sul retro aperta ai poveri “affaticati” e mescendo qualche bicchiere in tutta fretta sussurrava d far presto che anche lui avrebbe voluto e dovuto seguire a processione ma che la sua bontà d’animo nei loro confronti gli avrebbe di sicuro fatto perdere quell’indulgenza a cui tanto teneva e per cui così tanti ceri la “sua Marisa” aveva acceso nella chiesa del paese e molti altri avrebbe acceso nella chiesetta arroccata sopra la montagna, destinazione dell’attuale processione. Certo prendeva molto seriamente a questione della grazia chiesta alla Madonna ma questo non gli impediva di guadagnare comunque qualche spicciolo.. “..che il futuro on dato sapere cosa ci riserva” soleva ripetere a tutti ed anche a se stesso. L’indulgenza a cui anelava tanto il povero Vittorio non era poi cosa tanto semplice, persino la più volte citata “Divina Provvidenza” avrebbe avuto qualche difficoltà ad accontentarlo, sempre poi che la Signora Marisa fosse stata d’accordo e in definitiva nemmeno in questo caso si avrebbe avuto la certezza del buona riuscita della “Grazia”. Ci si doveva rivolgere molto più in Alto e l’oste non aveva alcuna remora a tentare ogni strada pur di vedere esaudito il suo desiderio di paternità, arrivando addirittura ad inviare settimanalmente ai frati del vicino convento ogni genere di ben di Dio confidando nelle preghiere che i santi uomini non lesinavano affatto anche se in un angolo del loro cuore speravano che il buon Dio pur muovendosi a compassione non avesse troppa fretta di concedere la suddetta grazia. Vittorio come abbiamo detto era un oste, il padre e il nonno erano oste e così via sino a perdere persino la memoria degli avi che avevano brillantemente svolto il suddetto compito, egli stesso non poteva nemmeno immaginare di interrompere una simile dinastia per cui ogni giorno il primo pensiero che lo assaliva era appunto la tanto attesa nascita del futuro erede di una così nobile casata. Spesso e volentieri, tra un bicchiere da lavare e un cliente da servire, non poteva fare a meno di pensare con angoscia all’infame avverso destino. Ormai tutti in paese conoscevano l suo cruccio e molti erano i suggerimenti e i consigli, spesso solo per burla, che i paesani gli ammannivano convincendolo a tentare ogni sorta di “rimedio”. Molti erano i suggerimenti e seri o meno che fossero Vittorio non mancava mai di seguirli, dal legare con un nastro il testicolo destro al bagno in acqua gelida in cui macerare foglie di ortica, dal “tentare” l’ingravidamento in un notte di plenilunio al sorseggiare assurdi e putrescenti “beveroni”; tutto era lecito pensare e provare. Un bel giorno Alfio il fattore si era presentato, in combutta con le canaglie del paese, al povero Vittorio con un quarto di una certa pastiglia che di norma soleva somministrare al toro durante la monta in modo da poter “coprire” più vacche possibili. “se funziona per un toro una pastiglia intera, con un quarto riuscirai sicuramente a fare il tuo dovere… ehh.. vedrai che poi mi ringrazi..” così aveva esordito con il povero Vittorio che dopo qualche tentennamento e pochi dubbi si era deciso a ingurgitare anche quella magica pastiglia.


Loshrike... continua..
Ahamiah
00venerdì 30 giugno 2006 13:18
..povero Vittorio [SM=g27813]
loshrike
00venerdì 30 giugno 2006 13:25
Re:

Scritto da: Ahamiah 30/06/2006 13.18
..povero Vittorio [SM=g27813]



Povero davvero.. se poi leggerai cosa gli capita in seguito.. comunque questa è una storia che dalle mie parti dicono sia realmente accaduta... non ho testimonianze certe ma l'ho sentita raccontare più di una volta..

Losh [SM=g27828]
sole281
00venerdì 30 giugno 2006 14:13
leggo e ricordo...chissà come mai?

A volte,nelle frasi che scrivi, rivedo alcuni volti,segnati dalle rughe o bruciati dal sole...rivedo mani callose degli uomini di campagna...rivedo vesti,quasi sempre nere di donne troppo presto diventate vedove...forse nn ci azzecca nulla con quello che scrivi...ma la mia mente fa questo.... [SM=x629186]
Keko01
00venerdì 30 giugno 2006 14:28




keko [SM=g27811]
sole281
00venerdì 30 giugno 2006 14:32
keko di meglio nn potevi mettere...bravisssssssssssssimo anche tu!!!! [SM=g27838]
ariel.46
00venerdì 30 giugno 2006 14:50

Grande Losh,
sempre meglio. A quando la prossima... anche se aspettare ha i suoi vantaggi.
Un abbraccio. [SM=x629187]
Ariel. [SM=x629140]
loshrike
00mercoledì 5 luglio 2006 15:45
Re:

Scritto da: Keko01 30/06/2006 14.28




keko [SM=g27811]



keko non riesco a capire se sono io che descrivo i tuoi quadri senza averli visti o tu che dipingi le parole che scrivo prima di averle lette... oltre ai complimenti per il bellissimo quadro, li meriti tutti, mi fa piacere notare la comunanza di intenti e intensi sentimenti..

losh [SM=g27821]
loshrike
00mercoledì 5 luglio 2006 15:47
Re:

Scritto da: ariel.46 30/06/2006 14.50

Grande Losh,
sempre meglio. A quando la prossima... anche se aspettare ha i suoi vantaggi.
Un abbraccio. [SM=x629187]
Ariel. [SM=x629140]


Grazie mille.. doveva essere un semplice racconto e mi sto accorgendo che sta diventando un libro.. merito senza dubbio di tutti voiamici che mi leggete e che mi sollecitate sempre una nuova puntata..

Losh [SM=x629128]
@Ljuba@
00mercoledì 5 luglio 2006 16:09
La cosa che mi colpisce di più, nei tuoi racconti, caro Losh...è il ritmo.

Già.
Considera che io sono un'appassionata di musica etnica, araba e musica tzigana...ritmi caldi, compulsivi..

Li adoro.
Bè, i tuoi racconti hanno ritmo.

Sono sincopati.

Quando si scrive a lungo, col discorso indiretto, e in terza persona, si rischia sempre di...spersonalizzare, di freddare il racconto.
Tu no.
Questo rischio non lo corri. Perchè hai ritmo nello scrivere..
Una serie di immagini, sensazioni, poi frasi, poi di nuovo immagini..., perfino nelle elissi...non c'è vuoto.
I sensi, i sentimenti, i ritmi...tutto legato, tutto sincopato.
A un personaggio segue un altro personaggio.
bello...e difficile da ottenere, come effetto.
Mi sono permessa di scendere nei particolari...perchè :
primo, ho finito il corso [SM=g27828] così si vede che ho imparato qualcosa... [SM=x629183]

No, no, battute a parte...non riuscivo a trovare le parole per spiegarti cosa mi piacesse in loro, e...adesso ci sono riuscita.
Spero di essere riuscita a trasmettertelo.

Complimenti.
[SM=x629186]
loshrike
00mercoledì 5 luglio 2006 16:29
E' molto difficile per me esprimere la soddisfazione che le tue parole mi hanno dato.. un riconoscimento, il tuo, molto gradito..
Grazie

Losh [SM=g27821]
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