La macchia

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Eresseie
00giovedì 22 marzo 2007 20:45
Premessa:Non ho tecnica,probabilmente infilo qua e la anche un sacco di errori di grammatica...Scrivo di getto,senza pensare e a volte proprio per NON pensare! [SM=g27823]



La macchia non se ne andava.
Seduta sul pavimento della sua stanza da ore, con l’abito fra le mani, la ragazza osservava l’orribile macchia rossa che deturpava il prezioso tessuto.
Aveva sfiorato con il dito l’elegante ricamo, le perle lucenti e per un attimo si era lasciata conquistare dalla bellezza della seta, finché alzando gli occhi verso la finestra aveva capito che ormai il sole era già alto, che ormai era già tardi.
E quella maledetta macchia non se ne andava.
Per un attimo pensò che non importasse.

Del resto è solo una macchia, una piccola insignificante macchia.

Le vennero in mente i gigli bianchi della chiesa, il bouquet di piccoli fiori rosa, il violinista con la sua Ave Maria provata e riprovata sino alla nausea, il tappeto rosso al centro della navata…e i parenti, gli amici, i genitori e la sua testimone così felice del suo ruolo e del suo abito verde smeraldo…e tutte le parole di felicità dette e tutte le promesse d’amore fatte.

E’ solo una piccola macchia, solo una piccola macchia.

Era Sabato e dalla finestra le arrivò l’eco del mercato.
Ne immaginò i colori e i profumi con intensità quasi dolorosa e con il ricordo camminò assieme alla gente che guardava, toccava e si snodava in interminabili file che vorticavano nella piazza.

L’odore delle pesche

Le tornò alla mente l’odore delle pesche di un altro Sabato, quando il sole le bruciava sulla testa e il cuore le batteva nel petto, quando i colori del mercato mai le erano sembrati così belli e mai lei si era sentita così viva.

Adesso però è tardi.
Fra poco arriveranno il parrucchiere, la truccatrice e tutte le amiche schiamazzanti.
E soverchiato da tutti quei profumi non sentirò più l’odore delle pesche…e schiacciato dalle voci tacerà anche il ricordo.
Tacerà il ricordo, coperto da questa piccola macchia rossa che non se ne vuole andare, come una lacrima indelebile di sangue sul mio abito candido.

Ma è solo una piccola macchia e nessuno ci farà caso.
Andrà tutto bene, oggi c’è il sole.


Come quel Sabato di mercato quando guardandola negli occhi lui le disse che sarebbe stato meglio se si fossero seduti all’ombra degli alberi per ripararsi dal caldo.
Lui le regalò un fiore giallo che lei mise dietro l’orecchio e si sorrisero. Le disse che era bello.
Anche lui era bello, così bello che lei distolse lo sguardo per non piangere, per non dimenticare che avrebbe dovuto essere altrove, che quello non era il suo posto.

Ma è veramente solo una piccola macchia?
E’ così rossa su questo abito immacolato…è così rossa che mi spaventa guardarla.

Rossa come il vino che scorrerà a fiumi al banchetto nuziale.
Rossa come il vino che lasciò cadere sulla tovaglia quella sera al ristorante con gli amici, quando alzando gli occhi vide la sua pelle bianca e sentì qualcosa nel cuore, come uno stormo di farfalle che si solleva in volo, come una folata di vento nuovo.
E poi le telefonate, gli sguardi rubati e la gioia, la gioia grande di sentirsi battere il cuore con intensità tale da restare scolpito ancora nella memoria, come fosse trascorso solo un giorno.

Solo una piccola macchia…solo una piccola macchia…
Adesso indosserò l’abito, poi mi guarderò allo specchio.
Spero di vedermi bella, anche se sento la faccia pesante di trucco.
Mi dovrei struccare, mi dovrei veramente struccare.
Un po’ d’acqua e tutto scivolerebbe via…lunghe lacrime nere lungo le guance, lungo il collo.


Le lacrime nere della rinuncia.
Gli disse addio solo nel suo cuore, perché le parole avrebbero distrutto quella silenziosa magia perfetta. Gli disse addio, parlando agli alberi del viale coperti d’autunno. Gli disse addio guardando l’album di foto che la ritraeva con la persona che avrebbe dovuto amare, senza mai riuscirci veramente.
Gli disse addio osservando silenziosi arabeschi di pioggia sui vetri della finestra, sottili come le catene di paura e razionalità che le legavano i polsi.

Il momento sbagliato…è capitato tutto al momento sbagliato. Ma ormai è tardi, il sole è già alto.
Eppure devo spogliarmi!
Devo togliere la macchia…non ho provato abbastanza…ci vuole più forza…è davvero una brutta macchia…è solo…solo che devo strofinare…devo strofinare ancora, ancora, ancora…finche non se ne andrà!


Seduta sul pavimento della sua stanza ormai da ore, con l’abito fra le mani, in una splendida mattina di Sabato, la ragazza strofinava l’orribile macchia rossa.
Ma la macchia non se ne andava.
La macchia non se ne andava.
Icarius
00venerdì 23 marzo 2007 13:16
Bella per come l'hai scritta e per quello che trasmette.
Sai che dico sempre quello che penso...
E so che la tristezza che attraversa le parole di questo racconto è un preludio a qualcosa di bellissimo... [SM=x629186]

PS:Ottimo il dipinto che hai scelto per illustrare il tuo racconto...del resto,la pittura è il tuo campo... [SM=x629216]

[Modificato da Icarius 23/03/2007 13.18]

chicom
00lunedì 26 marzo 2007 15:48

nn lo si può certo definire racconto senza makkie, eh eh, ma scorre bene e lo si legge senza stancarsi sino alla fine

[SM=g27811]

Eresseie
00lunedì 26 marzo 2007 20:53
Re:

Scritto da: chicom 26/03/2007 15.48

nn lo si può certo definire racconto senza makkie, eh eh, ma scorre bene e lo si legge senza stancarsi sino alla fine

[SM=g27811]




Hahahahahaha Chicom! [SM=g27824]
Dovresti vedere quando mangio... [SM=g27819]
loshrike
00giovedì 29 marzo 2007 14:04
Potrei dire: "l'eterno conflitto tra la donna e la macchia".. non lo dico è un luogo comune abusato.
Poverina, avrei preferito che alla fine trovasse una soluzione ma il racconto fila ugualmente.. mi è piaciuto.
Come ha già detto qualcuno.. ottima la scelta del dipinto.

Losh [SM=g27822]
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