Le confessioni di Maria.

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=Lelahel=
00venerdì 11 agosto 2006 07:52

Il primo regalo della sua Vita: questo nome breve come un soffio, due sillabe che pronunciate nel vento sembrano disperdersi veloci nel vento, ma che la storia concreta dell’essere umano hanno reso così importante, troppo denso di significati..

Non aveva mai capito perché i genitori amino sguinzagliare la loro fantasia per le vie più strane della loro fantasia, quanti nomi assurdi o troppo importanti riemergono da dai meandri del loro inconscio freudiano, dagli istinti che riversano sulle anime inconsapevoli che su cullano nei ventri delle loro madri.

E sì loro, questi esserini indifesi, se lo portano poi addosso per sempre questo “marchio”.
Non è indelebile, ma molte troppo volte la superficialità delle persone che il destino ci avvicina, si soffermano alle prime pagine del nostro libro, alla superficie del nostro mare e non ne esplorano le profondità dell’intimo.

Ma la sorte…il suo cammino le avevano pure regalato in sorte un carattere proprio contrario al nome. Era una sfida?: l’aspetto, l’anima; l’etichetta e il sapore.


[continua] ..

[SM=x629244]
=Lelahel=
00venerdì 11 agosto 2006 16:21
continua..
[SM=x629244]


Capelli corvini, come uccello di rovo, un corpo flessuoso le cui movenze scatenavano gli sguardi e le fantasie dei paesani; seni piccoli, che lasciavano intravedere una forma perfetta, libera, fiera e quel turgore perenne quasi una brezza le sfiorasse persistente sotto la veste o una passione la possedesse naturalmente, da sempre.
Occhi verdi intensi, che solo a chi conosceva i passi del suo intimo rivelava i cambiamenti di umore o, rifletteva gli umori del tempo.
La sua voce squillante, calda e sensuale aveva a volte fatto più breccia nei cuori che il suo aspetto; sorrideva alla vita, a dispetto dei giorni grigi, dei dolori.

La sorte però non si era fermata qui con al sua sfida.
La sua città, un paesino medievale, decaduto, abitato quasi oramai da ombre, del passato illustre, che popolavano i racconti all’ombra dei focolari o le fantasie dei giovani che immaginavano intrighi di sangue e amori passionali.
Oramai ai margini di una grande metropoli ne rappresentava la decadenza sprofondata nell’oblio di fronte al progresso materiale dell’uomo, il morire della storia rispetto al presente o alla chimera del futuro.

Lei uccello di rovo che sognava l’aquila, aveva le ali tarpate dai genitori che ancora in fasce ne avevano percepito la natura ribelle e forse per egoismo, le avevano impartito una educazione rigorosa in sintonia con il nome che le avevano imposto.

Cercava sempre nei pochi momenti di libertà di abbandonare le sue fantasie al vento o molto più concretamente ad un computer, regalo inaspettato di un concorso di componimento; queste parole che si immaginava fluttuare nel vento, entrare nelle case, combinarsi misteriosamente ai desideri di altri esseri, per caso, attrazioni fatali l’aveva affascinata da subito…

[SM=x629244]

[continua]..

=Lelahel=
00sabato 12 agosto 2006 08:10
continua...
In paese non si parlava che del nuovo prete; arrivato da poco, a sostituire il vecchio prete andato in pensione e per fortuna; oramai le sue prediche erano una lagna che componeva il telo delle penitenze inflitte da sua madre al suo spirito ribelle.
Qualcuno aveva visto dei movimenti nei pressi della canonica e le era sembrato intravedere una figura atletica giovane, non certo anziana,.

Chi possa desiderare, seppur uomo di chiesa, chiudersi in questo posto desolato, quasi dimenticato pure da Dio. Otre tutto la Maria che vi avrebbe trovato, non faceva certo onore al suo nome.

La sua mente, spontaneamente si lanciò in una gara di supposizioni: fuga dalla città, meditazione, punizione di un rigido vescovo, fuga da una passione….

Il suo cuore non era mai stato così profondamente di nessuno; era libera di andarsene anche solo con mente non appena lo avesse desiderato; tutti l’avevano lasciata fare perché oltre ogni dubbio percepivano subito che l’avrebbero persa al primo tentativo di bloccarla accanto a loro.

Per questo ricordava con piacere le poche relazioni intense ma libere che aveva vissuto.
Non era mai stata imprigionata. Era riuscita a non farsi mai coinvolgere troppo e al momento opportuno era sempre sfuggita, la sua mente governava il sentimento.

Però non poteva dimenticare quel ragazzino conosciuto durante il periodo del collegio, l’unico lontano dalla sua casa.

Eppure proprio lì, era spesso fuggita al controllo rigido e carcerario delle suore.
Si incontrava con Pietro, al caffè, di mattina presto quando le suore si ritiravano nelle meditazioni del crepuscolo del mattino.

Non ricordava più le sue fattezze, del resto non aveva importanza alcuna; era uno scambio puro di due spiriti desiderosi di avventura, discoprire la Vita e con questa se stessi.

Solo i suoi occhi erano ancora vivi nel ricordo; erano scuri, profondi ; era lì che le due giovani anime si incontravano, perché anche gli occhi di Pietro cambiavano e a volte diventavano quasi verdi relegando il marrone a contorno della pupilla.
Era in quei momenti, con gli occhi fratelli, che Maria e Pietro volavano sulle ali delle loro fantasie, desiderosi di lasciare un segno forte.

Erano uniti, ma erano liberi, è questo che lei ricordava nel suo cuore. Felici di stare assieme perché non vi era costrizione, ma anzi una comunione spontanea che accresceva
le potenzialità di entrambi.
C’era stato, tra loro, solo un abbraccio, intenso, puro, senza parole, al momento del commiato di Maria dal collegio. Senza tristezza, come un augurio reciproco di due anime libere.

Quegli occhi, quei voli liberi, erano diventati nel tempo il suo credo personale,la chiave di lettura della sua vita.

=Lelahel=
00sabato 12 agosto 2006 08:11
continua....
In paese non si parlava che del nuovo prete; arrivato da poco, a sostituire il vecchio prete andato in pensione e per fortuna; oramai le sue prediche erano una lagna che componeva il telo delle penitenze inflitte da sua madre al suo spirito ribelle.
Qualcuno aveva visto dei movimenti nei pressi della canonica e le era sembrato intravedere una figura atletica giovane, non certo anziana,.

Chi possa desiderare, seppur uomo di chiesa, chiudersi in questo posto desolato, quasi dimenticato pure da Dio. Otre tutto la Maria che vi avrebbe trovato, non faceva certo onore al suo nome.

La sua mente, spontaneamente si lanciò in una gara di supposizioni: fuga dalla città, meditazione, punizione di un rigido vescovo, fuga da una passione….

Il suo cuore non era mai stato così profondamente di nessuno; era libera di andarsene anche solo con mente non appena lo avesse desiderato; tutti l’avevano lasciata fare perché oltre ogni dubbio percepivano subito che l’avrebbero persa al primo tentativo di bloccarla accanto a loro.

Per questo ricordava con piacere le poche relazioni intense ma libere che aveva vissuto.
Non era mai stata imprigionata. Era riuscita a non farsi mai coinvolgere troppo e al momento opportuno era sempre sfuggita, la sua mente governava il sentimento.

Però non poteva dimenticare quel ragazzino conosciuto durante il periodo del collegio, l’unico lontano dalla sua casa.

Eppure proprio lì, era spesso fuggita al controllo rigido e carcerario delle suore.
Si incontrava con Pietro, al caffè, di mattina presto quando le suore si ritiravano nelle meditazioni del crepuscolo del mattino.

Non ricordava più le sue fattezze, del resto non aveva importanza alcuna; era uno scambio puro di due spiriti desiderosi di avventura, discoprire la Vita e con questa se stessi.

Solo i suoi occhi erano ancora vivi nel ricordo; erano scuri, profondi ; era lì che le due giovani anime si incontravano, perché anche gli occhi di Pietro cambiavano e a volte diventavano quasi verdi relegando il marrone a contorno della pupilla.
Era in quei momenti, con gli occhi fratelli, che Maria e Pietro volavano sulle ali delle loro fantasie, desiderosi di lasciare un segno forte.

Erano uniti, ma erano liberi, è questo che lei ricordava nel suo cuore. Felici di stare assieme perché non vi era costrizione, ma anzi una comunione spontanea che accresceva
le potenzialità di entrambi.
C’era stato, tra loro, solo un abbraccio, intenso, puro, senza parole, al momento del commiato di Maria dal collegio. Senza tristezza, come un augurio reciproco di due anime libere.

Quegli occhi, quei voli liberi, erano diventati nel tempo il suo credo personale,la chiave di lettura della sua vita.

[SM=x629244]
=Lelahel=
00sabato 12 agosto 2006 11:43
continua....
Ora c’era quella vita monotona, ma che le concedeva dei moneti di solitudine e libertà che una metropoli mai le avrebbe potuto regalare.
Il suo spirito teneva ancora salde le briglie della sua esistenza.
La scuola, qualche insegnante illuminato, che sapeva dare oltre alle pagine dei libri, le aveva regalato una sensazione profonda che la confortava nella sua volontà: la libertà, il libero arbitrio, il destino, forse erano aspetti diversi, ma necessari di un concetto unico.

Forse stava troppo aspettando il momento magico, lasciandosi trasportare da amori fugaci, passioni violente come una fiamma, che prima o poi si spegne o dal proprio innato senso creativo che l’aveva trascinata sulla tela, ritraendo paesaggi della sua terra, volti scavati di contadini, bevitori e volti immaginati di anime travagliate.

Ora c’era la novità del prete della canonica sul colle degli ulivi e, come ogni vota, Maria si fece trascinare dal vortice delle congetture, delle fantasie di emozioni forti.
Erano passati gli anni dal collegio, era una donna ancora giovane, ma il suo spirito non poteva abbandonare quella linfa che le aveva permesso di essere ancora un essere fresco, forte, vivo in ogni fibra.

La novità, il ricordo di trame di film peccaminose l’attrasse irrimediabilmente, ancora una volta nel vortice del suo “gioco”.

La confessione sì, sarebbe stata la scena ideale per la sua trama.

All’imbrunire, tonalità del giorno complici di intenzioni nascoste, ma orario consueto del confessionale, si recò alla canonica.
Pungente era la curiosità di scoprire un essere umano un po’ “speciale” e sperimentare, nel contempo, le sue “arti”su di lui.

Era in anticipo, voleva essere la prima , colpire la freschezza della sua prima confessione del giorno; era disposta ad aspettare.
Vide, con sorpresa, il lato del confessore chiuse, segno che il confessore era in attesa..

Si sedette dritta di fronte a lui, i suoi occhi vispi, intensi non l’avrebbero certo tradita dietro ad una grata.
Lui ..dall’ombra - intuiva fosse di fianco - era di certo alto, dall’altezza del suo viso, ma non riusciva a immaginarne le fattezze del viso.

Aspettava con ansia di catturare il suono della sua voce,…era giovane,.. vecchio, seducente … avrebbe cominciato con il classico “Figliola, cosa di ha portato qui, da quanto non ti confessi,..” -….e poi, ..poi… a sentire i peccati dell’anima persa il “classico” - “ quante volte figliola, dimmi quante volte…”.

Sperò ardentemente non fosse una barba simile, soprattutto perché avrebbe potuto sopire la sua capacità intrigo.

[SM=x629244]
=Lelahel=
00sabato 12 agosto 2006 16:50
oops scusate ho omesso di scrivere
.....pe chi non si è già stufato..

[continua]....per la precisione domani mattina.
[SM=g27828]

=ahamiah=
00sabato 12 agosto 2006 17:26
[SM=x629188]
=Lelahel=
00sabato 12 agosto 2006 19:01
Re:

Scritto da: =ahamiah= 12/08/2006 17.26
[SM=x629188]



troppo gentile !
aspetta .. aspetta
non sono poi così tenero con le donne, anche se a volte è proprio così che ci desiderano.

[SM=x629171]

=Lelahel=
00domenica 13 agosto 2006 08:00
continua....
Niente di tutto ciò, ..lui .. comincio con chiederle episodi della sua infanzia, senza mai entrare in dettagli personale,.. uno scorrere di immagini piacevoli, di sensazioni divertenti, gioiose.
La sua voce, complice la posizione, scorreva calma, quasi si perdesse oltre le cime delle montagne.
Si era questa la sensazione, la sensualità c’era, forse, ma era interna, molto interna..

Provò più volte a scalfire questa impenetrabilità, ma così non l’aveva mai conosciuta; era sempre riuscita a cogliere i punti sensibili del carattere, a toccarli a lasciarli a stringerli ad abbandonarli nel torneo dell’eccitazione.

Così, piano piano, aveva abbassato le armi, si era lasciata andare alle sensazioni ai ricordi che lui le suscitava con naturalezza, alle parole, che ora acquistavano un senso profondo, prive del consueto gioco virtuale cui era abituata.

I suoi occhi, però, restavano un’attrazione irresistibile; erano ciò che la legava ancora al suo disegno iniziale - quasi come ingenua bugia - alla curiosità di quel confessionale.
Anche se rivolti all’esterno emanavano una luce calma e forte al tempo stesso.

Una sera, nel confessionale le sorse repentino, per un attimo il pensiero di Pietro,… Pietro ogni mattina all’alba, quasi fosse l’alba della sua vita ..lui all’imbrunire, la maturità ..; l’uno i sogni, l’altro i ricordi…ma i ricordi potevano riuscire a risvegliare i sogni…l’imbrunire essere il passaggio al sorgere di un nuovo sole, prima che inesorabile la notte cominciasse ad impadronirsi della scena….

Ma le due persone erano così diverse, lo percepiva distintamente dai lineamenti intravisti, dalla voce, dai flussi passionali anche se infantili dell’uno e dalla calma serafica del don, l’intesa era alla pari con Pietro, con ..lui.. sentiva un custode al suo lato era lei che guidava e lui era li al suo fianco ad accogliere le sue richieste.

……così, ad ogni imbrunire, il suo incontro era divenuto una sorta di rito, ma di piacere rinnovato, un sollievo che cominciava a percepire nell’inconscio, una necessità cui non sapeva resistere, ma non le importava…in fin dei conti era sempre uscita da ogni situazione ..appena in tempo…

Senza accorgersi, partendo dai ricordi di infanzia, la vita di lei era scorsa dalla sua bocca, attraverso la grata, al viso di lui.
Non aveva mai aperto così il suo intimo ad una persona, ad un uomo; era una sensualità sottile, la percepiva o forse la desiderava; si scoprì, per la prima volta, a non darvi importanza.

Decise di lasciarsi andare come mai aveva fatto, trascinata da un’attrazione irresistibile, per la prima volta insicura di dominare la situazione, ma il pericolo, almeno quello conosciuto non lo avvertiva.

[SM=x629244]

[continua]...
=ahamiah=
00domenica 13 agosto 2006 09:32
sole281
00domenica 13 agosto 2006 21:21
Maria...una di tante...tante di noi...

Continua peter...c'è una chiave nascosta che vorrei "trovare"...

=Lelahel=
00domenica 13 agosto 2006 22:19
continua....
Rise come da tempo non aveva fatto, pianse. Calde e sincere lacrime liberatorie.
La sorprendeva che la tanto attesa penitenza, non arrivava mai, ma non aveva il coraggio di chiederne il motivo, la incuriosiva, ma era anche uno stimolo a continuare a capire quale sarebbe stata per lei la strada dell’espiazione che ..lui.. le avrebbe disegnato.

Lei, però solo lei, avrebbe voluto tenere la matita in mano !

Quella notte si svegliò di soprassalto, improvvisamente la mente sveglia, lucida, come se il cielo denso di nubi, improvvisamente rivelasse da uno squarcio un mondo sconosciuto o dimenticato nello spirito dell’infanzia.

Aveva vissuto pizzicando la vita qua e là , poi fuggiva, non aveva ancora affondato i passi sul suo cammino, non si era ancora sentita vibrare nel profondo dell’anima, aveva usato le sue doti per stupire, per affascinare, per suscitare il mistero sulla fonte della sua vitalità, di una sensualità spontanea che sembrava nascere dalle viscere della terra.

Sentiva finalmente l’impulso di costruire qualcosa di suo, di convogliare le sue doti in un unico flusso.
L’arte, questa era la sua strada, visualizzò d’improvviso la tela della sua vita esposta alla vista del mondo, per stupire, per dare sfogo alla sua rabbia, alla sua insoddisfazione.
Ora desiderava farne scopo della sua vita, imprimervi ciò che aveva imparato dal rapporto carnale con la natura e dalle relazioni umane, il contrasto di desideri effimeri e di impossibili chimere; darne un messaggio profondo a che sapesse leggere i segnali vibranti nei tratti delle figure.

Aspettò l’alba, desiderava comunicarlo al don, che così paziente l’aveva seguita nelle peregrinazioni del pensiero.
Nelle rare confidenze che lui le aveva fato, le aveva raccontato della sua abitudine di andare sulla collina dell’uliveto a meditare nel crepuscolo del mattino, un sorta di preparazione spirituale alla giornata che lo attendeva, per tornare in tempo alle incombenze necessarie di una canonica che non possedeva risorse finanziarie; così fungeva pure da contadino, ai lavori di piccola manutenzione che una piccola comunità povera per destino, necessitava per poter funzionare.

Durante il tragitto le tessere del mosaico le si componevano davanti con chiarezza.

Capiva, ora, che il gioco della vita che lei aveva avviato per ….la stava legando alla scena stessa per renderla attrice perenne di una commedia ripetuta uguale senza fine.
La tela che stava tessendo da sempre, come padrone delle sue prede, si stava richiudendo su se stessa.

Lui era arrivato al moneto giusto, aveva toccato le corde di un violino dimenticato.

[SM=x629244]

[continua]...
=Lelahel=
00lunedì 14 agosto 2006 07:09
continua....
Ma era lei che aveva ripreso a suonarlo e così anche a ritrovare un sonno ristoratore che le mancava da tempo; la notte, per lei era pregna di desideri fugaci, parole virtuali che si componevano nella sua mente come chimere lontane o eccitazioni incontrollate che oramai faceva fatica a controllare.
Erano parto della sua fantasia, ma avevano acquistato una vita propria.

Avvertiva un sentore acuto di rischio, le piaceva e si sentiva in grado di controllarlo.

Lui come se la conoscesse l’aveva assecondata, quasi complice.

Camminando spedita, sicura, si ricordò improvvisamente di un libro di filosofia orientale, letto tempo addietro e che aveva relegato in un angolo della memoria.
Ora affiorava e comprendeva cosa fosse successo, inconsapevole, nella sua mente e nel suo cuore.

I pensieri, gli stati d’animo degli occidentali, - ricordava – nascono violenti e per nostra stessa natura , appena usciti dai nostri pori, li riprendiamo, possessivi; facciamo crescere la loro forza in noi, avviluppandoli nei ragionamenti contorti della mente, colorati dai dolori o dalle eccitazioni del nostro animo, regalando loro nuova linfa, avvolgendo la spirale dentro di noi fino a renderli illeggibili.

Gli orientali, lasciano uscire il pensiero, gli stati d’animo, lasciando scorrere le sensazioni, osservandole senza che la mente corra a riprenderle.
Così perdono gradatamente la loro forza negativa, si srotolano come un papiro davanti agli occhi, che ora leggono, tranquilli, sicuri.

Non sarebbe più stata capace di uscire dal proprio gioco; un assuefazione che la portava ad entrare consapevole, ogni volta, nel vortice eccitante e ad uscirne con una sorta di senso di sfida vittorioso.
Sì, ne sarebbe sempre uscita, ne era convinta; ma il gioco si sarebbe compiuto all’infinito…

Lui le aveva fatto capire questo, lasciandola agire come se fosse lei il padrone della scena, era stato il burattinaio nascosto, i cui fili, lei, non li aveva mai percepiti.

Lui, pastore di anime, sapeva che doveva stare al suo fianco, era lei che doveva scegliere, anche se inconsapevole, la direzione della propria strada.

Mai si sarebbe fatta guidare !

Le scelte fondamentali, devono essere prese toccando il fondo del proprio io, a volte nel dolore più lancinante, a volte nella lucidità più intensa, ma sempre con totale onestà e coraggio verso se stessi.

Con questi pensieri, corse veloce, con uno stato d’ansia che si accomunava alla conquista appena ottenuta, orgogliosa di condividerlo con chi aveva creduto in lei.


[SM=x629244]

[continua].. [SM=x629181] [SM=x629181]
=Lelahel=
00lunedì 14 agosto 2006 07:14
premessa all'epilogo
Scusatemi se interrompo lo scritto, mi accogo di aver scritto un "papiro", ma non importa.

Prima della ultimo passo del racconto sentivo il bisogno di fare una premessa. Perché chi non si è ancora stufato possa meglio “leggere” tra le righe. A chi non interessa, lasci perdere!

Al di là del numero delle visite; navigazione a casaccio, curiosità, interesse, fiori generosi, ricerca sincera di una “chiave”, sentivo bisogno di chiarire semplicemente, di evitare mali interpretazioni, per quanto possibile, senza megalomanie.

Ho scritto di getto, qualcosa che sentivo, prima di partire, mi accorgo che è piena di errori di battitura, di punteggiature mancanti, di passi da correggere nel contenuto.

Credetemi, però, mi è più difficile scrivere quello che sto scrivendo ora..
-----
Dall’esperienza di alcuni anni, ho recentemente introdotto, nelle lezioni più lunghe una premessa diversa che vorrei utilizzare pure in questo caso.

COSA NON E’

Prima di tutto brevemente, ma seccamente cosa NON si deve leggere tra le righe:

- NON è un esercizio letterario: tanti errori di forma e contenuto; scritto di getto; è il II° racconto che scrivo, senza velleità alcuna
- NON è ASSOLUTAMENTE un “mezz..uccio” per colpire cuori vulnerabili, per giocare con l’animo umano; lo ritengo meschino e un nascondersi dietro un pacco con bei nastrini MA VUOTO., Del resto una poesia è più breve e di effetto..
- NON è un messaggio di Vita, non ne sono all’altezza; credo, spero di essere un essere umano “naturale”, per il quale le masturbazioni mentali sono fini a se stesse

COSA E’ , o meglio, desidera essere e, spero veramente, almeno in parte, di esserci riuscito:

- dare al prossimo ciò che ho, come un alcuni bocconi messi sul piatto con libertà di gustarli o di gettarli nella spazzatura; serve o non serve.. solo questo
- far leggere sulle righe e tra le reghe:
o la fine come un naturale cronologia di fatti
o forse l’emozione crescente, se in parte ci sono riuscito
o la fine come inizio; così intensamente compreso in “11 minuti” di Coelho
o piccoli tasselli separati , da comporre a piacere, del resto la fantasia, la creatività individuale deve essere la massima aspirazione di chi scrive
o un messaggio profondo d’insieme che spero tanto di far giungere
o un piccolo messaggio personale, questo ammetto, ho voluto metterlo


Scusate se vi ho scocciato, grazie della pazienza, ma, non posso, almeno per ora, incontrare i vostri occhi e far “vivere “ meglio le mie parole, ma penso che…”chi vuol esser lieto sia…”

Un saluto e un abbraccio
[SM=x629150]
Peter (Lelahel)

[Modificato da =Lelahel= 14/08/2006 7.16]

sole281
00lunedì 14 agosto 2006 10:39
Peter io non capisco il perchè!
Ogni qualvolta che ti leggo ho notato le tue premesse.

Scrivi ciò che il cuore ,la mente ti dettano,fallo senza dover mettere nessuna premessa...chi sa leggere fra le righe???

In un racconto si possonol eggere migliaia di cose...il racconto alimenta la fantasia,e chi di noi "lettori assidui" leggendo un bel libri,un bel racconto,non è successo di imedesimarsi,di ritrovarsi attraverso frasi o situazioni?A tutti credo!!!

Leggi anche tu Peter io ieri sera ti ho scritto: maria una di tante tante di noi!

Ciò vale a dire che possiamo essere in molte a ritrovarci nel tuo racconto...questo è un male o cosa da fraintendimento? ASSOLUTISSIMANETE NO!

Lasciaci il piacere di leggerti,non curarti se per rare persone possano nascere dubbi...quelle rare persone non sapranno MAI leggerti...Sii sereno.

E permettimi di scrivere un TI VOGLIO BENE
SENZA NESSUNA PREMESSA!!

Qualcuno fraintende dici? Bene affar suo!!!! [SM=x629186]
=Lelahel=
00lunedì 14 agosto 2006 11:57
Re:

Scritto da: sole281 14/08/2006 10.39
Peter io non capisco il perchè!
Ogni qualvolta che ti leggo ho notato le tue premesse.

Scrivi ciò che il cuore ,la mente ti dettano,fallo senza dover mettere nessuna premessa...chi sa leggere fra le righe???

In un racconto si possonol eggere migliaia di cose...il racconto alimenta la fantasia,e chi di noi "lettori assidui" leggendo un bel libri,un bel racconto,non è successo di imedesimarsi,di ritrovarsi attraverso frasi o situazioni?A tutti credo!!!

Leggi anche tu Peter io ieri sera ti ho scritto: maria una di tante tante di noi!

Ciò vale a dire che possiamo essere in molte a ritrovarci nel tuo racconto...questo è un male o cosa da fraintendimento? ASSOLUTISSIMANETE NO!

Lasciaci il piacere di leggerti,non curarti se per rare persone possano nascere dubbi...quelle rare persone non sapranno MAI leggerti...Sii sereno.

E permettimi di scrivere un TI VOGLIO BENE
SENZA NESSUNA PREMESSA!!

Qualcuno fraintende dici? Bene affar suo!!!! [SM=x629186]



ti ho letta ieri, ho capito, hai colto bene.
Hai colto ilvero di ciò che uni scrive se tenta di non essere superficiale, nessuno può leggere ciò che non è compatibile, perchè non gli interessa NON GLI "PARLA".

Ti voglio bene anch'io senza intrighi, da Amico.
P.
=Lelahel=
00lunedì 14 agosto 2006 23:43
continua....
Lui era stato paziente ….lui non aveva mai chiesto nulla, un offerta per la chiesa, un aiuto nel campi…lui era come se non volesse esistere li davanti a lei come persona….
Questi pensieri le sorgevano pungenti, tumultuosi, mente saliva, impaziente, i gradini del sagrato…

Lui….., ma perché solo ora, dopo l’eccitazione iniziale, pensava a lui così intensamente, …lui era stato una voce oltre la grata per tanto tempo, … quasi impersonale lui….

Lui….lui ….lui…

Giunse alla canonica e l’ansia crebbe con un presentimento strano, di vuoto.

La perpetua sembrava aspettarla, si avvicinò lentamente con uno sguardo sereno, ma triste allo stesso tempo.

Le consegnò una busta, c’era scritto “Per Maria”.

L’aprì come impietrita, lesse rapidamente per liberarsi del nodo alla gola che la stava assalendo.

“ Cara Maria, ora che hai aperto le porte alla vita, che hai scoperto il dono dell’anima, la tua ricerca è terminata e con essa il mio compito nel tuo paese.

Ho servito i paesani, con dedizione, ma sono venuto per te, in particolare, per il tuo spirito che non riusciva più a volare come un tempo.

Ora il destino che hai scoperto dentro di te ti rende completa.

Vola, quindi, come fringuello spensierato, ma sappi essere artigli di sparviero per difendere l’Amore, sì aquila regina del tuo cielo per celebrare il dono della Vita, ma nel tuo intimo sii sempre colomba di pace “.

– di colpo le lacrime le corsero lungo il viso e fu scossa da singulti sempre più violenti – il foglio si bagnò, non riusciva a leggere quasi nulla….

Intravide ancora….

“i tuoi occhi verdi hanno ripreso a volare come una volta, che la Serenità e la Purezza dell’anima siano con te …….”

Lui…lui…lui..

C’era una firma, che vedeva tra le lacrime, le venne un tuffo al cuore, non aveva capito, non doveva capire…

…………….don Pietro………


....FINE....


[SM=x629245] [SM=x629244] [SM=x629245]

CIAO un abbraccio a tutti !

sole281
00martedì 15 agosto 2006 00:23
MARIA

( una di tante...tante di una)

maria ha ottantanni con tanto ancora da dire
maria è cosi bella che la vorrei rapire
maria vive da sola , della vita è disillusa
ha solo un gatto nero che le fa le fusa
maria è sempre sul balcone a guardare fuori
mi saluta con la mano e mi esalta il suo sorriso
un giorno gli dirò
ti porterò lontano ti tolgo dal balcone
dove mi sembri un quadro
maria è piccolina e veste sempre di nero
ha un lutto dentro al cuore, un lutto vero
maria nella sua vita ha conosciuto un solo uomo
dentro al suo regno è entrato solo suo marito
maria ha una sua foto proprio sul comodino
gli manda baci e accende ogni giorno un lumino
maria ha un solo figlio da lei molto lontano
che per lavorare oggi è molto lontano
un giorno gli dirò
ti porterò lontano in groppa alle mie spalle
ti farò fare un giro-
maria però non crede che esista un posto più bello
della sua casa, del suo balcone e del suo tinello
maria ancora sogna giocando al lotto e punta al terno
vorrebbe cancellare le sue rughe al volto
un giorno gli dirò
ti porterò a ballare e poi ci divertiremo ridendo fino al mattino
maria la sera chiude le sue belle persiane
è sola dentro casa e un giorno giuro l' andrò a trovare
ma il timore mio è grande che aprendo quella porta
la vedrò piangente dicendomi "ho paura della morte"
col viso sofferente
=Lelahel=
00martedì 15 agosto 2006 00:36
Re:

Scritto da: sole281 15/08/2006 0.23
MARIA

( una di tante...tante di una)

maria ha ottantanni con tanto ancora da dire
maria è cosi bella che la vorrei rapire
maria vive da sola , della vita è disillusa
ha solo un gatto nero che le fa le fusa
maria è sempre sul balcone a guardare fuori
mi saluta con la mano e mi esalta il suo sorriso
un giorno gli dirò
ti porterò lontano ti tolgo dal balcone
dove mi sembri un quadro
maria è piccolina e veste sempre di nero
ha un lutto dentro al cuore, un lutto vero
maria nella sua vita ha conosciuto un solo uomo
dentro al suo regno è entrato solo suo marito
maria ha una sua foto proprio sul comodino
gli manda baci e accende ogni giorno un lumino
maria ha un solo figlio da lei molto lontano
che per lavorare oggi è molto lontano
un giorno gli dirò
ti porterò lontano in groppa alle mie spalle
ti farò fare un giro-
maria però non crede che esista un posto più bello
della sua casa, del suo balcone e del suo tinello
maria ancora sogna giocando al lotto e punta al terno
vorrebbe cancellare le sue rughe al volto
un giorno gli dirò
ti porterò a ballare e poi ci divertiremo ridendo fino al mattino
maria la sera chiude le sue belle persiane
è sola dentro casa e un giorno giuro l' andrò a trovare
ma il timore mio è grande che aprendo quella porta
la vedrò piangente dicendomi "ho paura morte"
col viso sofferente



Maria è semplice non ha pretese, chiede solo di vivere ancora con ciò che le resta, soprattutto ricordi e il lotto (rappresenta la speranza ? o il ripetersi di vane speranze materiali e non ?)

la Morte la riconosce come un'anima bella e rimanda un poco, quasi le spiace.

Arrivere così a ottant'anni con pretese semplici ma essenziali (un vero amore, la compagnia di un animale, i ricordi e un figlio generato che fa la sua vita lontona, ma esiste, è un segno lasciato da lei) è un ideale tuo?

Oppure la Maria del racconto, la vedi così a ottanta anni ?

[SM=x629148]
sole281
00martedì 15 agosto 2006 12:48
Re: Re:

Scritto da: =Lelahel= 15/08/2006 0.36


Maria è semplice non ha pretese, chiede solo di vivere ancora con ciò che le resta, soprattutto ricordi e il lotto (rappresenta la speranza ? o il ripetersi di vane speranze materiali e non ?)

la Morte la riconosce come un'anima bella e rimanda un poco, quasi le spiace.

Arrivere così a ottant'anni con pretese semplici ma essenziali (un vero amore, la compagnia di un animale, i ricordi e un figlio generato che fa la sua vita lontona, ma esiste, è un segno lasciato da lei) è un ideale tuo?

Oppure la Maria del racconto, la vedi così a ottanta anni ?

[SM=x629148]



Maria come ho già scritto è una di noi e noi tutte siamo Maria...vedo Maria ad aottanta anni così...ma attenzione non è Maria triste e delusa...è Maria che ha fatto le sue scelte,ha deciso il percorso della sua vita...quello che ho scritto è un urlo a tutte le Marie che si ritrovano nel tuo racconto...SI,si può e si deve amare anche dopo la perdita di tutto,anche dopo i dolori,anche dopo i silenzi e le solitudine...RICORDATE PERO' CHE "MARIA" NON E' SOLO LA DONNA...IO VEDO TANTE MARIE DI SESSO MASCHILE...
=Lelahel=
00martedì 15 agosto 2006 22:20
Re: Re: Re:

Scritto da: sole281 15/08/2006 12.48


Maria come ho già scritto è una di noi e noi tutte siamo Maria...vedo Maria ad aottanta anni così...ma attenzione non è Maria triste e delusa...è Maria che ha fatto le sue scelte,ha deciso il percorso della sua vita...quello che ho scritto è un urlo a tutte le Marie che si ritrovano nel tuo racconto...SI,si può e si deve amare anche dopo la perdita di tutto,anche dopo i dolori,anche dopo i silenzi e le solitudine...RICORDATE PERO' CHE "MARIA" NON E' SOLO LA DONNA...IO VEDO TANTE MARIE DI SESSO MASCHILE...



Non mollare è certo più che un messaggio, uno stile di vita. Urlare certe volte è proprio liberatorio.
Sapevi che c'è una terapia basata sull'urlo: oramai bisogna insegnare ciò che dovrebbe venire per istinto !

Guardare oltre la scelta di Maria e addirittura alle soglie della fine del viaggio credi sia importante: quante persone arrivate alla fine, dopo sucecssi di carriera, soldi e altre cose materiali, stringono il pugno e non c'è nulla.

Se in Maria si possono rispecchaire anche alcuni maschi: con opportune modifiche ovvie, penso che l'animo umano affronta le stesse paure, le stesse scelte, indipendentemente dal sesso.

Tranquilli non ritorno sulla componente femminile del maschio,
però avrei veramente molto piacere di ricevere critiche, commenti in genere, pareri, sensazioni dai miei "colleghi".

salutoni a tutti
[SM=x629244]

[Modificato da =Lelahel= 15/08/2006 22.23]

=ahamiah=
00martedì 15 agosto 2006 23:41
In Maria si possono rispecchiare molte donne...lungo la vita la strada è lunga tortuosa a volte è difficoltosa..cammini cammini..la meta prefissa è lontana...sembra non arrivare mai...ma
l'obiettivo deve sempre essere ben chiaro...quindi ogni
tanto..se la fatica giunge e ci si sente stanchi...ecco
che bisogna fermarsi un attimo a riprendere fiato ma poi il cammino va ripreso con la volontà di farcela..il tuo racconto fà molto riflettere e per me posso dire che:
Non voglio una mano
che mi tocchi,
voglio uno sguardo
sorridente
che mi sfiori. [SM=x629186]
=Lelahel=
00domenica 27 agosto 2006 18:59
Re:

Scritto da: =ahamiah= 15/08/2006 23.41
In Maria si possono rispecchiare molte donne...lungo la vita la strada è lunga tortuosa a volte è difficoltosa..cammini cammini..la meta prefissa è lontana...sembra non arrivare mai...ma
l'obiettivo deve sempre essere ben chiaro...quindi ogni
tanto..se la fatica giunge e ci si sente stanchi...ecco
che bisogna fermarsi un attimo a riprendere fiato ma poi il cammino va ripreso con la volontà di farcela..il tuo racconto fà molto riflettere e per me posso dire che:
Non voglio una mano
che mi tocchi,
voglio uno sguardo
sorridente
che mi sfiori. [SM=x629186]




grazie l'obbiettivo di far riflettre è il più importante per me, al di la del lato estetico che lascia certo a desiderare.

Il tuo desiderio personale è chiaro, romantico e profondo al tempo stesso !

[SM=x629186]
=Lelahel=
00lunedì 28 agosto 2006 10:17
rivisto e corretto
Ho avuto il tempo necessario per correggre gli errori, le ripetizioni e rivedere anche il contenuto.
Ora è decissamente più leggibile, così lo reinvio per intero per chi vollesse leggerlo.
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Le confessioni di..Maria



Il primo regalo della sua Vita: questo nome breve come un soffio, due sillabe che pronunciate nel vento sembrano disperdersi veloci nel vento, ma che la storia concreta dell’essere umano hanno reso così importante, troppo denso di significati..

Non aveva mai capito perché i genitori amino sguinzagliare la loro fantasia per le vie più strane della loro fantasia, quanti nomi assurdi o troppo importanti riemergono dai meandri del loro inconscio freudiano, dagli istinti che riversano sulle anime inconsapevoli che si cullano nei ventri delle loro madri.

E sì loro, questi esserini indifesi, se lo portano poi addosso per sempre questo “marchio”.
Non è indelebile, ma molte, troppe volte la superficialità delle persone, che il destino ci avvicina, si soffermano alle prime pagine del nostro libro, alla superficie del nostro mare e non ne esplorano le profondità dell’intimo.

Ma la sorte…,il suo cammino le avevano pure regalato un carattere proprio contrario al nome. Era una sfida?: l’aspetto e l’anima; l’etichetta e il sapore.

Capelli corvini, come uccello di rovo, un corpo flessuoso le cui movenze scatenavano gli sguardi e le fantasie dei paesani; seni piccoli, che lasciavano intravedere una forma perfetta, libera, fiera e quel turgore perenne quasi una brezza le sfiorasse persistente sotto la veste o una passione la possedesse naturalmente, da sempre.
Occhi verdi intensi, che, solo a chi conosceva i passi del suo intimo, rivelava i cambiamenti di umore o, rifletteva gli umori del tempo.
La sua voce squillante, calda e sensuale aveva a volte fatto più breccia nei cuori che il suo aspetto; sorrideva alla vita, a dispetto dei giorni grigi, dei dolori.

La sorte però non si era fermata qui con al sua sfida.

La sua città, un paesino medievale, decaduto; abitato quasi oramai da ombre dal passato illustre, popolavano i racconti all’ombra dei focolari o le fantasie dei giovani che immaginavano intrighi di sangue e amori passionali.

Oramai ai margini di una grande metropoli, ne rappresentava la decadenza sprofondata nell’oblio di fronte al progresso materiale dell’uomo, il morire della storia rispetto al presente o alla chimera del futuro.

Lei uccello di rovo che sognava l’aquila, aveva le ali tarpate dai genitori che ancora in fasce ne avevano percepito la natura ribelle e forse per egoismo, le avevano impartito una educazione rigorosa, in sintonia con il nome che le avevano imposto.

Cercava sempre, nei pochi momenti di libertà, di abbandonare le sue fantasie al vento o molto più concretamente ad un computer, regalo inaspettato di un concorso di componimento; queste parole che si immaginava fluttuare nel vento, entrare nelle case, combinarsi misteriosamente ai desideri di altri esseri, quasi per caso, a guisa di attrazioni fatali, l’aveva affascinata da subito…

E poi, ora, in paese non si parlava che del nuovo prete. Arrivato da poco, a sostituire il vecchio prete andato in pensione… e per fortuna !, oramai le sue prediche erano una lagna che componeva il telo delle penitenze inflitte da sua madre al suo spirito ribelle.

Qualcuno aveva visto dei movimenti nei pressi della canonica e le era sembrato intravedere una figura atletica giovane, non certo anziana.

Chi può desiderare, seppur uomo di chiesa, chiudersi in questo posto desolato, quasi dimenticato pure da Dio. Otre tutto la Maria che vi avrebbe trovato, non faceva certo onore al suo nome.

La sua mente, spontaneamente si lanciò in una gara di supposizioni: fuga dalla città, meditazione, punizione di un rigido vescovo, fuga da una passione….

Il suo cuore non era mai stato profondamente di nessuno; era libera di andarsene anche solo con mente non appena lo avesse desiderato; l’avevano lasciata fare, perché oltre ogni dubbio, percepivano subito che l’avrebbero persa al primo tentativo di bloccarla accanto a loro.

Per questo ricordava con piacere le poche relazioni intense ma libere che aveva vissuto.
Non era mai stata imprigionata. Era riuscita a non farsi mai coinvolgere troppo e, al momento opportuno, era sempre sfuggita, la sua mente governava il sentimento.

Però non poteva dimenticare quel ragazzino conosciuto durante il periodo del collegio, l’unico lontano dalla sua casa.

Eppure proprio lì, era spesso fuggita al controllo rigido e carcerario delle suore.

Si incontrava con Pietro, al caffè, di mattina presto, quando le suore si ritiravano nelle meditazioni del crepuscolo del mattino.

Non ricordava più le sue fattezze, del resto non aveva importanza alcuna; era uno scambio puro di due spiriti desiderosi di avventura, di scoprire la Vita e con questa se stessi.

Solo i suoi occhi erano ancora vivi nel suo ricordo; erano scuri, profondi ; era lì che le due giovani anime si incontravano, perché anche gli occhi di Pietro cambiavano e, a volte, diventavano quasi verdi relegando il marrone a contorno della pupilla.

Era in quei momenti, con gli occhi fratelli, che Maria e Pietro volavano sulle ali delle loro fantasie, desiderosi di lasciare un segno forte sul palco del mondo.

Erano uniti, ma erano liberi: è questo che lei ricordava nel suo cuore. Felici di stare assieme perché non vi era costrizione, ma anzi una comunione spontanea che accresceva
le potenzialità di entrambi.
C’era stato, tra loro, solo un abbraccio, intenso, puro, senza parole, al momento del commiato di Maria dal collegio. Senza tristezza, come un augurio reciproco di due anime libere.

Quegli occhi, quei voli liberi, erano diventati nel tempo il suo credo personale,la chiave di lettura della sua vita.

Ma, ora, c’era quella vita monotona, che, però, le concedeva dei momenti di solitudine e libertà che una metropoli mai le avrebbe potuto regalare.

Il suo spirito teneva ancora salde le briglie della sua esistenza.

La scuola, qualche insegnante illuminato, che sapeva dare oltre alle pagine dei libri, le avevano regalato una sensazione profonda, che la confortava nella sua volontà: la libertà, il libero arbitrio, il destino, forse erano aspetti diversi, ma necessari di un concetto unico.

Forse stava troppo aspettando il momento magico, lasciandosi trasportare da amori fugaci, da passioni violente come una fiamma, che prima o poi si spegne, o, dal proprio innato senso creativo che l’aveva attirata alla tela, ritraendo paesaggi della sua terra, volti scavati di contadini, bevitori e lineamenti immaginati di anime travagliate.

Ora c’era la novità del prete della canonica sul colle degli ulivi e, come ogni volta, Maria si fece trascinare dal vortice delle congetture, delle fantasie di emozioni forti.

Erano passati gli anni dal collegio, era una donna ancora giovane, ma il suo spirito non poteva abbandonare quella linfa che le aveva permesso di essere ancora un essere fresco, forte, vivo in ogni fibra.

La novità, il ricordo di trame di film peccaminose l’attrasse irrimediabilmente, ancora una volta, nel vortice del suo “gioco”.

La confessione sì, sarebbe stata la scena ideale per la sua trama.

All’imbrunire, tonalità del giorno complici di intenzioni nascoste, ma orario consueto del confessionale, si recò alla canonica.
Pungente era la curiosità di scoprire un essere umano un po’ “speciale” e sperimentare, nel contempo, le sue “arti”su di lui.

Era in anticipo, voleva essere la prima , colpire la freschezza della sua prima confessione del giorno; era disposta ad aspettare.
Vide, con sorpresa, il lato del confessore chiuso, segno che il confessore era in attesa..

Si sedette dritta di fronte a lui; i suoi occhi vispi, intensi non l’avrebbero certo tradita dietro ad una grata.
Lui ..dall’ombra - intuiva fosse di fianco - era di certo alto, dall’altezza del suo viso, ma non riusciva a immaginarne le fattezze del viso.

Aspettava con ansia di catturare il suono della sua voce,…era giovane,.. vecchio, seducente …? avrebbe cominciato con il classico “Figliola, cosa ti ha portato qui, da quanto non ti confessi,..?” -….e poi, ..poi… al sentire i peccati dell’anima persa avrebbe pronunciato il “classico” - “ quante volte figliola, dimmi quante volte…”.

Sperò ardentemente non fosse una barba simile, soprattutto perché avrebbe potuto sopire la sua capacità intrigo.

Niente di tutto ciò, ..lui .. cominciò con chiederle episodi della sua infanzia, senza mai entrare in dettagli personali,.. uno scorrere di immagini piacevoli, di sensazioni divertenti, gioiose.
La voce di lui, complice la posizione, scorreva calma, quasi si perdesse oltre le cime delle montagne.
Sì, era questa la sensazione. La sensualità c’era, forse, ma era interna, molto interna..

Provò più volte a scalfire questa impenetrabilità, ma così non l’aveva mai conosciuta; era sempre riuscita a cogliere i punti sensibili del carattere, a toccarli.. a lasciarli …a stringerli… ad abbandonarli, nel rinnovato torneo dell’eccitazione.

Così, piano piano, aveva abbassato le armi, si era lasciata andare alle sensazioni, ai ricordi che lui le suscitava con naturalezza, alle parole, che ora acquistavano un senso profondo, prive del consueto gioco virtuale cui era abituata.

I suoi occhi, unico segno appena visibile, però, restavano un’attrazione irresistibile; erano ciò che la legava ancora al suo disegno iniziale - quasi come ingenua bugia – e alla curiosità di quel confessionale.
Anche se rivolti all’esterno emanavano una luce calma e forte al tempo stesso.

Una sera le sorse repentino, per un attimo, il pensiero di Pietro,… Pietro ogni mattina all’alba, quasi fosse l’alba della sua vita ..lui all’imbrunire, la maturità ..; l’uno i sogni, l’altro i ricordi…ma i ricordi potevano riuscire a risvegliare i sogni…l’imbrunire essere il passaggio al sorgere di un nuovo sole, prima che inesorabile la notte cominciasse ad impadronirsi della scena….

Ma le due persone erano così diverse, lo percepiva distintamente dai lineamenti intravisti, dalla voce, dai flussi passionali, anche se infantili, dell’uno e dalla calma serafica del pastore.
Con ..lui.. sentiva un custode al suo lato era lei che guidava e lui era lì, al suo fianco, ad accogliere le sue richieste.

……così, ad ogni imbrunire, il suo incontro era divenuto una sorta di rito, ma di piacere rinnovato, un sollievo che cominciava a percepire nell’inconscio, una necessità cui non sapeva resistere, ma non le importava,…in fin dei conti era sempre uscita da ogni situazione ..appena in tempo…

Senza accorgersi, partendo dai ricordi di infanzia, la vita di lei era scorsa dalla sua bocca, attraverso la grata, al viso di lui.

Non aveva mai aperto così il suo intimo ad una persona, ad un uomo; era una sensualità sottile, la percepiva o forse la desiderava; si scoprì, per la prima volta, a non darvi importanza.

Decise di lasciarsi andare come mai aveva fatto, trascinata da un’attrazione irresistibile, per la prima volta insicura di dominare la situazione, ma il pericolo, almeno quello conosciuto non lo avvertiva.

Rise come da tempo non aveva fatto, pianse. Calde e sincere lacrime liberatorie.

La sorprendeva che la tanto attesa penitenza, non arrivava mai, ma non aveva il coraggio di chiederne il motivo; la incuriosiva, ma era anche uno stimolo a cercare di capire quale sarebbe stata per lei la strada dell’espiazione che ..lui.. le avrebbe disegnato.

Lei, però solo lei, avrebbe voluto tenere la matita in mano !

Quella notte si svegliò di soprassalto; improvvisamente la mente sveglia, lucida, come se il cielo denso di nubi, improvvisamente, rivelasse da uno squarcio, un mondo sconosciuto o dimenticato nello spirito dell’infanzia.

Aveva vissuto pizzicando la vita qua e là , fuggendo, non aveva ancora affondato i passi sul suo cammino, non si era ancora sentita vibrare nel profondo dell’anima; aveva usato le sue doti per stupire, per affascinare, per suscitare il mistero sulla fonte della sua vitalità, di una sensualità spontanea, che sembrava nascere dalle viscere della terra.

Sentiva finalmente l’impulso di costruire qualcosa di suo, di convogliare le sue doti in un unico flusso.
L’arte, questa era la sua strada ! Visualizzò d’improvviso la tela della sua vita, esposta da tempo, alla vista del mondo, per stupire, per dare sfogo alla sua rabbia, alla sua insoddisfazione.
Ora desiderava farne scopo della sua vita, imprimervi ciò che aveva imparato dal rapporto carnale con la natura e dalle relazioni umane; il contrasto di desideri effimeri e di impossibili chimere; desiderava inviare un messaggio profondo a chi sapesse leggere i segnali vibranti nei tratti delle figure.

Aspettò l’alba, desiderava comunicarlo al don, che così paziente l’aveva seguita nelle peregrinazioni del pensiero.
Nelle rare confidenze che lui le aveva fatto, le aveva raccontato della sua abitudine di andare sulla collina dell’uliveto a meditare nel crepuscolo del mattino, un sorta di preparazione spirituale alla giornata che lo attendeva, per tornare in tempo alle incombenze necessarie di una canonica che non possedeva risorse finanziarie.
Così fungeva pure da contadino e da addetto ai lavori di piccola manutenzione, che una piccola comunità, povera per destino, necessitava per poter funzionare.

Durante il tragitto le tessere del mosaico le si componevano davanti con chiarezza.

Capiva, ora, che il gioco della vita che lei aveva avviato per curiosità, la stava legando alla scena stessa per renderla attrice perenne di una commedia, ripetuta uguale senza fine.
La tela che stava tessendo da sempre, come padrone delle sue prede, si stava richiudendo su se stessa.

Lui era arrivato al momento giusto, aveva toccato le corde di un violino dimenticato.

Ma era lei che aveva ripreso a suonarlo e così anche aveva ritrovato un sonno ristoratore che le mancava da tempo; la notte, per lei era pregna di desideri fugaci, parole virtuali che si componevano nella sua mente, come chimere lontane o eccitazioni incontrollate che oramai faceva fatica a controllare.
Erano parto della sua fantasia, ma avevano acquistato una vita propria.

Avvertiva un sentore acuto di rischio, le piaceva, e si sentiva in grado di controllarlo.

Lui come se la conoscesse, l’aveva assecondata, quasi complice.

Camminando spedita, sicura, si ricordò improvvisamente di un libro di filosofia orientale, letto tempo addietro e che aveva relegato in un angolo della memoria.

Ora il contenuto stava riaffiorando e comprendeva cosa fosse successo, inconsapevole, nella sua mente e nel suo cuore.

I pensieri, gli stati d’animo degli occidentali, - ricordava – nascono violenti e, per nostra stessa natura , appena usciti dai nostri pori, li riprendiamo, possessivi; facciamo crescere la loro forza in noi, avviluppandoli nei ragionamenti contorti della mente, colorati dai dolori o dalle eccitazioni del nostro animo; regaliamo loro, così, nuova linfa, avvolgendo la spirale dentro di noi fino a renderli illeggibili.

Gli orientali, lasciano uscire il pensiero, gli stati d’animo, scorgerono libere le sensazioni, le osservano senza che la mente corra a riprenderle.
Così perdono gradatamente la loro forza negativa, si srotolano come un papiro davanti agli occhi, che ora possono leggere, tranquilli, sicuri.

Non sarebbe più stata capace di uscire dal proprio gioco; un assuefazione che la portava ad entrare consapevole, ogni volta, nel vortice eccitante e ad uscirne con una sorta di senso di sfida vittorioso.
Sì, ne sarebbe sempre uscita ogni volta, ne era convinta; ma il gioco si sarebbe compiuto all’infinito…

Lui le aveva fatto capire questo, lasciandola agire come se fosse lei il padrone della scena. Era stato il burattinaio nascosto, i cui fili, lei, non li aveva mai percepiti.

Lui, pastore di anime, sapeva che doveva stare al suo fianco, era lei che doveva scegliere, anche se inconsapevole, la direzione della propria strada.

Mai si sarebbe fatta guidare !

Le scelte fondamentali, devono essere prese toccando il fondo del proprio io, a volte nel dolore più lancinante, a volte nella lucidità più intensa, ma sempre con totale onestà e coraggio verso se stessi.

Con questi pensieri, corse veloce, con uno stato d’ansia che si accomunava alla conquista appena ottenuta, orgogliosa di condividerlo con chi aveva creduto in lei.

Lui era stato paziente ….lui non aveva mai chiesto nulla, né un offerta per la chiesa, né un aiuto nel campi,…lui era come se non volesse esistere lì davanti a lei come persona….
Questi pensieri le sorgevano pungenti, tumultuosi, mente saliva, impaziente, i gradini del sagrato…

Lui….., ma perché solo ora, dopo l’eccitazione iniziale, pensava a lui così intensamente, …lui era stato una voce oltre la grata per tanto tempo, … quasi impersonale lui….

Lui….lui ….lui…

Giunse alla canonica e l’ansia crebbe con un presentimento strano, di vuoto.

La perpetua sembrava aspettarla, si avvicinò a Maria lentamente con uno sguardo sereno, ma triste allo stesso tempo.

Le consegnò una busta, c’era scritto “Per Maria”.

L’aprì come impietrita, lesse rapidamente per liberarsi del nodo alla gola che la stava assalendo.

“ Cara Maria, ora che hai aperto le porte alla vita, che hai scoperto il dono dell’anima, la tua ricerca è terminata e con essa il mio compito nel tuo paese.

Ho servito i paesani, con dedizione, ma in te Maria ho visto uno spirito che non riusciva più a volare come un tempo.

Ora il destino che hai scoperto dentro di te ti rende completa.

Vola, quindi, come fringuello spensierato, ma sappi essere artigli di sparviero per difendere l’Amore, sì aquila regina del tuo cielo per celebrare il dono della Vita, ma nel tuo intimo sii sempre colomba di pace “.

– di colpo le lacrime le corsero lungo il viso e fu scossa da singulti sempre più violenti – il foglio si bagnò, non riusciva a leggere quasi nulla….

Intravide ancora….sul foglio bagnato..

“i tuoi occhi verdi hanno ripreso a volare come una volta, che la Serenità e la Purezza dell’anima siano con te …….”

Lui…lui…lui..

C’era una firma, che vedeva tra le lacrime, le venne un tuffo al cuore, non aveva capito, non doveva capire…

…………….don Pietro………


[SM=x629244]

riana.F
00venerdì 15 settembre 2006 17:08
Mi è piaciuta questa analisi interiore di Maria. Una miss (ha le caratteristiche di una modella) con qualche problema nell'animo come una macchia oscura che la caratterizza. La sua continua ricerca di emozioni, la sua vitalità, la sua infelicità a causa di una vita monotona di un posto sperduto nel mondo. Forse sono sentimenti che ciascuno di noi... a prescindere se uomo o donna, ha vissuto. Questi colloqui col confessore sono in realtà con la sua stessa coscienza dai quali imparerà ad essere se stessa e a non nascondere la sua vera natura, a ri"vivere".
Ciao, ti aspettiamo con un altro racconto psico-logico.



P.s... Io sono una patita di Coelho... (appunto: la ricerca interiore di noi stessi, la spiritualità, l'armonia...)

[Modificato da riana.F 15/09/2006 17.10]

=Lelahel=
00martedì 19 settembre 2006 11:29
Re:

Scritto da: riana.F 15/09/2006 17.08
Mi è piaciuta questa analisi interiore di Maria. Una miss (ha le caratteristiche di una modella) con qualche problema nell'animo come una macchia oscura che la caratterizza. La sua continua ricerca di emozioni, la sua vitalità, la sua infelicità a causa di una vita monotona di un posto sperduto nel mondo. Forse sono sentimenti che ciascuno di noi... a prescindere se uomo o donna, ha vissuto. Questi colloqui col confessore sono in realtà con la sua stessa coscienza dai quali imparerà ad essere se stessa e a non nascondere la sua vera natura, a ri"vivere".
Ciao, ti aspettiamo con un altro racconto psico-logico.



P.s... Io sono una patita di Coelho... (appunto: la ricerca interiore di noi stessi, la spiritualità, l'armonia...)

[Modificato da riana.F 15/09/2006 17.10]




grazie, ...certo è la sua coscienza o più i suoi sogni di ragazza che riprendono vita con maurità.
[SM=x629188]

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