Premesso che non sono io l’esperto che attendi, mi permetto di inserire qualche notizia a riguardo l’autore, l’opera e il titolo.......in attesa del lupastro!!!
keko
Breve biografia: René Magritte
Nacque a Lessines il 21.11.1898. Durante gli anni ’20, entrò a Parigi in contatto con il surrealismo. Gli artisti che ispiravano a questo movimento si chiamarono surrealisti perché cercavano di creare qualcosa più reale della realtà. Quando tornò in Belgio il pittore sviluppò una sua poetica basata sull’accostamento di oggetti apparentemente diversi. Si ispirò anche alle esperienze metafisiche di De Chirico. Inventò una pittura a forte tensione concettuale. Intorno al 1928 dipinse "Il tradimento delle immagini"; nel 1933 realizzò "La condizione umana" e nel 1964 "L’uomo con la bombetta". Morì a Bruxelles il 15.8.1967.
Un tema chiave che si trova in quasi tutte le opere di Magritte è quello della "visione". Secondo il pittore l'immagine è una cosa a sé, esiste indipendentemente dall'esistenza della cosa stessa che rappresenta. L'arte aveva preso visione del mondo e tradotto una verità nascosta, questo era il compito dell'artista, vedere al di là dell'apparenza. Un chiaro esempio di questo concetto ci è dato dall'opera "Le modelle rouge" (il modello rosso) dove rappresenta due stivaletti che nella parte terminale prendono l'immagine di piede umano, qui l'occhio dell'artista non si è limitato esclusivamente a scrutare la semplice forma dello stivaletto ma è andato oltre, ha guardato il cuore dell'oggetto e la sua interiorità svelando una verità che la mente e non l'occhio può percepire. Non-senso, irrazionalità, mistero e soprattutto spaesamento dell'uomo in un mondo immagini, simboli e convenzioni è il messaggio che il surrealismo vuole trasmettere.
L'opera:
"Principe du plaisir vrai " (1937)
Trascorre cinque settimane a Londra, a casa di Edward James dove lavora nel frattempo ad una sua immagine, secondo il modello di una fotografia di Man Ray, Magritte ha sostituito le sue caratteristiche con un'emanazione luminosa, fuorviandosi ancora una volta del carattere irreale di qualsiasi immagine.
Cosa l'influenza l'arte di Magritte?
(Tratto da un saggio di Amrcv.it)
René Magritte non amava le biografie. Andava dicendo che l'opera di un artista deve smentire la sua vita; deve farla mentire. Non vi sono infatti ricordi migliori di quelli inventati.
Quando rievoca i momenti memorabili della sua infanzia, Magritte si limita a tre aneddoti. Nel primo descrive una cassa silenziosa e chiusa posta accanto alla culla. Il secondo racconta del naufragio di un aerostato finito sul tetto della casa di famiglia e il successivo sgombero dell'involucro ad opera di uomini sconosciuti. Nel terzo,di inquietante stranezza, racconta: "Durante l'infanzia giocavo con una bambina nel vecchio cimitero di provincia. Quando riuscivamo ad aprire le massicce porte di ferro, visitavamo le tombe per poi rispuntare fuori alla luce del giorno, dove un artista venuto dalla capitale dipingeva su un sentiero molto pittoresco, disseminato di colonne spezzate tra le foglie morte. L'arte della pittura mi appariva allora vagamente magica e il pittore dotato di poteri soprannaturali".
La cassa accanto alla culla e la tela della mongolfiera sgonfiata rappresentavano rispettivamente una bara e un sudario. Ed ecco infatti le tombe, la discesa agli Inferi con trasgressione dell'interdizione, le porte di ferro. Per osare questo, il piccolo Orfeo-Magritte è accompagnato da una Euridice sua coetanea. Ed è grazie a lei (in seguito sarà Georgette, incontrata in giovane età) che potrà risalire verso la luce del giorno scoprendo la pittura dai poteri "magici".
Da dove proviene la ferita profonda di Magritte? Il fatto è ben noto, si tratta di un trauma infantile che lo colpì all'età di tredici anni. Non ne disse mai nulla, nemmeno a Georgette. E se si insiste, dichiara: "Certo, sono cose che non si dimenticano. Questo sicuramente ha segnato la mia vita ma non nel senso che Lei crede. Fu uno choc. Io però non credo né alla psicologia, né alla volontà, che è una facoltà immaginaria […]. La psicologia si occupa di falsi misteri. Non si può dire se la morte di mia madre abbia avuto un'influenza o meno".(...)
(…) La pittura sarebbe forse una fredda punizione, un'auto-punizione? Il pudore (che la psicoanalisi chiama "resistenza" e "rimozione") di Magritte a proposito del lutto infantile è quindi assoluto. Egli non dice nemmeno "suicidio di mia madre" ma solo "morte", come a voler scoraggiare chiunque volesse indagare analiticamente in proposito. (...) Magritte si rifiuta di accreditare la tesi secondo la quale il fatto che l'oggetto d'amore materno gli sia stato volutamente sottratto abbia potuto provocare un trauma dalle conseguenze determinanti sulla sua espressione pittorica. La melanconia della madre suicida essendo rimasta inspiegata (la psicoterapia non era diffusa allora come adesso), essa può essersi riversata sul figlio, raggelandolo in una tristezza infinita, un venir meno del desiderio vitale, di cui Magritte reca instancabilmente testimonianza nella sua corrispondenza. L'atto del dipingere gli appare privo di significato quanto quello di vivere o di morire; si sente vecchio a quarantacinque anni; la gloria e il denaro lo lasciano indifferente; è sopraffatto dalla stanchezza; volentieri somatizza; la quotidianità lo annoia, e via dicendo. Ecco indubbiamente, senza nemmeno dover consultare le sue opere, un artista melanconico. Egli si è pietrificato (ama dipingere le pietre "perché non pensano") nell'esperienza di una perdita di cui non conosce il motivo. (...)
Il titolo:"Il principio del piacere"
Tratto da "Al di là del principio del piacere" di Sigmund Freud
Un primo tentativo di spiegare il conflitto che travaglia la psiche umana risiede nell'osservare due principi opposti fra loro, che Freud chiama principio del piacere e principio di realtà . (...) L'uomo, di per se, tenderebbe sempre a soddisfare all'istante il piacere che prova, per poter così trovare una forma di equilibrio interno; e tuttavia a questo "principio del piacere", per cui si sarebbe indotti a realizzare sempre e comunque il piacere, si oppone il "principio di realtà", ovvero la consapevolezza delle richieste provenienti dall'ambiente circostante: se, infatti, tutte le pulsioni fossero immediatamente realizzate, non solo ciò sarebbe incompatibile con le regole della società, ma perfino con la semplice sopravvivenza fisica dell'individuo, e non a caso ciascuno di noi tende a reprimere parzialmente il principio di piacere in funzione del fatto che deve vivere.(...)
Tratto dal libro "Ti amo"di F.Alberoni.
(...) I processi o meccanismi che creano legami amorosi sono di quattro tipi. Il primo é principio del piacere . Noi ci leghiamo a coloro che ci danno piacere. E' il processo alla base dell'amore del bambino per la madre. Nella vita adulta i legami basati sul principio del piacere sono fragili perché si interrompono quando il piacere cessa.(...)