Occhi:Frammenti dell'anima

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@athena85@
00giovedì 17 agosto 2006 14:52

Occhi miei fuggitivi sperduti a sera.
Occhi suoi inerti, statici, morbidi sulle mie pupille.
Strepito, urlo e cado giù.
Giù nel mare dell’anima, ove il tempo s’arresta, si sbriciola in frammenti di vetro: cadono…
Splash!

Una stanza, una finestra, il freddo tagliente sul mio collo.
Una camera vuota, bianca e grigia, omogenea alla tempesta che furiosa sgorga dalle mie tempie.
Finestre ampie, fantasmi di un anno passato, l’orbita concentrica che ruota nella mia mente.
Il silenzioso soffio di vento che spira oltrepassando il raggio dello spirito.
Sopita, immobile, fragile, dritta su me stessa, un paio di scarpe e due gambe che reggono il mio involucro.

Odo in lontananza la brezza che fuori esce dalla porta: voce dell’anima.
Voci dall’esterno bisbigliano. S’odono bocche da lontano che s’accingono a spezzare il silenzio di preghiera, di paura.
Risuonano e risuonano nella mente, penetrano nel ventricolo destro, nella stanza, nel nulla, nella pace che blocca un fiato e che ne emette un altro.

Risiedono nel rumore quelle voci a tratti acute a tratti gravi.
Tagliente come manto di rose spinose era quella stanza.
M’assentai nel sentirlo parlare.

L’ho visto e il tempo si è fermato come un torrente d’acqua gelata che sfocia in piena e di colpo viene frenato da una barriera insormontabile.

Anime, sensazioni, visioni, brusii, corrono, vagano, si rilassano e si stendono e corrono ancora.

Suono irrefrenabile del silenzio, anime scandite da parole e da sguardi. Soffici cadono in fretta sul terreno le foglie d’inverno.

Singolare appariva quel canone inverso. L’ho visto ruotare, volteggiare e poi arrestarsi.
In lontananza si poteva udire un insieme di voci in polifonia e l’irregolarità dell’essere impaurita. Toglieva il fiato e spiccava il volo la sua voce, e quell’anima misteriosa, distesa, fredda su di me.

Ricordi di un anno ormai lontano, un alito, una voce, un continuo analizzare la sua mente…ed ecco: questo è l’inizio della storia. Tutto in una mattina. Tutto come una saetta che spacca il cielo e ne oscura le nubi.

Onde metafisiche si elevano da quello sguardo, quella mattina. Ridente era il mio volto d’angelo, morbida era la sua andatura.

Un andatura con movimento aggraziato, delicato forse Aristotelico.

Scienza e letteratura parlavano di lui e la luce che mostrava nelle parole.

Mi sentivo vicina ma pur sempre distante dalla sua anima e dalla mia, quasi come se la mia essenza si volesse distaccare dal mio corpo.

Ho viaggiato in torno a lui con moto regolare ed uniforme, assumendo forme svariate e rarefatte e colori sottili. Indossavo una maschera velata, vagavo nel passato che inerme sosteneva il mio destino.

La forza di un principio naturale, quella mattina, mi ha trainato verso di lui. L’osservavo con attenzione, ho voluto carezzare con gli occhi il suo involucro di pelle, prendere di lui quella parte di anima che ancora era per me ignota.

La paura mi ha sorpreso e tanto da frenare il mio trasporto.

Mi ha guardato, mi ha sorrise, mi si è seduto accanto, mi ha coinvolto in maniera involontaria e quasi velata nelle sue sillabe scandite in modo perfetto ed uniforme.

Si è accostato, ha pronunciato il mio nome e ad un tratto ho sorriso alla vita.

Lo vedo adesso in quella stanza ricostruendo con la mete quella mattina.

Ora, come quel mercoledì del 16 aprile, lui mi fissa negli occhi, non sorride, distanzia lo sguardo e fugge via.

Fredda l’anima sua innanzi a me appare, si mostra distante, si allontana dai miei occhi.

Si ferma il tempo, l’orologio segna le 11.10.

I secondi volano, s’allontanano, fuggono.

Lo guardo ancora una volta per fissarmi nel cervello quegli occhi intensi e mi sono persa in quel mare, freddo e penetrante.

Navigo per molto tempo lungo le sue movenze e le sue espressioni, son naufraga in lui, come un viaggiatore che prosegue incessantemente la sua rotta per poi affondare lentamente.

Ho visto in lui barrire di gelo, iceberg aguzzi; ho scorto in lui l’anima di un trovatore della Provenza.

L’ho visto camminare su un lago ghiacciato, cammina e conserva la memoria del suo viaggio nei suoi occhi spenti.

Mi spaventarono quegli occhi, mi intristirono.

Intanto il vento in quella stanza soffia e lui è lì, davanti a me con aria elegante ma indisposta nel contempo.

Continua la mia rotta.

Ho tracciato con le dita la sua sagoma, come a volerla sfiorare ma senza toccarla dall’interno.

Ne ho disegnato i contorni e le sottili sfumature, disegnandone con cura quelle mani fatate.

Con moto irregolare proseguiva la sua rotta.

L’ho seguito, mi sono avvicinata a lui e tutto il mio corpo divenne invisibile, tanto che lui non si accorse della mia presenza.

Egli entrò in un mondo che non mi apparteneva, non ho voluto veder più niente e ho chiuso gli occhi. Il mio spirito gli era vicino senza che lui lo potesse comprendere.

Ho vagato sospesa nell’aria e mi sono apprestata ad aprire gli occhi e ho visto lui verso la luce.

L’ho fissato, mi ha visto, l’ho guardato e sono sprofondata ancora nei suoi occhi.

Ho vagato ancora e di colpo ero anch’io nella luce con lui. Un accecante bagliore mi ha sorpreso, mi ha rapito il cuore e l’anima e il mio respiro si era fermato.

Ho sentito il calore di quella luce avvolgermi tutto il corpo e ho sentito il suo respiro su di me.

Tutto era ritornato, i suoi occhi ora erano quelli di una volta, tutto era terminato e sono ritornata nella stanza con lui.

Ora attorno a lui scorrevano pensieri ed emozioni che la mia mente era finalmente in grado di leggere.

Mi ha parlato con la mente, il cuore e lo spirito.

Mi sono immersa un’ultima volta nella sua mente ed ho avvertito il soffio vitale della natura espandersi in tutto il mio corpo. Egli mi ha permesso di entrare in lui e di leggere dentro la sua anima.

Il tempo scivolava via. Le voci del vento continuavano a sussurrarmi di lui.

Il respiro si ferma, il cuore rallenta, il vento squarcia il mio volto permettendo ai suoi occhi di entrare in me.

Occhi, frammenti dell’anima…
Occhi specchi della vita…
Occhi di lui…
Occhi di lui riflessi nei miei…

:viol:
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