S. Ambrogio

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@Ljuba@
00domenica 4 giugno 2006 11:30
Aurelio Ambrogio, membro di due importanti famiglie senatorie romane (la famiglia Aureliana, da parte materna, la famiglia Simmaco, da parte paterna), nacque nel 339 a Treviri (Germania), dove il padre era prefetto del pretorio per la Gallia, ed essendo destinato alla carriera amministrativa, frequentò le migliori scuole di Roma.

Dopo cinque anni di magistratura a Sirmio (oggi Belgrado), nel 370 fu inviato a Milano come governatore dell'Italia settentrionale, nel 374, alla morte del vescovo ariano Aussenzio di Milano, per evitare scontri tra ariani ed ortodossi, Ambrogio fu proposto alla nomina di vescovo anche se non aveva ancora ricevuto il battesimo. Nel giro di una settimana fu battezzato e nominato vescovo.

Sant'Ambrogio influenzò la politica religiosa di Teodosio, Nel 380 con l'editto di Tessalonica il cristianesimo fu proclamato religione ufficiale dello stato. Nel 381 il concilio di Aquileia si pronunciò contro l'arianesimo e nel 391 Teodosio proibì i culti pagani.

Particolarmente forte fu il suo antigiudaismo: scrive nell'Expositio Evangelii secundum Lucam a proposito del popolo giudaico che è «... perduto, spirito immondo, preda del diavolo anche all'interno del suo tempio sacro, la sinagoga: anzi la stessa sinagoga è ormai sede e ricettacolo del demonio che stringe entro spire serpentine tutto il popolo giudaico».

L'antigiudaismo di Sant'Ambrogio non ha natura ideologica o razzistica, ma è frutto di un giudizio storico, che si riferisce agli ebrei di quell'epoca, fortemente anticristiani, sempre d'accordo con i persecutori dei cristiani e praticanti dell'usura contro la povera gente, a favore della quale Sant'Ambrogio si prodigò, fino a vendere tutti i suoi beni per donarli ai poveri.

Ad Ambrogio si deve l'inizio di quella lotta del popolo cristiano nei confronti dell'imperatore, che voleva influenzare le principali scelte di natura ecclesistica (la nomina dei vescovi). In particolare Ambrogio delimitò l'autonomia decisionale dell'imperatore, ritenendolo, in quanto cristiano, soggetto alle leggi di Dio ed alla sua morale: di conseguenza le scelte politiche, secondo Ambrogio, non potevano da essa prescindere.

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