Storie di Midgard

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Manuelupo
00lunedì 30 aprile 2007 06:15
Questa è la "prova" per un mio futuro racconto...
Fatemi sapere che ne pensate, le critiche sono più che ben accette!


- Storie di Midgard -

Capitolo 1: La crescita



Il giovane Llewelin guardava la vallata, l'erba verde si estendeva per migliaia di ettari davanti ai suoi occhi, il sole illuminava il manto erboso di fronte a lui, l‘armonia regnava suprema nei dintorni della foresta sacra.

Midgard sembrava più bella che mai quella mattina, e sembrava che i giorni di pace non dovessero finire mai, ma l'elfo, in cuor suo, sapeva che la battaglia era alle porte.
Gli dei di Asgard e i demoni di Utgard avevano già deciso di spartirsi la fragile Midgard, terra degli umani e degli elfi, rendendola il loro campo di battaglia.

Attese all'ombra dell' Yggdrasill, il sacro albero che aveva giurato di proteggere, l'arrivo dell'oscurità, osservando il suo arco, troppo grande per lui, e finemente intagliato con delle rune sconosciute..

Non saprebbe neanche contare quante volte quell'arco gli avesse salvato la vita, non era a conoscenza nemmeno di che tipo di legno fosse composto, ne quanti secoli avesse…
Sapeva solo che quell’arco era un dono di Asgard agli elfi silvani, come pegno per il loro giuramento di proteggere il sacro frassino.

La notte era ormai giunta, le guardie urlavano gli allarmi, e i civili correvano a ripararsi nella sicurezza delle loro abitazioni.
Llewelin si diresse di corsa verso le mura esterne, il sangue gli ribolliva, avrebbe finalmente dimostrato il suo valore
In battaglia.

Una volta giunto a destinazione, ancor prima di estrarre la sua prima freccia, udì una voce pronunciare il suo nome:
“Llewelin, ragazzo, qui non è posto per te.
Tornatene a casa , giovanotto, qui non si gioca, non stiamo cacciando conigli sai?”
Era il capo delle guardie reali, nonché fratello di sua madre.

Senza curarsi delle parole dello zio, inforcò una freccia nell‘enorme arco, scoccandola in direzione di un gigantesco berserker, coperto di pelle d‘orso.
La freccia si conficco nella spalla del gigantesco umano, che emise un grugnito animalesco, continuando nella folle corsa verso la foresta.
“Non funziona così, piccolo.” lo ammonì Reyhard, “I berserker sono pronti al sacrificio, per loro il dolore è un piacere… L‘unico modo di fermarli è questo.” disse, scoccando una freccia che andò a conficcarsi nel cranio dell‘immenso umano, che stramazzò al suolo con un grido.

“Devi essere pronto ad uccidere, a mutilare, a sporcarti le mani. Non è il tuo momento ragazzo, fuggi sinchè sei in tempo” gli disse lo zio.

I berserker avevano iniziato la loro carica, le urla degli elfi riempivano la foresta e il cuore del giovane Llewelin con uno strazio indescrivibile.
Giganteschi, sporchi, coperti di pelli ancora sanguinanti, con gli occhi vuoti e spenti, come se non ci fosse più un' anima nei loro corpi segnati dalle cicatrici.

"Gli umani, che strana razza", penso Llewelyn, riflettendo su come fossero l'unica razza non schierata, "gli elfi, gli gnomi, gli alberi stanno con Asgard, mentre i troll, i giganti, gli animali della notte e gli elementali con Utgard, ma gli umani sono divisi, ed arrivano ad uccidersi tra loro" riflettè in silenzio..

E la realtà era proprio così, gli umani, la razza prediletta dagli dei, erano divisi in tre fazioni, chi, affascinato dalla potenza degli dei e dalla promessa di un posto nel Valhalla si schierava con Asgard, chi affascinato dalla potenza di Loki, dall'immediato potere della magia oscura si schierava con Utgard, e chi si ostinava a restare fuori dalla lotta..

L'elfo si mosse rapidamente tra le cime degli alberi, come aveva imparato a fare sin dall'infanzia, mentre andava a caccia, solo che questa volta i suoi bersagli sarebbero state creature ben più difficili da abbattere rispetto ai lenti e deboli conigli che aveva sempre cacciato; il suo compito sarebbe stato di tenere lontani i berserker, temibili guerrieri posseduti dallo spirito del dio lupo Loki.
Si appostò su un esile ramo, camuffato dal suo scuro mantello, che nella notte lo rendeva pressoché invisibile ad occhio umano e attese le sue vittime.
Freccia dopo freccia vedeva cadere di fronte a lui creature enormi, che mai avrebbe pensato di sconfiggere in battaglia..
I loro movimenti gli sembravano sempre più lenti, il suo corpo sempre più rapido e leggero nello scattare da un albero all’altro.
Si sentiva sporco, sporco del sangue delle sue vittime.
Ma allo stesso tempo si sentiva onnipotente, sapeva di essere il più forte, traeva piacere dalla loro sofferenza.
Non si rese conto che non solo la sua anima, ma anche il suo aspetto era mutato, la sua pelle era diventata scura,i suoi occhi spenti, come quelli dei suoi odiati nemici.
Il suo ultimo ricordo di quella notte fu il grido di esultanza che emise nell’abbattere un umano gigantesco, fu un grido sadico, violento, acuto come il suono di una lama sul ghiaccio.
Dopo quello più niente, la sua mente si fermava li, ma la nottata per lui continuò a lungo.

Il giorno dopo ritorno a casa, in lacrime, ricoperto di sangue, la madre lo accolse, e lo ripulì, senza fare domande; sapeva che da quella notte il Llewelin che conosceva non sarebbe più esistito, aveva già appreso che un giovane elfo alle porte della foresta aveva ucciso più di trecento berserker, Llewelin era diventato un uomo.

Ma nella mente del giovane continuavano a ripetersi quelle immagini di morte, si rendeva conto di essere stato trascinato dalla furia della battaglia, di essere diventato identico ai berserker che odiava..

Si mise l'arco in spalla e se ne andò di soppiatto, era giunto per lui il momento di andarsene.


Finito qui! grazie per aver letto sino alla fine!
chicom
00lunedì 30 aprile 2007 11:54

ok, letto fino alla fine [SM=g27828]

ke dire, dal punto di vista narrativo scorre senza problemi, si legge volentieri, interessante questo pezzo
"Gli umani, che strana razza", penso Llewelyn, riflettendo su come fossero l'unica razza non schierata, "gli elfi, gli gnomi, gli alberi stanno con Asgard, mentre i troll, i giganti, gli animali della notte e gli elementali con Utgard, ma gli umani sono divisi, ed arrivano ad uccidersi tra loro" riflettè in silenzio..
classico, ma sempre di effetto per far nascere la curiosità necessaria al lettore, in un racconto, su quale possa essere l'obiettivo finale.

dire buono, mi pare ke tu scriva bene, unico appunto, troppo concentrato il tutto, in poco tempo (letterario ovviamente) si psaa dal conoscere in parte i luoghi, i protagonisti, le quasi cause e si finisce una battaglia ke nn si sa il perkè sia nata fino in fondo...

solo su quello ke hai scritto, opportunamente lavorato, ne possono venir fuori 3 o 4 capitoli canonici [SM=g27824]

cmq sia bravo, il tuo lavoro mi è piaciuto
[SM=g27811] [SM=g27811]

ciao ciao
chicom
giocoliere
00mercoledì 2 maggio 2007 22:05
Una bella storia, fantasy vero?
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