Vi ricordate i bei tempi del cinema del neorealismo ( o della vita ) italiana , in cui sfornavamo capolavori e film unici , che il mondo ci invidiava ( come non ricordare " Roma città aperta " di Rossellini ) ? .
Poi arrivò Fellini e a quel punto la nostra cinematografia esplose , con pellicole che lasciavano tutti a bocca aperta , per la loro semplicità e per la loro bellezza , insita in quel carattere descrittivo e provinciale di un Italia vera e sincera .
Oggi noi abbiamo perso quella capacità di parlare di cose genuine e umane , ma a quanto pare , in giro per il mondo , altri registi inerba e avventurieri della pellicola , riescono a farci ancora sognare , con immagini belle ( scusate la mediocrità della parola , ma rende bene l'idea ) e uniche nel loro genere .
Questo è il caso di un film che ho visto recentemente e che mi ha molto colpito , sia per la storia , che per la bellezza delle scene proposte .
L'opera si intitola " La storia del cammello che piange " ed è stata girata da Luigi Falorni , con l'aiuto di alcuni registi mongoli .
Infatti la pellicola è stata girata nel deserto intrigante e misterioso del Gobi , un luogo apparentemente inospitale , ma che riserva infinite sorprese non solo archeologiche , ma anche umane e faunistiche .
Siamo in primavera ed una famiglia di pastori nomadi mongoli che alleva cammelli ( con nascita e crescita annessa ) ha un problema .
Una madre partorisce un cammello bianco con l'auito della famiglia ( le immagini sono veramente incredibili e ti toccano nel profondo ) , ma a causa del parto lungo e doloroso , non riconosce il piccolo da lei procreato .
Nonostante gli sforzi degli uomini , la madre non vuole dare il suo latte e il suo affetto al piccolo .
Si prende una decisione !! .
Bisogna andare in città e cercare un musicista .
Non voglio raccontarvi il finale , in cui il cammello piange e con lui anche molti spettatori , che rimangono molto colpiti dalle lacrime della madre apparentemente snaturata .
Le immagini ti comunicano un grande senso di libertà e di naturalezza , in cui tutte le attività umane sono ancora connesse con la madre Terra .
La tecnologia e il nostro mondo avanza con incredibile velocità ( e anche nel film lo si può notare con una certa facilità e con un pizzico di rammarico ) , ma vi sono ancora luoghi dove l'essere umano è al centro del mondo .
Luoghi che hanno visto la nascita e la crescita di Gengis Khan , il grande condottiero che ancora oggi è venerato dalle popolazioni mongole, oggi è divetato il paese per una nuova svolta verso un cinema più umano e quasi felliniano in alcuni suoi passi .
Vi consiglio di andarlo a vedere , questo film che solo apparentemente è lento e che contiene una magia quasi arcaica e oggi del tutto somparsa in molte parti del mondo .
La pellicola dura circa un'ora e mezza, dove la vostra mente si arricchirà e la vostra anima si aprirà a luoghi , musiche e sensazioni che si sentono veramente sulla pelle .
" La storia del cammello che piange "
di Luigi Falorni
Fandango distribuzioni
Saluti
Alessio
In fondo l'arte è solo l'intima espressione di noi stessi .