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IL SETTECENTO

Nel '700 vi furono numerose testimonianze scritte sugli interventi di restauro soprattutto a partire dalle seconda metà sel secolo, grazie all'illuminiscmo che promosse un nuovo interesse per le operazioni tecniche.
In Italia sono interessanti a questo riguardo due lettere, scritte nel 1756, dall'abate Luigi Crespi all'Algrotti, "Il saggio sulla pittura" dell'Algarotti stesso (1762) e l'introduzione alle "Pitture notabili di Bergamo" di Andrea Pasta (1775), che sottolineo l'importanza di una costante manutenzione delle opere d'arte.
Il Crespi criticò i restauri del Maratta alla "Farnesina"e più o meno, tutti gli interventi di pulitura e ritocco, sia sui quadi che sugli affreschi.Anche l'Algarotti era contrario ai restauri di cui paventava soprattutto le spatinature e le ridipinture eccessive poichè, da vero illuminista, temeva che il valore didattico dei quadri , andasse perduto in seguito al rifacimento.
All'inizio del '700, Antonio Contri, mise a punto,per l'asportazione degli affreschi, la tecnica dello strappo che sostituì lo stacco a massello, difficile e laborioso.
Risale anche al '700 la tecnica del trasporto della pellicola pittoria da tavola a tela.Questa tecnica ebbe gran seguito e suscitò moltissimo interesse, soprattutto in Francia poichè venne inserita nella polemica fra arti meccaniche e arti liberali portata avanti dall'Encyclopedie.Gli stessi Gesuiti seguirono, nei "Memoires de Trèvois, i lavori del restauratore Robert Picault.Egli divenne famoso grazie al trasporto (da tavola a tela)della "Carità" di Andrea del Sarto attuato nel 1750 che venne esposto a Versaille accanto alla vecchia tavola.Questo suscitò grande entusiasmo tanto che, nel 1751 gli venne richiesto di attuare la stessa operazione anche sul "Grand St.Michel" di Raffaello .Succedette a Picault, J.Louis Hacquin che nel 1777 trasportò la "Sacra famiglia di Francesco I" e nel 1802 la "Madonna di Foligno" di Raffaello.Dietro a questi interventi v'era un'estetica che mirava alla conservazione dell'immagine ma trascurava completamente le caratteristiche materiche dell'opera d'arte.I quadri trasportati venivano infatti, gravemente spatinati durante l'operazione di cartonnage e quindi,per ridare unità alla superficie pittorica,venivano coperti con spesse vernici brune che davano a tutti il medesimo tono ambrato,Durante il trasporto la superficie perdeva spesso l'aspetto liscio e compatto poichè vi rimaneva impressa la trama della tela.Anche i sistemi di pulitura dell'epoca erano piuttosto "pericolosi".(alcuni usavano sfregarli con una spazzola ruvida ed acqua saponata)
Nel 1787, Filippo Haeckert (pittore di vedute alla corte di Napoli) scrisse una "Lettera sull'uso della vernica nella pittura" dove consigliava di verniciare i quadri con la chiara di uovo perchè meno soggetta ad alterarsi della vernice a base di olio di lino. (si cominciavano a notare i primi danni prodotti dagli olii siccativi e dalle vernici grasse)
Nel corso del '700 la professionalità del restauratore venne distinta da quella del pittore.
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Il più grande restauratore fu indubbiamente Pietro Edwards che visse e lavorò a Venezia dove,già da anni,il problema della conservazione delle opere d'arte era particolarmente sentito.Nel 1773 venne istituito un il quale doveva preparare un elenco di opere da vincolare,che non avrebberoo potuto essere rimosse o restaurate senza il permesso delle autorità competenti.
Edwards nacque a Loreto nel 1744 da genitori inglesi, era pittore lui stesso e alalievodi Gaspare Diziani.Organizzò un efficiente laboratorio di restauro nel refettorio della chiesa di San Giovanni e Paolo e,nel 1786 compilò una relazione sul lavoro svolto negli ultimi otto anni nella quale esaminò le cause di degrado dele opere d'arte,abbozzò un piano pratico per la loro salvaguardia e illustrò le norme da eseguire nel restauro.Nel suo laboratorio le operazioni di restauro eranoorganizzate così:l'ispettore pubblicava un elenco di quadri da restaurare dividendoli in tre classi d'intervento:
a) quella dei quadri dell'estremo bisogno (da pagare 20 lire al piede quadrato)
b) quella dei quadri del grave bisogno (14 lire al piede quadrato)
c) quella dei quadri del minore bisogno (8 lire al piede quadrato)
Edwards si era garantito l'esclusiva dei migliori restauratori di Venezia: Hiuseppe Bertani,Nicolò Baldassini e Giuseppe Diziani.Tutti i quadri dovevano rimanere nel laboratorio e nessuno poteva trarne copia.Egli compilò poi un elenco con i doveri dell'ispettore e dei restauratori in cui è detto (anticipando uno dei criteri fondamentali del restauro moderno) che tutti i materiali impiegati devono essere reversibili.L'Edwards infine, ebbe un ruolo fondamentale per la conservazione delle opere d'arte venezia nel tragico momento della caduta della Repubblica e dell'occupazizone francese, poichè spettò a lui decidere quali opere destinare all'"Accademia" e alle collezioni di Stato (salvandole così dlla dispersione e dl degrado).Uno dei suoi ultimi scritti (1819)intitolato" Progetto per una scuola di restauro delle pitture"mostra come egli avesse individuato nella formazione professionale uno dei problemi fondamentali del restauro.

[Modificato da Ahamiah 22/04/2006 16.42]