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Carlos Drummond de Andrade

  • Messaggi
  • @Ljuba@
    00 16/05/2006 14:29
    – "Soave bocca errante"
    Soave bocca errante
    in superficie fino a trovare il punto
    ove t'aggrada cogliere il frutto a fuoco
    che non sarà mangiato ma fruito
    finché non s'esaurisce il succo caldo
    e lui ti lascia, o tu lo lasci, flaccido,
    ma rugiadoso di bava di delizie
    che frutto e bocca si permettono, dono.

    Bocca soave e saggia,
    impaziente di succhiare e segregare
    intero, in te, il tallo rigido
    ma folle di piacere al confinarsi
    nel limitato spazio che tu offri
    al suo volume e getto appassionati,
    come puoi diventare, così aperta,
    ricurvo cielo infinito e sepoltura?

    Soave bocca e santa,
    che piano piano vai sfogliando la liquida
    schiuma del piacere in muto rito,
    lenta-leccante-lecchillusoriamente
    legata alla forma eretta quasi fossero
    la bocca il frutto, e il frutto la bocca,
    no, basta, basta, basta, basta bermi,
    uccidermi e, da morto, vivermi.

    So già cos'è l'eternità: è puro orgasmo.

  • @Ljuba@
    00 18/05/2006 12:02
    Amor come parola essenziale

    Amor, come parola essenziale
    dia inizio alla canzone e la sostanzi.
    Amor guidi il mio verso e, nel guidarlo,
    unisca anima e sesso, membro e vulva.

    Chi osa dir di lui che è solo anima?
    Chi non sente nel corpo l'anima espandersi
    fino a sbocciare in un vivido grido
    d'orgasmo, in un istante d'infinito?

    Il corpo avvinghiato a un altro corpo,
    fuso, dissolto, torna all'origine
    degli esseri, che Platone vide completi:
    è uno, in due perfetto: due in uno.

    Integrazione a letto o già nel cosmo?
    Dove ha fine la stanza e giunge agli astri?
    Che forza qui nei fianchi ci trasporta
    a quell'estrema regione, eterea, eterna?

    Al delizioso tocco della clitoride,
    tutto, ecco, si trasforma, in un baleno.
    In un minuscol punto di quel corpo,
    la fonte, il fuoco, il miele si concentrano.

    La penetrazione via via squarcia le nubi
    e svela soli tanto sfolgoranti
    che mai l'umana vista ha sopportato,
    ma, trafitto di luce, continua il coito.

    E continua e si estende in tale guisa
    che, oltre noi, oltre la stessa vita,
    come attiva astrazione che si fa carne,
    l'idea di godere sta godendo.

    E in un patir di gaudio, tra parole,
    anzi di meno, suoni, ansimi, ahi,
    solo un piacere in noi raggiunge l'apice:
    è quando l'amore muore d'amor, divino.

    Quante volte moriamo l'uno nell'altro,
    nell'umida caverna vaginale,
    di quella morte che è dolce più del sonno:
    la quiete dei sensi, soddisfatta.

    Allora si instaura la pace. Pace di dei,
    adagiati sul letto, come statue
    vestite di sudore, grate per quanto
    ad un dio aggiunge l'amor terreno.



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    Ahamiah
    Post: 892
    art friend
    pittore
    00 18/05/2006 15:07