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Quanto siete felici?

  • Messaggi
  • sole281
    00 25/06/2006 21:24
    TEST



    Risposta:
    Il tuo punteggio è di 54
    L'accordo con voi stessi non è proprio perfetto, anche se soddisfacente, vi sono dei contrasti tra i vostri desideri e la realtà, ma con un po' di buona volontà e di impegno tutto si può risolvere.
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    hahaiah.52
    Post: 174
    art friend
    imbrattatele
    00 25/06/2006 22:47


    Risposta:



    Il tuo punteggio è di 43


    L'accordo con voi stessi non è proprio perfetto, anche se soddisfacente, vi sono dei contrasti tra i vostri desideri e la realtà, ma con un po' di buona volontà e di impegno tutto si può risolvere.

    [SM=x629217]



    Se non hai perdonato qualcosa a te stesso,
    come puoi perdonare gli altri?

    "Ci sono tre tipi di uomini:i buoni, che costruiscono, i cattivi, che
    distruggono, ed infine i falsi buoni, che costruiscono la distruzione."

    GLI AMICI VANNO E VENGONO….MA SOLO QUELLI VERI E PREZIOSI RIMANGONO!!!!!
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    ariel.46
    Post: 128
    art friend
    imbrattatele
    00 25/06/2006 22:48
    Il tuo punteggio è di 49


    L'accordo con voi stessi non è proprio perfetto, anche se soddisfacente, vi sono dei contrasti tra i vostri desideri e la realtà, ma con un po' di buona volontà e di impegno tutto si può risolvere


















    FAT BOTTOMED GIRLS official page!
































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    ulululante
    Post: 354
    vice admin
    apprendista
    00 26/06/2006 11:26

    Non faccio mai simili test, ne sono allergico, troppo semplicistici e irreali, almeno per noi lupastri [SM=g27823]

    Al pari delle altre scienze anche la capacità di essere felici risponde ad un processo di apprendimento e a poche ma essenziali regole da seguire e rispettare.

    Chi crede che la felicità sia irraggiungibile si sbaglia di grosso. Poeti, filosofi, pensatori e innamorati di ogni sesso e classe sociale l’hanno cercata, cantata o rimpianta per troppo tempo senza successo. Invano.

    Da oggi, dicono insegnanti e psicologi di ultimissima generazione, la felicità può diventar parte del nostro bagaglio culturale, basta impararla. Ecco allora che, da meta irraggiungibile e dolcissima ossessione, questo sentimento così sfuggente e difficile da catturare diventa materia di studio con teorie proprie e tecniche d'insegnamento.
    Al pari delle altre scienze anche la capacità di essere felici risponde ad un processo di apprendimento e a poche ma essenziali regole da seguire e rispettare.

    I primi corsi di well-being, tanto per cambiare, sono stati organizzati nelle sedi accademiche più prestigiose di Usa e Gran Bretagna e le reazioni sono state da subito contrastanti. Allo scetticismo degli insegnanti vecchio stampo e degli allievi più conservatori, fa riscontro l’entusiasmo e l’interesse di quanti invece hanno affollato fiduciosi le aule della nuova sperimentazione. Come vere e proprie cavie da laboratorio, i partecipanti ai primi corsi su “come essere felici” si sono lasciati coinvolgere in dibattiti e prove “pratiche” di diverso genere.

    L'esempio migliore è quello fornitoci dell'ateneo di Harvard frequentato dagli studenti “bene” americani e da sempre punto di partenza delle tendenze e delle mode giovanili.
    Qui il corso di Psicologia Positiva tenuto dal prof. Tal Ben-Shahar ha superato per numero di iscritti addirittura il fiore all’occhiello dell’Università: il corso di Economia per cui Harvard è famosa in tutto il mondo: circa 900 studenti curiosi di conoscere come si diventa felici.

    Sul fronte inglese molti sono gli studiosi che sostengono che la felicità, come le buone maniere, vada insegnata già nella scuola superiore e soprattutto nella fascia d’età che va dai 14 ai 16 anni periodo delicatissimo in cui gli adolescenti, bombardati da messaggi di ogni tipo, sono impegnati a costruire la propria personalità.
    Al Wellington College di Crowthorne, ad esempio, un'ora a settimana è dedicata all'apprendimento del “vivere bene”.

    E qui nel Bel Paese, nella terra del sole e del buon umore per antonomasia come stanno le cose?
    Ad interessarsi del fenomeno, allontanandolo da facili riflessioni New Age e dalle pagine delle riviste femminili di tendenza, sono scesi in campo i membri della Società italiana di Psicologia Positiva, una scienza relativamente recente, ma solida e già ben documentata come ci tiene a sottolineare la Dott.essa Antonella Delle Fave che ha lasciato il suo posto alla Statale di Milano e da dicembre sostituirà Gian Franco Goldwurm come presidente della Società italiana di psicologia positiva (www.psicologiapositiva.it).

    L’obiettivo di questa disciplina è scoprire e tirare fuori da ognuno la parte migliore. Puntando sulle potenzialità di ciascuno si cerca di svilupparle in relazione alla propria personale interpretazione del benessere e della qualità della vita.
    In pratica invece di lavorare sui difetti si lavora sui pregi. Mica male come idea…
    Alla base c’è la certezza che la felicità individuale si realizzi solo nell'ambito dello spazio sociale.
    Questo discorso, in un’ epoca fatta di apparenza, immagine e smania di perfezione, potrebbe essere un valido rimedio contro la frustrazione e l’inappagamento diffuso soprattutto tra le giovani donne.

    Ma come si arriva al benessere e quindi alla felicità? Secondo Ben-Shahar, giovanissimo docente americano (ha 35 anni), bisogna lavorare su autostima, empatia, amicizia, amore, ottimismo, ma anche creatività, spiritualità, musica e senso dell'umorismo. Le tecniche usate sono il rilassamento, la meditazione, la capacità di semplificare i problemi.

    Fondamentale, anche in Italia, il discorso circa il rapporto malato che tendiamo ad avere con il denaro. Troppo spesso, e in questo caso il campione di intervistati italiani ha risposto esattamente come i colleghi statunitensi, tendiamo a valutarci solo in relazione alla nostra busta paga o al conto in banca. Liberarsi di queste sovrastrutture è una delle prime “vittorie” che si ottengono frequentando le lezioni di Ben-Shahar. “I nostri giovani hanno bisogno di imparare che anche se una società diventa più ricca, non necessariamente diventa anche più felice”- ha dichiarato Anthony Seldon, preside dell'istituto privato Wellington College di Cambridge dimostrandosi così perfettamente in linea con il pensiero anglosassone.

    In Italia, dobbiamo riconoscerlo, le novità faticano sempre un po’ prima di essere comprese e assimilate e non è un caso che per il momento l’80% degli intervistati si dichiarino assolutamente scettici nei confronti di questo insegnamento.Il paradosso deriva però dal fatto che invece, grazie al rigore analitico dell’approccio positivista al problema, i primi a lasciarsi sedurre da questa scienza sono stati gli economisti. Presso l’Università La Sapienza di Roma ai primi convegni organizzati sull’argomento hanno partecipato più donne che uomini e più studenti di Economia e Commercio che di Lettere e Filosofia. “Non è un caso che ad essere restii a questo esperimento siano gli studenti di materie classiche”- aggiunge Maurizio Franzini docente di Politica economica –“Il punto però è che il bisogno di essere felici mette in discussione i fondamenti dell’economia tradizionale troppo focalizzata sul benessere materiale e poco attenta alle reali esigenze del singolo”.

    Staremo a vedere se e con quali tempi questa pratica “positiva” conquisterà le cattedre dei nostri Atenei e soprattutto se ci saranno docenti sufficientemente preparati all’insegnamento di una scienza che, nata nel cuore dell’Occidente (gli Stati Uniti), sembra strizzar l’occhio alle filosofie orientali più antiche ed estreme. Chissà che a forza di imparare a essere felice qualche stressato giovane impiegato d’azienda non arrivi, quasi per caso, a raggiungere il Nirvana…

    ciauuu


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    Ahamiah
    Post: 1.566
    art friend
    maestro
    00 26/06/2006 11:28
    bene..oggi solo felicissima senza fare nessun test..
    sei sceso a valle [SM=g27822] [SM=g27822]
    ______________________________________
    guarda in fondo al tuo cuore,in un angolino piccolo
    piccolo troverai ciò che cerchi

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    contaminata
    Post: 553
    art friend
    pittore
    00 26/06/2006 15:30
    Il tuo punteggio è di 35

    Vivete in accordo con voi stessi, sia sul piano della coscienza sia su quello dell'incoscio. Non rimpiangete il passato e non sognate con impazienza il futuro. Siete felici perchè la corrispondenza tra i vostri desideri e la loro realizzazione è buona.

    [SM=g27822]

    La vita non è che la continua meraviglia di esistere. (Tagore)
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    jhoncarter
    Post: 68
    moderatore
    imbrattatele
    00 28/06/2006 11:40
    l tuo punteggio è di 48


    L'accordo con voi stessi non è proprio perfetto, anche se soddisfacente, vi sono dei contrasti tra i vostri desideri e la realtà, ma con un po' di buona volontà e di impegno tutto si può risolvere.

    Ci devo riflettere

    Jc [SM=g27833]
  • Keko01
    00 28/06/2006 14:58
    Grazie Lupastro le tue info sono sempre all'avanguardia...oggi ho imparato una cosa nuova!!!

    Grazie amico!!
    Keko [SM=g27823]
  • sole281
    00 01/07/2006 12:14
    Re:

    Scritto da: ulululante 26/06/2006 11.26

    Non faccio mai simili test, ne sono allergico, troppo semplicistici e irreali, almeno per noi lupastri [SM=g27823]

    Al pari delle altre scienze anche la capacità di essere felici risponde ad un processo di apprendimento e a poche ma essenziali regole da seguire e rispettare.

    Chi crede che la felicità sia irraggiungibile si sbaglia di grosso. Poeti, filosofi, pensatori e innamorati di ogni sesso e classe sociale l’hanno cercata, cantata o rimpianta per troppo tempo senza successo. Invano.

    Da oggi, dicono insegnanti e psicologi di ultimissima generazione, la felicità può diventar parte del nostro bagaglio culturale, basta impararla. Ecco allora che, da meta irraggiungibile e dolcissima ossessione, questo sentimento così sfuggente e difficile da catturare diventa materia di studio con teorie proprie e tecniche d'insegnamento.
    Al pari delle altre scienze anche la capacità di essere felici risponde ad un processo di apprendimento e a poche ma essenziali regole da seguire e rispettare.

    I primi corsi di well-being, tanto per cambiare, sono stati organizzati nelle sedi accademiche più prestigiose di Usa e Gran Bretagna e le reazioni sono state da subito contrastanti. Allo scetticismo degli insegnanti vecchio stampo e degli allievi più conservatori, fa riscontro l’entusiasmo e l’interesse di quanti invece hanno affollato fiduciosi le aule della nuova sperimentazione. Come vere e proprie cavie da laboratorio, i partecipanti ai primi corsi su “come essere felici” si sono lasciati coinvolgere in dibattiti e prove “pratiche” di diverso genere.

    L'esempio migliore è quello fornitoci dell'ateneo di Harvard frequentato dagli studenti “bene” americani e da sempre punto di partenza delle tendenze e delle mode giovanili.
    Qui il corso di Psicologia Positiva tenuto dal prof. Tal Ben-Shahar ha superato per numero di iscritti addirittura il fiore all’occhiello dell’Università: il corso di Economia per cui Harvard è famosa in tutto il mondo: circa 900 studenti curiosi di conoscere come si diventa felici.

    Sul fronte inglese molti sono gli studiosi che sostengono che la felicità, come le buone maniere, vada insegnata già nella scuola superiore e soprattutto nella fascia d’età che va dai 14 ai 16 anni periodo delicatissimo in cui gli adolescenti, bombardati da messaggi di ogni tipo, sono impegnati a costruire la propria personalità.
    Al Wellington College di Crowthorne, ad esempio, un'ora a settimana è dedicata all'apprendimento del “vivere bene”.

    E qui nel Bel Paese, nella terra del sole e del buon umore per antonomasia come stanno le cose?
    Ad interessarsi del fenomeno, allontanandolo da facili riflessioni New Age e dalle pagine delle riviste femminili di tendenza, sono scesi in campo i membri della Società italiana di Psicologia Positiva, una scienza relativamente recente, ma solida e già ben documentata come ci tiene a sottolineare la Dott.essa Antonella Delle Fave che ha lasciato il suo posto alla Statale di Milano e da dicembre sostituirà Gian Franco Goldwurm come presidente della Società italiana di psicologia positiva (www.psicologiapositiva.it).

    L’obiettivo di questa disciplina è scoprire e tirare fuori da ognuno la parte migliore. Puntando sulle potenzialità di ciascuno si cerca di svilupparle in relazione alla propria personale interpretazione del benessere e della qualità della vita.
    In pratica invece di lavorare sui difetti si lavora sui pregi. Mica male come idea…
    Alla base c’è la certezza che la felicità individuale si realizzi solo nell'ambito dello spazio sociale.
    Questo discorso, in un’ epoca fatta di apparenza, immagine e smania di perfezione, potrebbe essere un valido rimedio contro la frustrazione e l’inappagamento diffuso soprattutto tra le giovani donne.

    Ma come si arriva al benessere e quindi alla felicità? Secondo Ben-Shahar, giovanissimo docente americano (ha 35 anni), bisogna lavorare su autostima, empatia, amicizia, amore, ottimismo, ma anche creatività, spiritualità, musica e senso dell'umorismo. Le tecniche usate sono il rilassamento, la meditazione, la capacità di semplificare i problemi.

    Fondamentale, anche in Italia, il discorso circa il rapporto malato che tendiamo ad avere con il denaro. Troppo spesso, e in questo caso il campione di intervistati italiani ha risposto esattamente come i colleghi statunitensi, tendiamo a valutarci solo in relazione alla nostra busta paga o al conto in banca. Liberarsi di queste sovrastrutture è una delle prime “vittorie” che si ottengono frequentando le lezioni di Ben-Shahar. “I nostri giovani hanno bisogno di imparare che anche se una società diventa più ricca, non necessariamente diventa anche più felice”- ha dichiarato Anthony Seldon, preside dell'istituto privato Wellington College di Cambridge dimostrandosi così perfettamente in linea con il pensiero anglosassone.

    In Italia, dobbiamo riconoscerlo, le novità faticano sempre un po’ prima di essere comprese e assimilate e non è un caso che per il momento l’80% degli intervistati si dichiarino assolutamente scettici nei confronti di questo insegnamento.Il paradosso deriva però dal fatto che invece, grazie al rigore analitico dell’approccio positivista al problema, i primi a lasciarsi sedurre da questa scienza sono stati gli economisti. Presso l’Università La Sapienza di Roma ai primi convegni organizzati sull’argomento hanno partecipato più donne che uomini e più studenti di Economia e Commercio che di Lettere e Filosofia. “Non è un caso che ad essere restii a questo esperimento siano gli studenti di materie classiche”- aggiunge Maurizio Franzini docente di Politica economica –“Il punto però è che il bisogno di essere felici mette in discussione i fondamenti dell’economia tradizionale troppo focalizzata sul benessere materiale e poco attenta alle reali esigenze del singolo”.

    Staremo a vedere se e con quali tempi questa pratica “positiva” conquisterà le cattedre dei nostri Atenei e soprattutto se ci saranno docenti sufficientemente preparati all’insegnamento di una scienza che, nata nel cuore dell’Occidente (gli Stati Uniti), sembra strizzar l’occhio alle filosofie orientali più antiche ed estreme. Chissà che a forza di imparare a essere felice qualche stressato giovane impiegato d’azienda non arrivi, quasi per caso, a raggiungere il Nirvana…

    ciauuu






    Oppebbacco volevo fare solo un test [SM=x629129]