00 07/07/2006 18:30
Le Veneri grasse


[Venere di Willendorf. Vienna, Naturhistorisches Museum. Caratteristica comune a questa tipologia di sculture è la volontà di sottolineare il simbolismo connesso con la fertilità femminile: si assiste a un’enfatizzazione dei caratteri sessuali primari e secondari.]

La sfera erotica rientra a pieno titolo in questo panorama, perché è parte integrante della vita di tutti gli uomini da sempre e, da sempre, l’arte si è preoccupata di sottolineare, di volta in volta, quegli aspetti dell’erotismo che assumevano o le sembravano dovessero assumere significato ovvero valore in quel particolare momento storico.
Fin dalle antichissime statuette paleolitiche di divinità femminili, note come Veneri steatopigiche per via dell’accentuato sviluppo di rotondità adipose sui glutei, intorno ai fianchi e delle mammelle (per alludere alla fertilità della donna e della terra); e ancora, fin dai graffiti che comparvero sulle fredde pareti delle caverne del Neolitico, l’arte non ha potuto fare a meno di sentire il fascino e la potenza della sessualità e del suo simbolismo. Sarà appena il caso di ricordare che gli organi sessuali tracciati sulla roccia delle caverne volevano rappresentare il maschile e il femminile dell’intero universo. In altri termini, la dualità sessuale divenne una chiave d’interpretazione del mondo intero per via delle analogie e delle affinità evidenti fra la natura delle cose e i caratteri del maschile e del femminile. Da qui, dunque, l’attribuzione di una caratterizzazione sessuale del sole e della luna – peraltro, comune a molte e diverse civiltà nel corso dei secoli –, che definisce il primo maschio e la seconda femmina. Ora, a uno sguardo superficiale, si potrebbe pensare che questi aspetti appartengano a mondi culturali lontani e pressoché scomparsi, sopravvissuti, semmai, solo in ambito contadino, dove la frequentazione diretta della natura e la sua interpretazione di tipo quasi superstizioso possano giustificare simili accostamenti. Eppure l’arte del Novecento, quella del “secolo breve”, così chiamato per la densità di avvenimenti che l’hanno attraversato, quella del secolo che ha voluto e saputo esaltare le capacità razionali dell’uomo, comprese quelle strettamente correlate alla veloce evoluzione tecnologica, non ha potuto fare a meno di cedere al fascino ancestrale della dimensione cosmica dell’erotismo.