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lezioni di poesia 1

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    chicom
    Post: 2.022
    admin
    gran maestro
    00 07/07/2006 23:36
    piccola lezione di poesia, per ora resta sola, devo contattare l'autrice di questi testi per kiederle il permesso di continuare, eventualmente vedrò di recuperare materiale in maniera diversa, ma questo è davvero ben fatto

    lezione n° 1

    CHE COS’E’ LA POESIA?
    Ai fini dello studio la poesia è un genere letterario il cui testo è suddiviso in versi.

    CHE COS’E’ UN VERSO?
    E’ una riga di scrittura, interrotta da un a capo, che viene un po’ prima del margine destro della pagina e che spesso non coincide con la fine della frase. Il verso è l’unità di base nella scansione in versi, è in rapporto agli altri, ma è concepibile ed analizzabile anche da solo.

    CHE COS’E’ LA STROFA?
    E’ un raggruppamento di versi.

    CHE COS’E’ LA METRICA?
    La metrica è l’arte dei versi; cioè insegna il modo di comporre e misurare i versi, determinandone le leggi e gli elementi.
    La metrica si divide in:
    prosodia = studia gli elementi del verso ( sillabe, accenti….) e ciò che lo rapporta ad altri versi (es. rime)
    forme metriche = studiano le strutture testuali (es. ode, canzone, sonetto….)





    PROSODIA: LA SILLABAZIONE

    CHE COS’E’ LA SILLABA?
    E’ l’unione di più lettere (vocali e consonanti) che si pronunciano con una sola emissione di voce.

    REGOLE PER CONTARE LE SILLABE:

    Ecco le regole generali per sillabare in modo corretto le parole italiana (tratte da “La grammatica della lingua italiana”, M. Sensini, Oscar Mondadori, pagg. 37-38):

    “[…]

    · una vocale, quando è all’inizio di parola ed è seguita da una sola consonante, fa sillaba a sé: a-mi-co;

    · le vocali di un dittongo o di un trittongo non possono mai essere divisi e, quindi, formano una sola sillaba: a-iuo-la, pie-de.

    Erroneamente alcuni gruppi di vocali possono essere presi per dittonghi. Per non sbagliare è importante sapere che non forma dittongo il gruppo costituito dalla vocale i seguita da un’altra vocale nelle parole composte in cui la i appartiene alla prima parte del composto e le altre vocali alla seconda parte: ri-u-sci-re, chi-un-que. Allo stesso modo non forma dittongo e quindi è separabile dal resto la i seguita da altre vocali nelle parole derivate, se la forma primitiva della parola era accentuata sulla i e perciò non poteva formare dittongo: spi-a-re (da spì-a);

    · due vocali in iato (Quando due vocali, una finale di parola e l'altra iniziale della parola seguente, s'incontrano, si ha l'iato (dal latino: hiare: stare a bocca aperta). possono essere divise: ma-e-stro, e-ro-e;

    · una consonante semplice posta tra due vocali o seguita da vocale forma sempre sillaba con la vocale che segue: pa-lo, a-mo-re, fi-lo-so-fo;

    · le consonanti doppie si dividono sempre fra due sillabe, cioè una sta con la vocale che precede e l’altra con quella che segue: bal-lo, car-ret-tie-re.

    · i gruppi di due o più consonanti diverse tra loro e consecutive formano sillaba con la vocale che le segue se costituiscono un gruppo che può trovarsi all’inizio di una parola: ca-pri-no, de-sti-no, di-ma-gri-re (in italiano esistono parole che iniziano con pri-, sti-, gri-: primo, stima, grigio);

    · i gruppi di due o più consonanti diverse tra loro e consecutive si dividono in modo che la prima consonante del gruppo vada con la vocale precedente e l’altra o le altre con la vocale della sillaba che segue se non costituiscono un gruppo che può trovarsi all’inizio di una parola. Ciò succede, in particolare, con i gruppi consonantici bd, bs, cm, cn, ct, dm, gm, lm, mb, mp, nc, nt ecc.: bac-te-rio, im-por-tan-za, dif-te-ri-te, com-bi-na-zio-ne;

    · la s seguita da una o più consonanti (la cosiddetta s preconsonantica) forma sillaba con la vocale che segue: ri-spo-sta, e-sclu-sio-ne;

    · le parole composte con i prefissi trans-, tras-, dis-, cis-, in- e simili si possono dividere secondo le regole citate, oppure, specialmente se nella parola i due componenti sono sentiti ancora come distinti, conservando integro il prefisso: così si può sillabare tanto tras-por-ta-re quanto tra-spor-ta-re, tanto dis-per-de-re quanto di-sper-de-re. La tendenza della lingua, tuttavia, è quella di rispettare le regole generali: tra-spor-ta-re, di-sper-de-re, di-spor-si;

    · i digrammi e i trigrammi non si dividono mai: in-ge-gno, bi-scia, fi-glia-stro.”

    Preciso alcuni termini.

    I dittonghi sono delle unità sillabiche composte di una i o una u semiconsonantiche + una vocale che può essere accentata o no. I dittonghi si dividono in due gruppi: i dittonghi ascendenti e i dittonghi discendenti.
    I dittonghi ascendenti sono quelli che presentano la semiconsonante i o u prima della vocale.
    Es.: piede, piove, chiesa, piazza, fiume, quello, questo, muoversi, palio, nuotare.
    I dittonghi discendenti sono quelli che presentano prima la vocale e poi la i o la u semiconsonante. In questo caso le semiconsonanti sono chiamate più correttamente semivocali.
    Es.: laurea, pausa, poi, mai, altrui, eucalipto, sei.

    In italiano vi sono anche i trittonghi, che sono composti da tre vocali pronunciate con una sola emissione di voce e formano una sola sillaba. Sono formati da i e u semiconsonantiche + vocale accentata o da i semiconsonantica + vocale accentata + i semivocalica. Es.: buoi, suoi, miei, tuoi.

    Lo iato avviene quando due vocali che sono una di seguito all’altra nel corpo della parola non vengono pronunciate con una sola emissione di voce, come nel caso dei dittonghi, e quindi non costituiscono un’unica sillaba, ma due.
    Questo succede:
    1- quando si incontrano le vocali a,e,o: e-ro-e, bo-a-to, pa-e-se;
    2- quando una delle due vocali è una i o una u sulla quale cade l’accento: vì-a, spì-a, scì-a, pa-ù-ra.
    In questo caso lo iato rimane anche nelle parole che derivano da quelle che portano tali vocali
    accentate: vi-a-le, spi-a-ta, pa-u-ro-so.
    3- dopo i prefissi ri-, bi-, e tri-. Es.: ri-u-sci-re, bi-en-na-le, tri-an-go-lo.
    4- in parole derivate dal latino dove la u in una sequenza –uo, anche se non accentata, non è
    consonantica: in-no-cu-o.

    Da notare come l’incontro della i con un’altra vocale non formi né un dittongo né uno iato quando la i stessa segue la c, la g, e i gruppi gruppo gl e sc. In questo caso la i è solo un segno grafico che serve per dare un suono dolce alle lettere e i gruppi suddetti. Es.: sciarpa, ciabatta, bacio, ciurma, foglia, giorno, giacca, figlio.

    I digrammi sono rappresentati dai gruppi ch, gh, ci, gi, gl, gn, sc.
    Se il digramma gl, oltre che da una i è seguito da un’altra vocale, il gruppo gli forma un trigramma.

    ***

    DALLA SILLABA AL VERSO

    Se la capacità di riconoscere correttamente le sillabe che compongono una parola è importante in grammatica, essa è ancora più importante nella metrica, perché i versi italiani fondano la loro identità di base proprio sul numero di sillabe che li compongono. Da questo fatto deriva il concetto di sillabismo valido in poesia, e che Beltrami esemplifica così: due serie sono composte dallo stesso numero di sillabe se l’ultima tonica è nella stessa posizione (“Gli strumenti della poesia”, Pietro G. Beltrami, Ed. Il Mulino, pag.32).
    Quindi, due versi saranno dello stesso tipo se porteranno l’ultima accento sulla sillaba che occupa la stessa posizione. In italiano, i casi normali sono tre:
    1- all’ultima sillaba tonica segue una sillaba atona. In questo caso il verso ha uscita piana ed è detto verso piano.
    2- la serie (il verso) termina con l’ultima sillaba tonica. In questo caso il verso ha uscita tronca ed è detto verso tronco.
    3- all’ultima sillaba tonica seguono due sillabe atone. In questo caso il verso ha uscita ed è detto verso sdrucciolo.
    Rarissimo il caso di tre sillabe atone dopo l’ultima sillaba tonica (verso bisdrucciolo).
    Nella metrica italiana, essendo la lingua stessa più ricca di parole con uscita piana, si è deciso di dare il nome al verso sulla base dell’uscita piana.
    Perciò se, ad esempio, un verso è scomponibile in una serie dove l’ultimo accento cade sulla decima sillaba, allora il verso sarà un endecasillabo. L’endecasillabo potrà essere tronco, quindi essere scomposto in una serie di dieci sillabe; potrà sdrucciolo, quindi essere scomposto in una serie di dodici sillabe; potrà essere bisdrucciolo, quindi essere composto in una serie di tredici sillabe; ma se l’ultima sillaba accentata occupa la decima posizione, sarà sempre e comunque un endecasillabo. E lo stesso discorso vale per tutti gli altri versi tradizionali.
    Dall’applicazione del concetto di sillabismo deriva che la nostra tradizione poetica è isosillabica, cioè possiede tipi di versi basati sullo stesso numero di sillabe. Ma la poesia italiana possiede anche un’esperienza anisosillabica, cioè ha prodotto forme di versificazione che, partendo da un verso base, ammettevano una certa oscillazione del numero di sillabe (una o due in genere), senza perdere l’impressione di avere a che fare sempre con lo stesso tipo di verso base. Questo avvenne soprattutto nella poesia delle origini, dove l’attenzione era più spostata sulla rima che sul numero di sillabe. Nell’ambito della versificazione libera moderna l’anisosillabismo può esistere anche senza doversi poggiare sulla maggiore importanza della rima.

    Le regole grammaticali che ho esposto per dividere correttamente una parola in sillabe, però, di solito non sono mai sufficienti per determinare il numero di sillabe che compongono i versi in una
    poesia.
    Se per esempio, sappiamo che la Divina Commedia di Dante è scritta con la forma metrica della terzina che consiste di endecasillabi, ci aspettiamo che ogni verso sia di undici sillabe. E, seguendo solamente le regole suddette, se il conto delle sillabe ci ridà con il primo verso:

    Nel – mez- zo – del – cam – min – di – no – stra – vi – ta (undici sillabe)

    già con il secondo verso non ci tornano le undici sillabe che ci aspettiamo. Infatti:

    mi – ri – tro – vai – per – u – na – sel – va – o – scu – ra (dodici sillabe).

    Il fatto è che quando tutte le vocali in un verso sono separate almeno da una consonante la scansione metrica corrisponde con quella grammaticale.

    Di me medesmo meco mi vergogno (Rvf. 1, 11)

    Quando ciò non avviene, le regole grammaticali non sono più sufficienti a spiegare la scansione metrica. Alle regole esposte bisogna aggiungere l’influenza di alcuni fenomeni che comportano una variazione del numero di sillabe rispetto alla norma. I fenomeni contemplati dalla metrica (o istituti metrici) più importanti sotto questo aspetto sono quattro: la sinalèfe, la dialèfe, la sinèresi e la dièresi.



    fonte www poesia creativa . it

    [Modificato da chicom 07/07/2006 23.44]

  • il.gabbiano
    00 08/07/2006 00:24
    Ragazzi, detto fatto! Chicom è solerte

    Non mi resta che leggere con attenzione il tutto.
    Sarà un piacere
    chissà che riesca a costruire una poesia
    da dedicare ai miei cuoricini
    tanti saluti

    IL gabbiano
  • @Ljuba@
    00 08/07/2006 09:23
    che bello [SM=g27817]

    grazie [SM=x629188]
  • Keko01
    00 08/07/2006 20:14
    Cosa vuoi dire che chiunque può scrivere una poesia solo seguendo le indicazioni che hai inserito?
    Cioè anche uno come me?
    Il sentimento, la passione, l’amore e altre cose non servono?

    Bene allora mi metto a scrivere poesie!!!!



    Keko [SM=g27825]
  • sole281
    00 08/07/2006 20:21
    Re:

    Scritto da: Keko01 08/07/2006 20.14
    Cosa vuoi dire che chiunque può scrivere una poesia solo seguendo le indicazioni che hai inserito?
    Cioè anche uno come me?
    Il sentimento, la passione, l’amore e altre cose non servono?

    Bene allora mi metto a scrivere poesie!!!!



    Keko [SM=g27825]


    Nel momento stesso che le parole usciranno dalla tua penna e l'inchiostro si pogerà sul foglio...saranno:sentimento,passione amore ....ogni volta che avrai qlk da scrivere sarà tutto questo...
    così come quando prendi una tela bianca e vai a riempirla di "te" Keko.
    Francesca.
  • Keko01
    00 08/07/2006 21:35
    Re: Re:

    Scritto da: sole281 08/07/2006 20.21

    Nel momento stesso che le parole usciranno dalla tua penna e l'inchiostro si pogerà sul foglio...saranno:sentimento,passione amore ....ogni volta che avrai qlk da scrivere sarà tutto questo...
    così come quando prendi una tela bianca e vai a riempirla di "te" Keko.
    Francesca.





    Bello quello che mi dici, grazie......sai ho scritto anch'io della "robetta" la trovi in mezzo alle vere poesie... in Art.

    Sono un uomo di terra....riesco ad esprimere solo quello che sento in me....i colori parlano per me!!!


    Keko [SM=g27822]
  • OFFLINE
    chicom
    Post: 2.029
    admin
    gran maestro
    00 09/07/2006 00:47
    Re:


    Scritto da: Keko01 08/07/2006 20.14
    Cosa vuoi dire che chiunque può scrivere una poesia solo seguendo le indicazioni che hai inserito?

    ...

    Keko [SM=g27825]



    ah ah, certo ke no [SM=g27828]

    queste sono semplicemente delle lezioni tecnike sul metodo di scrittura, sono solo un'indicazione su come si possono usare le parole, cerkiamo di kiarire

    la poesia è l'arte di usare, per trasmettere il proprio messaggio, tanto il significato semantico delle parole quanto il suono ed il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa.

    una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha questa doppia funzione di vettore sia di significato che di suono, di contenuto sia informativo che emotivo, la sintassi e l'ortografia sono particolarmente importanti, anke se possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione complessiva.

    vedremo più avanti quanti tipi di poesie "codificate" esistono, ke ne so, la ballata, la cinquina, la sestina, ecc.. ecc..

    ke ne so, si studierà la metrica, esempio:
    la forma di una poesia ne determina il ritmo, che è una sua parte fondamentale: lo studio dei vari tipi di forma è detto metrica

    la metrica di una poesia si decide prima di tutto dalla lunghezza e dal tipo dei suoi versi, ma altri elementi importanti sono anche il tipo di strofa e il tipo di rima che usa: altri elementi della metrica sono le figure metriche e le licenze poetiche

    in parole povere si tratta di utilizzare strumenti per costruire poesie con tecnike precise, fermo restando ke se ne può per molti aspetti restarne fuori

    poi, naturalmente, c'è la capacità e la creatività di ki scrive di trasformare i propri pensieri e le proprie idee in poesia, nn è certo conoscendo mere regole grammaticali e di costruzione letteraria ke tutti si trasformano in poeti

    facendo un semplice paragone, nn è certo conoscendo le sole tecnike pittorike ke ci trasformiamo tutti in artisti del pennello

    ciao ciao


  • OFFLINE
    loshrike
    Post: 3.494
    vice admin
    sublime maestro
    00 10/07/2006 09:40
    ach!!!!
    Ora devo mettermi a studiare!!!

    Losh [SM=x629171]
    _____________________________________________
    Siamo realisti, esigiamo l'impossibile (Ernesto Che Guevara)
  • OFFLINE
    contaminata
    Post: 626
    art friend
    pittore
    00 10/07/2006 15:10
    Re:

    Scritto da: loshrike 10/07/2006 9.40
    ach!!!!
    Ora devo mettermi a studiare!!!

    Losh [SM=x629171]



    ...anch'io [SM=g27813]

    Rosy [SM=x629163]

  • OFFLINE
    maiam3
    Post: 105
    vice admin
    imbrattatele
    00 11/08/2007 23:29
    TUTTA 'STA ROBA SERVE PER SCRIVERE UNA POESIA!!!!???
    oddio... [SM=g27813]