00 12/07/2006 22:42
La scrittura.
l mondo è pieno di storie che aspettano solo di essere raccontate.
Il problema, quando si inizia a scrivere, è quello di chiedersi, cercando di dare voce alle "nostre" storie: come si pone il narratore rispetto alla storia che racconta?
Dentro o fuori? Dal punto di vista di uno o più personaggi, o da quello di un fedele cronista che non vuole prendere posizioni?
Ci sono narrazioni in terza persona, in cui l’autore si tiene fuori dalla storia, e narrazioni in prima persona, in cui lo scrittore aderisce completamente a un personaggio della storia.
La distanza dalla storia dipende dalla posizione che l’autore decide di prendere. Vuole raccontare la storia dall’esterno, dall’alto? Oppure vuole assumere le sembianze di uno dei personaggi e raccontare la storia come se l’avesse vissuta di persona? Vuole far capire che lui sa già come va a finire? Oppure condividere con noi le sorprese e gli imprevisti che si incontrano nel corso della vicenda?
A seconda della posizione dell’autore, si può parlare di racconto puro (terza persona) o di mimesi (prima persona).
Nel racconto puro, il narratore si distanzia dal narrato. Il narratore è semplicemente l’autore della storia, il portavoce della storia. Non ne fa parte, non ne è un personaggio, la racconta e basta. Questo lo pone in una posizione "superiore" che gli può permettere, se vuole, di seguire.

I tempi verbali
Ci sono dei tempi verbali che sono «narrativi» per eccellenza.
Sono: l’imperfetto («rivedeva», «decideva») che comunica il senso di un’azione che va svolgendosi con lentezza; il passato remoto («si alzò») che pone in rilievo l’azione, il fatto che impone una svolta nella situazione narrata; il trapassato prossimo («aveva potuto») che ancora rende l’effetto di una situazione o di un’azione nel tempo; il condizionale passato («avrebbe ricordato»), che esprime il futuro nel passato. Tutti questi tempi generalmente prevalgono nei testi che sono detti narrativi, nei testi argomentativi prevalgono invece altri tempi. Sono il presente («incontra», «si scusa»), che indica un’azione attuale e definita, il passato prossimo («ha fatto», «ha preso», «ha incontrato»), che esprime un fatto puntuale, l’azione avvenuta; e il futuro («faranno», «andranno»), che ha diverse funzioni (qui esprime la certezza di ciò che accadrà, ma potrebbe anche esprimere un ordine, una supposizione).