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Sia in Cina che in India, sia tra i filosofi dell’antica Grecia si sono trovati testi relativi alle prime allusioni ed alle prime ipotesi riferite al rapporto scritto/personalità.

Aristotele scriveva che come il discorso rivela le propensioni dell’anima, così la scrittura rivela le modalità di tali propensioni. Nel corso del tempo si portarono avanti varie supposizioni ed ipotesi non supportate però da valide dimostrazioni. L'intuizione che nelle particolarità della scrittura si riflettano tendenze e atteggiamenti personali può essere ritrovata anche nel II° secolo d.C. quando lo storico SVETONIO metteva in relazione alcune doti e qualità del carattere di Augusto con le peculiarità della sua scrittura, però tale intuizione è diventata la base di studi e di ricerche solo molto più tardi.

Solo nell'età moderna, Camillo Baldi nel secolo XVII elabora il suo primo lavoro: "Come da una lettera missiva si conoscono la natura e le qualità dello scrivente" (Carpi, 1622 ), che contiene acute osservazioni e anticipazioni sorprendenti confermate da recenti acquisizioni.

La ricerca di principi interpretativi generali capaci di far elevare (assurgere) una disciplina basata su intuizioni isolate e su osservazioni empiriche a una vera e propria scienza, ha richiamato l'attenzione e l'interesse di studiosi e di appassionati, da GOETHE ad alcuni dei più famosi psicologi e neurologi del nostro secolo.

L'abate francese MICHON (1806 - 1881), il padre della moderna grafologia, coniò il termine grafologia e fornì il primo vero metodo grafologico trattato in "Système de graphologie" (1875) e "Méthode pratique de graphologie" (1878)

Da allora, la grafologia ha dato un grande incremento all'osservazione ed alla raccolta dei dati, trovando delle costanti grafiche nella grandissima variabilità delle scritture, catalogando i segni o tratti grafici ricorrenti ed attribuendo loro un significato.