00 27/09/2006 07:42
I manoscritti
Dopo la morte di Leonardo tutti i manoscritti, in cui aveva registrato le ricerche, i progetti, le teorie, i fatti personali, le curiosità e le riflessioni nel corso dell'intera vita, furono ereditati dal suo allievo Francesco Melzi che li riportò dalla Francia in Italia.

Si ritiene che il materiale giunto fino a noi corrisponda circa a un quinto dell'intera mole delle carte lasciate da Leonardo; il resto sarebbe andato perduto. Infatti dopo la morte del Melzi, avvenuta nel 1570, anche a causa della negligenza del figlio Orazio, tutti i manoscritti andarono incontro a furti, vendite, passaggi, donazioni, appropriazioni e smarrimenti.
La scrittura rappresentò per Leonardo un'attività imprescindibile da quella di pittore e di scienziato. A parte il Trattato sulla pittura, che era stato concepito come un libro e composto a posteriori dal Melzi, gli scritti di Leonardo consistono sostanzialmente in un coacervo di codici che affrontano i più disparati argomenti in modo disordinato e irregolare. Il fascino che esercitano questi codici o semplici taccuini di appunti è enorme, tracciano il filo rosso del vagabondare mentale di Leonardo, e ne raccontano la geniale volubilità.
La dispersione dei codici e manoscritti dopo la morte di Leonardo e del suo allievo Francesco Melzi, la loro forma disordinata e la scrittura a rovescio hanno reso difficile nel passato l'analisi e la divulgazione del pensiero del genio di Vinci, pervenuto alla notorietà generalmente tramite notizie "di seconda mano". Rubati, nascosti, venduti sottobanco e all'asta, i manoscritti di Leonardo sono ora distribuiti in ogni angolo del globo terrestre: un corpus letterario e documentario smembrato attraverso i secoli che tuttavia non ha smesso di pulsare vita e di trasmettere conoscenza ed emozioni estetiche. Una sorta di "missione" divulgativa, che l'edizione Giunti sostiene e valorizza.


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