Ancora oggi quando si parla di "machiavellismo" si intende una tattica politica che cerca, senza rispettare la morale, di ingrandire il proprio potere ed il proprio benessere, da cui il famoso motto (che pare Machiavelli non abbia mai pronunciato): "Il fine giustifica i mezzi".
Niccolò fu scrittore, storico, statista, filosofo, e uno dei più importanti personaggi della storia della letteratura italiana. Il suo pensiero ha lasciato un'impronta indelebile nel campo dello studio dell'organizzazione politica e giuridica.
Nato a Firenze da un'antica ma decaduta famiglia, fin dall'adolescenza ebbe dimestichezza con i classici latini. Iniziò la sua carriera in seno al governo della repubblica fiorentina e svolse delicate missioni diplomatiche presso i vari principi dell’epoca.
L'arguzia machiavellica la si può riscontrare sia nella sua più celebre opera “Il Principe”, che in questo breve scritto, inviato assieme a dei “tordi” a Giuliano di Lorenzo de’ Medici.
"Io vi mando, Giuliano, alquanti tordi,
non perché questo don sia buono e bello,
ma perché un po’ del pover Machiavello
Vostra Magnificenza si ricordi.
E se d’intorno avete alcun che mordi,
li possiate nei denti dar con ello,
acciò che, mentre mangia questo uccello,
dilaniare altrui ei si discordi” .
Machiavelli nel 1513, per un complotto fallito, venne ingiustamente arrestato e torturato, ma grazie all'elezione di Leone X fu liberato per raggiungere, in una sorta d’esilio, i suoi poderi nel Chianti a Sant'Andrea, presso San Casciano, dove scrisse altre opere.
Proprio in questo periodo, lo stesso Machiavelli ci narra che amava recarsi dalla sua villa all'osteria, dove si "ingaglioffiva" (beveva e giocava), prima di rivestire i "panni curiali" del disquisitore di politica. Fra le prelibatezze delle quali era golosissimo segnaliamo la Finocchiona, tipico salume toscano.