00 13/11/2007 19:04
A Roma, alle Scuderie del Quirinale, una mostra ricostruisce la stagione della Pop Art, dal '56 al '68. Oltre cento opere di 50 artisti raccontano il movimento che si è sviluppato tra Stati Uniti ed Europa



"Pop Art! 1956 -1968", dal 26 ottobre 2007 al 27 gennaio 2008, Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio, 16. Roma

ROMA - Fu tutta una questione di appeal. Cosa ci poteva essere di più affascinante della bocca rossa laccata di Marilyn Monroe, dello sguardo macho di Elvis Presley o dei tricipiti scolpiti di Superman, delle bollicine refrigeranti della Coca Cola, dell'aura glamour di Jacky Kennedy, non scalfita neanche dai funerali del marito. Era proprio una corsa al personaggio dello star system o all'oggetto feticcio di una società consumistica che sfoggiavano un riconoscimento realmente popolare. Fu un'operazione molto più democratica e meno snob delle altre avanguardie del Novecento. "E' innegabile che le opere cosiddette Pop giochino su un elemento di riconoscibilità immediata, di identificazione dei soggetti che le rende appetibili anche a un pubblico non aduso a frequentare i linguaggi artistici della contemporaneità. L'immaginario della Pop Art, in sostanza, condivide sin dai suoi inizi lo stesso spazio dell'immaginario del suo potenziale pubblico, si situa nel medesimo spazio visuale ed esperienziale dei suoi fruitori".

Lo dice Walter Guadagnini che cura la grande mostra "Pop Art, 1956-1968", alle Scuderie del Quirinale dal 26 ottobre al 27 gennaio, che ricostruisce dodici anni di euforia creativa documentando un momento cruciale della storia dell'arte e del costume del XX secolo, raggruppando circa un centinaio di opere di cinquanta protagonisti dell'arte del secondo dopoguerra, dalla metà degli anni Cinquanta alla fine degli anni Sessanta, presentando opere e autori celebri e meno celebri, che hanno concorso in modi diversi alla nascita del mito pop, da centri come New York, Londra, Parigi, Roma, ma anche dalle "periferie" come Nizza, Valencia, Dusseldorf.

Culturisti e pin-up a sfoggiare decolleté mozzafiato, astronauti alla conquista della luna, cibi in scatola, enormi lecca-lecca targati "pop", elettrodomestici, televisori, apparecchiature moderne prodotte dalla catena di montaggio, mezzi di comunicazione tra cinema, fumetto, pubblicità e giornali. E' questo il nuovo repertorio di immagini macinate da una società consumistica che, al tramonto degli anni Cinquanta, sfornava icone di una corrente artistica di svolta generazionale e stilistica. Interlocutori di una creatività provocatoria e rivoluzionaria in stretta sinergia con gli anni del boom economico e della svolta epocale di un mondo che usciva dalla seconda guerra mondiale.

Una rassegna che, come sottolinea il curatore, vuole esprimere il senso intimo e controverso della Pop Art sublimato dalla "Marilyn ripetuta infinite volte, accanto a Elvis Presley, ai Beatles, ai Rolling Stones, a Brigitte Bardot e Virna Lisi, al logo della Coca Cola o della Esso, ma è anche l'assassinio di JFK, l'astronauta visto come incarnazione contemporanea del mito di Icaro, alle pin up che ostentano il corpo e il suo erotismo, il ritratto di Sal Mineo nudo lungo undici metri". Una mostra che cerca di capire, e far vedere, perché la Pop Art, parafrasando una parte del titolo del collage di Richard Hamilton che ha dato il via a questa avventura, sia ancora oggi "so different, so appealing", attraverso le opere di artisti americani e inglesi - indiscutibilmente i più calzanti - francesi, italiani, tedeschi, spagnoli, superstar della scena artistica e delle aste contemporanee come Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, figure leggendarie come quelle di Ray Johnson, Richard Hamilton, Peter Blake.

Come avverte Guadagnini, il segreto della Pop Art sta tutto in un'intuizione geniale: "Warhol ha intuito con la consueta straordinaria lucidità questo aspetto, quando ha spiegato come la Campbell Soup o la Coca Cola fossero prodotti democratici, in quanto chiunque, a qualsiasi ambito sociale appartenesse, apriva la stessa scatola di zuppa e beveva la stessa bevanda, poiché 'una Coca è una Coca, e nessuna somma di denaro può procurarti una Coca migliore di quella che beve il barbone all'angolo della strada'".

La Pop Art ha saputo ribaltare il concetto di comunicazione: "Quelle immagini arrivano a chiunque, nessuno può sentirsi superiore nel riconoscimento delle figure e degli oggetti che appaiono su queste tele e in queste sculture - avverte Guadagnini - chiunque è messo in condizione di riconoscere i volti e le cose e le scritte". Si parte dai pionieri del fenomeno, da Robert Rauschenberg a Jasper Johns, da Ray Johnson a Roy Lichtenstein, da Andy Warhol a Richard Hamilton fino a Peter Blake e Fabio Mauri, per procedere secondo un andamento tematico. Quasi un manifesto della globalizzazione in tempi non sospetti, ecco rimarcata la centralità dell'oggetto e il suo essere merce legata a un logo come raccontano Robert Indiana, Peter Phillips, Mario Schifano, Jim Dine e le sculture di Claes Oldenburg.

Sempre considerando, però, che "la Pop Art americana è stata capace di imporsi sul piano mondiale in tutti i suoi aspetti - osserva Guadagnini - da quello dell'immaginario collettivo a quello specifico del mondo artistico nelle sue incarnazioni culturali e mercantili, mentre le differenti declinazioni della Pop europea, e in particolare di quella francese e italiana, non sono riuscite a uscire dai confini non tanto nazionali, ma continentali. A conferma di tale ipotesi, si possono considerare come esemplari le vicende relative ad alcuni singoli artisti: non dovrebbe essere casuale, infatti, che gli artisti europei più noti nel mondo in questi anni, da Hamilton a Hockney, da Jones a Phillips, da Tilson a Laing, da Raysse a Jacquet a Fahlström, sono quelli che hanno intessuto rapporti più costanti e intensi con gli Stati Uniti".

Per poi accendere i riflettori sulle icone dello star system cinematografico, o degli eventi politici e sociali del tempo, come la grande tela dedicata da Gerald Laing all'assassinio di Kennedy, le Marilyn di Andy Warhol, gli astronauti di Joe Tilson e Derek Boshier, i manifesti strappati di Rotella. Si riflette sul rapporto che gli artisti Pop instaurano con la cosiddetta cultura bassa, dal fumetto all'illustrazione alla pubblicità, ma anche con gli esempi provenienti dalla tradizione pittorica del passato, sensibilità vistosa soprattutto negli artisti italiani come Tano Festa, Mario Ceroli, Mario Schifano, ma anche a David Hockney, Roy Lichtenstein, Tom Wesselmann, Larry Rivers. Per poi lasciare la scena al voyeurismo più edulcorato, con l'ossessione del corpo e della sessualità che emerge come un motivo costante nell'ispirazione e nell'immaginario di James Rosenquist, Allen Jones con le sue provocanti pin ups, e ancora Martial Raysse, Pino Pascali, Allan D'Arcangelo. Un capitolo a parte meritano le sette "bandiere" realizzate da grandi artisti come Lichtenstein, Warhol, Rosenquist, Wesselmann, Dine, Indiana, esposte per la prima volta in Italia.

Una mostra, in sostanza, per rivelare quel carattere un po' megalomane del movimento. Come avverte il curatore: "La Pop Art ha vissuto la sua stagione in straordinaria vicinanza con la società del proprio tempo, reagendo a tutti i grandi eventi pressoché in tempo reale, indipendentemente da quali siano stati i modi di reazione: di presa d'atto, di esaltazione, di critica. L'atteggiamento poco importa in una visione generale, importa sottolineare come gli artisti che hanno abbracciato nel corso degli anni Sessanta questo linguaggio lo abbiano fatto sempre con la piena coscienza di trovarsi al centro della propria società".

Notizie utili - "Pop Art! 1956 -1968", dal 26 ottobre 2007 al 27 gennaio 2008, Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio, 16. Roma. La mostra è curata da Walter Guadagnini.
Orari: da domenica a giovedì 10-20; venerdì e sabato 10-22; l'ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura.
Ingresso: Intero: € 10 - Ridotto: € 7.50. Biglietto integrato Scuderie del Quirinale e Palazzo delle Esposizioni, valido per 3, giorni: intero € 18,00; ridotto € 15,00.
Informazioni: tel. 0639967500, scuole tel. 0639967200
Internet: www.scuderiequirinale.it.
Catalogo: Silvana Editoriale.