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NON CERCAR LE PAROLE

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    auroraageno
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    art friend
    imbrattatele
    00 25/05/2011 15:00

    NON CERCAR LE PAROLE




    La testa china sul lavoro di rammendo sussultava mentre Giovanna ridacchiava divertita ed Elena sorrise osservandola di sottecchi. Spostò la camicia accomodandola sull'asse da stiro e riprese il ferro posandone la piastra calda sul tessuto fresco di bucato.
    - Eh sì, fai bene a ridere, mia cara! - disse con una piccola smorfia - Beata te che non hai più nessuna di queste preoccupazioni. -
    Giovanna tentennò il capo senza alzare gli occhi dai piccoli punti accurati che la sua mano ancora abile intesseva sulla punta di un calzino.
    - Beh... - fissò e tagliò il filo, poi con il dito munito di ditale tamburellò sul rammendo appiattendo per bene il tessuto sull'uovo di legno. - Ti dirò, Elly cara, ne ho avute parecchie anch'io, non credere. A volte penso che se fossi capace di scrivere ne verrebbe un romanzo! -
    Unì il calzino rammendato all'altro e li piegò insieme con cura lisciandoli sul ginocchio, quindi li posò sopra la pila di calzini rammendati sul tavolino sotto la finestra, accanto a sé.
    Elena sollevò la camicia stirata e v'inserì la gruccia, poi abbottonò e l'appese alla maniglia della credenza, l'avrebbe riposta nell'armadio più tardi assieme alle altre.
    - Ho sentito altre volte quest'espressione, - sorrise guardando in faccia l'amica più anziana - "potrei scrivere un romanzo". Sembra che molti avrebbero tanto da raccontare e così importante che meriterebbe d'essere scritto... -
    - ... e di così importante e particolare, per chi lo dice o lo pensa, che dovrebbe scriverlo. - sorrise di rimando Giovanna e per alcuni istanti fissò negli occhi la giovane, Elena le si avvicinò e le sfiorò la guancia con affetto.
    - Per pensarlo bisogna avere vissuto qualche avvenimento straordinario, immagino... - disse piano e gli occhi pensosi dell'amica s'incupirono un poco.
    - A volte tutta la vita che si è vissuto può apparirti fuor del comune, straordinaria per qualche motivo, e non è detto sia stata tale solo per gli aspetti più belli. - Giovanna sospirò, s'alzò in piedi e si diresse ai fornelli dove borbottava piano una casseruola, tolse il coperchio e rimestò i fagiolini con il cucchiaio di legno, aggiunse un po' di brodo e ricoprì, controllò l'arrosto e girò il rotolo di vitello farcito di erbe aromatiche, quindi controllò il forno ed annuì, il dolce stava lievitando a meraviglia.
    Elena tacque mentre riponeva l'occorrente per stirare, afferrò le camicie appese ed uscì per andare a metterle nell'armadio della stanza da letto, ritornò e con un sorriso grato all'amica raccolse la pila di calzini e gli altri indumenti da lei rammendati con cura e perizia, uscì svelta ancora una volta per riporre ogni cosa nei cassetti e nell'armadio guardaroba.
    Rientrando nella calda cucina fiutò il buon profumo di cibo sorridendo.
    - Che appetito, Nanna mia! - esclamò - Ogni volta che mi vieni a sollevare il morale con la tua presenza, tutti noi dobbiamo ringraziarti! -
    Giovanna rise e scosse il capo.
    - Ma và! Ringraziarmi di che? E' una gioia poter stare un po' di tempo qui, da voi e lo sai bene. -
    - Sì, cara. Però intanto il cassetto dei calzini si trova rifornito come per incanto e all'ora di cena abbiamo di che deliziarci il palato! - Elena abbracciò l'amica e la tenne affettuosamente stretta a sé.
    - Grazie, Nanna. Mi fa così bene la tua compagnia! -
    Giovanna la cullò un momento stringendola a sua volta al petto, poi la baciò lievemente sulla gota rosea.
    - Certo, anche a me fa bene la tua, tesoro! Su, che dobbiamo preparare la tavola, sta per arrivare la truppa affamata, se non sbaglio. -
    Elena rise, gli occhi splendenti di gioia serena.
    Quanto doveva benedire la presenza dell'amica nella sua vita, pensò, quanto aiuto le dava sempre, in tutto e in ogni campo.
    - Per favore, Nanna, la prepari tu? Intanto io mondo l'insalata. - chiese aprendo il frigorifero.
    - Certamente. - rispose Giovanna e con mosse pacate si apprestò ad apparecchiare.
    Elena, dopo aver pulito le foglie di lattuga cominciò a lavarle nell'acquaio. Un pensiero improvviso la fece volgere.
    - Giovanna! Prima parlavamo, ricordi? Si dovrebbe scrivere quello che abbiamo vissuto, perché è importante. -
    - Sì... ma era una cosa detta così... come osservavi tu stessa tanti lo dicono! -
    - Sì, tanti. Però io penso che dovresti farlo, almeno tu, dai Giovanna... scrivi! -
    La donna si fermò a guardarla, posò la tovaglia che teneva tra le mani.
    - Ma dai, vuoi scherzare? Sai perché in tanti si dice che bisognerebbe scrivere un romanzo, cioè il romanzo della nostra vita, ma quasi nessuno, di noi voglio dire, noi gente comune, quasi nessuno lo farà mai? -
    Elena la fissava e non s'accorgeva di trattenere il respiro.
    - No, non lo so. - mormorò - Dimmelo Nanna, perché? -
    Giovanna sembrò esitare ed Elena vide tremare l'emozione in quegli occhi dolci e severi.
    - Perché? - bisbigliò ancora, come se si aspettasse di udire la rivelazione d'un segreto.
    Giovanna sorrise al caro visetto rivolto a lei con tanta improvvisa trepidazione.
    - Se è difficile raccontare a voce, per qualcuno, - disse infine - pensa quanto più deve esserlo raccontare per iscritto... dove, come trovare le parole? E con quale inchiostro poi scrivere? Per certe cose occorrerebbe... - e tacque, serrò i denti inspirando profondamente, socchiuse le palpebre per velare lo sguardo.
    Elena le prese le mani tra le sue e le strinse fortemente.
    - Non cercare le parole, Nanna. Ti prego, non cercare le parole... racconta e basta. -

    Ritornando a casa, dopo cena, riudiva ancora la calda voce dell'amica che l'esortava fermamente.
    - Non pensare alle parole, saliranno dal cuore e odoreranno di vita, la tua vita. Non cercar le parole, Nanna. -
    Pareva persino che sapesse quel che diceva, disse tra sé Giovanna e sorrise.
    Chissà, forse una sera avrebbe preso carta e penna, forse quando il tumulto dei ricordi si fosse placato, oppure quando fossero emersi ancor più nitidi come le facce di un brillante su velluto nero. Già, chissà.

    Attraversando la piazzetta si fermò a pochi passi dall'uscio di casa sua ed alzò gli occhi al cielo. Per qualche minuto li riempì del baluginare di miriadi di stelle, poi si girò e raggiunse il portoncino, aprendo mormorò:
    - "E le stelle stanno a guardare..." -




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    da << Luce e Ombra >> di Aurora Ageno




    _________Aurora Ageno___________
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    loshrike
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    vice admin
    sublime maestro
    00 08/06/2011 21:41
    Un bel racconto davvero, devofarti i miei complimenti, scusa il ritardo ma ultimamente ho avuto alcuni problemi di lavoro e sono stato poco presente.
    Un plauso particolare alla veste grafica del racconto, lo si legge con molta facilità... dovrei prendere esempio da te, spesso sono stato criticato per il mio modo di scrivere fitto e tutto attaccato.

    Losh [SM=x629202]
    _____________________________________________
    Siamo realisti, esigiamo l'impossibile (Ernesto Che Guevara)
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    auroraageno
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    art friend
    imbrattatele
    00 09/06/2011 18:29

    Ti ringrazio tanto Losh..!

    Sì... riguardo all'impaginazione del testo: mi è sempre piaciuto trattarlo come una pagina stampata su carta. Secondo me il testo ha bisogno di 'respirare'...

    Un caro saluto [SM=x629177]

    Aurora


    _________Aurora Ageno___________