00 16/08/2011 17:11


RITORNO A CASA

Un rapporto particolare

- racconto -



Parte prima


La conoscenza





L'autunno rivestiva la campagna e le colline venete del suo malinconico e sfarzoso manto dagli splendidi colori. Era una giornata soleggiata e si stava bene all'aperto.
Elena muoveva il rastrello un po' a fatica, sul prato dietro casa. Aveva già adunato un gran mucchio di foglie secche e di sterpaglia, ma ora si sentiva stanca. Con un sospiro portò una mano alle reni indolenzite e si massaggiò, sporcando di terriccio la giacca di lana color tabacco. Si guardò attorno e annuì, approvando il lavoro svolto quel pomeriggio.
Era ormai novembre, il prato avrebbe dovuto essere ripulito già da un pezzo, ma era sola e da tempo non si sentiva molto in forma. Restò per un poco a guardare il suo bel prato: era abbastanza grande e nelle stagioni più calde vi cresceva erba folta d'un bel verde vivo, ora però, ovviamente, era tutto più spento. Ma i pini, le grandi querce e le magnolie si ergevano maestosi qua e là assieme ai faggi che avevano assunto lo splendido colore autunnale. I grandi cespugli di gelsomino avevano già perso molte foglie e i rami si appoggiavano un po' spogli al capanno degli attrezzi e al muro di cinta. Il pergolato di glicine, fuori della veranda, da tempo aveva perduto i fiori e molte foglie continuavano a cadere.
Si volse per rientrare, ma si fermò ad osservare la sua casa. Amava la sua casa; pur senza essere lussuosa era spaziosa, ben arredata e molto confortevole. Era una costruzione ampia e bassa, con il tetto spiovente, una veranda che dava sul prato retrostante, dove si trovava lei in quel momento, attorno alla quale crescevano numerose piante di lillà; aveva inoltre un bel giardino sul davanti.
Pensando al giardino sospirò. Un tempo era ricco di fiori di ogni varietà, ma da mesi non c'era nessuno ad occuparsene e ora, privato persino delle cure di un giardiniere una volta alla settimana, vi sarebbero cresciute soltanto margherite e bocche di leone nella bella stagione, e sarebbero rimasti erba incolta e filari di vite americana nel resto dell'anno.
Eh, sì... disse fra sé, non c'è più chi se ne occupava un tempo! Meno male che, in quel periodo, la vite americana vestiva tutto di un bel colore rosso!
Entrò nel capanno e ripose il rastrello, era ora di rientrare, fra poco il sole sarebbe tramontato e l'aria si era già fatta molto più fredda.
Rientrata in casa andò al lavello della lavanderia, vicino alla veranda, e si lavò accuratamente le mani, quindi si recò nello studio e sollevò il ricevitore del telefono componendo un numero.
- Pronto? Signor Arcusi? - disse quando all'altro capo risposero - sono Elena Villoresi, sì.... buonasera anche a lei! Volevo avvertirla che il prato è stato rastrellato ed ora c'è bisogno di portare via i rifiuti. Sì... al solito. Va bene, l'aspetto domani mattina, la ringrazio. Arrivederci. -
Riattaccò e sedette nella poltroncina d'angolo vicino alla finestra, avrebbe riposato un momento. Poi si sarebbe preparata un boccone per cena e fatto quelle due o tre cosette di ogni sera prima di andarsi a coricare. Non pensava di guardare la Tv, era troppo stanca.

Quella notte Elena non riusciva a dormire. Si continuava a rigirare nel letto come fosse su un giaciglio di spine. Alle tre si arrese, si alzò e, infilata la calda vestaglia blu e calzate le pantofole, si recò in cucina dove preparò una fumante tazza di tisana che dolcificò con miele di castagno, la portò in soggiorno e sedette nella comoda poltrona foderata in rosso bordeaux accanto al caminetto. Ne fissò dubbiosa le ceneri e decise di accendere il fuoco, benché la casa fosse riscaldata. Ma il fuoco vivo era un'altra cosa, faceva compagnia e le pareva che riscaldasse anche il cuore.
Di lì a poco una bella fiamma scoppiettava nel camino ed Elena, con la tazza di tisana fra le mani prese a sorseggiarla fissando le lingue di fuoco e presto pensieri e ricordi invasero la sua mente.

Viveva in quella bella casa sulla collina da circa dieci anni, dopo averla ereditata, assieme ad un lascito, da una parente cui era molto legata, deceduta all'improvviso per un incidente d'auto.
Non c'era stato bisogno di farvi grandi lavori, era stata sempre tenuta benissimo e lei, lasciato l'appartamento in affitto che aveva in città, vi si era trasferita non appena era stato possibile.
Lavorava da molti anni in un ufficio notarile dove aveva raggiunto una buona posizione che le dava grosse responsabilità, ma anche soddisfazioni.
Era rimasta vedova a soli trent'anni e non aveva avuto figli. Il suo lavoro aveva riempito le sue giornate, quanto alle notti... be'... di solito, giunta a sera, era tanto stanca da addormentarsi come un sasso non appena posava il capo sul cuscino.
Aveva approfittato poco dei suoi periodi di ferie, ma un'estate era andata in vacanza su una nave da crociera ed aveva visitato isole, cittadine e paesi della Grecia. Si era divertita, interessata moltissimo alle visite fornite di guida che aveva vissuto con piena partecipazione. Era stata un po' meno entusiasta degli svaghi sulla nave che la crociera offriva, dato il suo temperamento riservato, ma aveva fatto alcune buone conoscenze con le quali si intratteneva volentieri a conversare.
C'era un ragazzo con difficoltà, sulla nave, sedeva su una sedia a rotelle ed aveva bisogno di assistenza, il cugino che l'accompagnava gliela forniva con affetto e premure.
Sì... ricordò Elena, così aveva conosciuto Tony. L'aveva subito colpita per la gentilezza e la dedizione con le quali trattava il cugino invalido, per la garbatezza dei suoi modi con tutti, per il suo piacevolissimo conversare. Senza trascurare il cugino si era molto interessato a lei, benché fra loro ci fosse una notevole differenza di età, e la cercava con gli occhi ogni volta che si trovava sul ponte o nel salone.
Non lasciava mai, se non per pochissimo, il fianco del cugino, ma una volta lo aveva fatto... aveva lasciato il suo assistito per accorrere presso di lei che si era presa una brutta storta alla caviglia scendendo una scaletta. Aveva anche battuto malamente il ginocchio e non riusciva a muoversi.
Elena ricordava ancora come l'aveva presa in braccio, sollevandola dal suolo, l'aveva portata in infermeria e le era rimasto accanto fino a ché il medico non l'aveva fasciata e prestato le cure necessarie. Poi, durante i giorni della sua forzata immobilità (si era bruciata il resto della crociera in quel modo!), veniva a trovarla nella sua cabina e insisteva per praticarle un massaggio alla gamba infortunata, un massaggio leggero che lei ben presto aveva trovato quasi indispensabile.

Si riscosse dai suoi pensieri, il fuoco andava alimentato. Quando ebbe aggiunto altra legna e si fu assicurata che il fuoco avesse ripreso bene, si riadagiò nella sua poltrona preferita e si abbandonò ancora ai ricordi.

Finita la crociera, tutti si preparavano allo sbarco e Tony l'aveva cercata.
- Vorrei tanto avere il suo indirizzo, signora... il suo numero di telefono. Vorrei continuare la nostra conoscenza se la cosa non le dispiace... - la guardava così intensamente con quegli occhioni marroni, vi era in essi e sul suo viso una tale implorazione, che lei non pensò nemmeno a rifiutare. Il giovane le piaceva, l'aveva potuto apprezzare e continuarne la conoscenza non poteva certo contrariarla. Così gli aveva fornito quanto le chiedeva.
Quindici giorni dopo il loro saluto, sbarcati dalla nave, una sera, tornata da poco dall'ufficio, il telefono aveva squillato e una giovane voce maschile l'aveva chiamata per nome:
- Elena... -
Le aveva chiesto il permesso di recarsi da lei quella sera stessa.
- Sono trascorsi anche troppi giorni... ma dovevo sistemare le cose per mio cugino. Ora sono libero e desidero tanto rivederla, signora... -
Gli aveva detto di venire due ore dopo. Era appena tornata a casa, doveva ancora fare alcune cose...
Tony aveva acconsentito subito e il suo - A fra poco... - sussurrato nel telefono l'aveva turbata.
Si era precipitata a farsi una doccia, di corsa in cucina per prepararsi un panino che però aveva mangiato con calma, poi di nuovo in bagno per gli ultimi preparativi, quindi in camera da letto per vestirsi.
Ricordava ancora la leggera apprensione provata durante l'attesa. Viveva sola da molti anni e non era abituata a ricevere visite. Quel giovane era stato così gentile e premuroso con lei, sulla nave, si disse, non avrebbe potuto comportarsi con lui diversamente da come stava facendo.
Si era aggirata per le stanze controllando nervosamente che fosse tutto in ordine. Poi era uscita in giardino a fumare una sigaretta. Stava spegnendo il mozzicone nel vaso colmo di terra che teneva vicino all'ingresso per quello scopo, quando aveva visto i fari di un'auto imboccare il viale che conduceva alla casa.
Era rimasta ad aspettare là, in piedi, ritta e ferma con il cuore che batteva forte. Poco dopo lui le era davanti con un gran sorriso sul viso simpatico e piacente.
- Elena... signora... buonasera! - le aveva detto e lei aveva avvertito una certa tensione nella sua voce.
- Buonasera, Tony – l’aveva salutato rispondendo al sorriso.
Gli aveva teso la mano ed era rimasta un po' sconcertata quando lui, chinatosi, gliela aveva baciata. Erano seguiti alcuni istanti d'imbarazzo e, mentre lei stava per invitarlo ad entrare in casa, lui aveva esclamato:
- Che bella serata, non trova signora? Ancora più bella perché, finalmente, posso rivederla! -
Non aveva saputo che cosa rispondere, aveva solo sorriso impacciata, poi, indicando l'ingresso aveva mormorato:
- Vuole entrare? -

Quello era stato l'inizio vero della loro conoscenza, si disse Elena. La serata era trascorsa in un'atmosfera più distesa di quanto aveva dapprima immaginato. Tony aveva accettato un caffé e aveva conversato con lei con la disinvolta franchezza di un vecchio conoscente.
Le aveva parlato di sé, della sua vita passata e di quella presente. Le aveva detto dei suoi studi, svolti in gran parte in Inghilterra dove era nato, terminati a Milano dopo che s'era trasferito con la famiglia in Italia. Aveva conseguito la laurea in ingegneria informatica ed ottenuto un ottimo posto presso una grande società. Vi lavorava da tre anni e ci si trovava bene.
Le aveva confidato che la sua più profonda aspirazione era, però, quella di potersi occupare di una persona bisognosa d'aiuto, che potesse avere bisogno delle sue cure, delle sue prestazioni in ogni campo. Aveva continuato dicendo d'aver conseguito anche un diploma che lo abilitava alla professione di fisioterapista, ma di aver potuto, fino ad allora, occuparsi soltanto del cugino invalido, che lei aveva conosciuto sulla nave.
A quel punto Tony aveva taciuto ed era rimasto a fissarla intensamente.
Elena ricordò il lieve disagio provato in quel momento, perché mai la fissava così? Ma lui si era alzato dalla poltrona dov'era accomodato accanto a lei, in soggiorno, e le aveva chiesto:
- Che ne dice di uscire un poco in giardino a fumarci una sigaretta? -
Lei aveva subito acconsentito con sollievo, ed erano usciti nella tiepida sera. La brezza notturna alitava dolcemente sulle rose e i garofani, sui gerani e gli altri fiori spargendone il profumo ovunque. A tratti giungeva persino quello dei gelsomini e dei lillà dal prato dietro casa.
Elena non aveva subito accettato la sigaretta che Tony le porgeva dal pacchetto, aveva voluto inspirare per un poco le deliziose fragranze che giungevano alle sue narici frementi di piacere. Tony aveva sorriso ed annuito e anche lui era rimasto per un poco ad odorare in silenzio l'aria profumata.
Quando avevano acceso le sigarette Tony l'aveva invitata a fare quattro passi lungo il viale alberato che portava alla casa e, mentre passeggiavano lentamente, le aveva chiesto di parlargli di sé.
E lei aveva raccontato la sua semplice vita; studentessa piuttosto brillante in giurisprudenza, aveva conosciuto un uomo al termine degli studi, si era innamorata e dopo un anno erano sposati.
Aveva venticinque anni e il loro era stato un matrimonio felice. Un noto avvocato, amico di famiglia, le aveva offerto un posto di assistente nel suo studio notarile e lei, consultato il marito, aveva accettato con l'intesa che avrebbe lasciato il lavoro non appena fosse arrivato un figlio.
Ma prima che questo potesse avvenire il marito era deceduto in seguito ad una grave malattia ai reni e lei a trent'anni si era trovata vedova, senza figli e con un ottimo lavoro per cercare di riempire il vuoto della sua vita.
- E il lavoro le è sempre bastato, Elena? - aveva chiesto Tony voltandosi a guardarla in viso.
Con una risatina lei aveva ammesso:
- Ha dovuto bastarmi! Non avevo altro... Ho tuttora poche amicizie, anche se buone, e non sono portata né per le avventure né per serate festaiole. -
- Solo lavoro, allora? -
- Lavoro sì, del resto il mio lavoro mi piaceva e mi piace. Mi sono presa ogni anno qualche giorno di ferie per godermi la mia casa... - e aveva fatto un gesto circolare con la mano indicando il suo piccolo mondo.
- Ma come riesce a conciliare i suoi impegni di lavoro con la cura di questa proprietà piuttosto estesa, a quel che posso vedere... - aveva continuato lui fermandosi in mezzo al viale ed offrendole un'altra sigaretta.
- Be'... - aveva risposto lei, dopo aver fumato un momento in silenzio. - Ho un giardiniere che viene una volta alla settimana ad occuparsi dello spazio esterno ed una signora un paio di volte la settimana per i lavori pesanti in casa. Al resto provvedo io: un po' alla sera, dopo cena, e durante i week end. -
Tony aveva annuito, pensieroso.
- Solo lavoro... - aveva mormorato, assorto.
- Sì, - aveva allora ripreso lei - ma ogni tanto esco per una cena al ristorante con gli amici e poi... mi piace stare a casa e occuparmene... Senza contare che fra qualche anno andrò in pensione e allora me ne occuperò a tempo pieno! - e la sua risata argentina era risuonata nella notte che li avvolgeva.
Alla luce delle lampade che illuminavano il viale quanto bastava, Elena aveva notato l'occhiata stupita di lui.
- Che c'è? - gli aveva chiesto.
Tony aveva scosso la testa.
- Ecco... non capisco, ha detto che andrà in pensione fra pochi anni....- e aveva lasciato la frase in sospeso.
- Certo. Ho cinquantacinque anni, Tony, e voglio andare in pensione fra non più di altri cinque! -
- Signora... - aveva mormorato lui prendendole il braccio. - Non ne dimostra più di quaranta..! -
Lei aveva sorriso e fermandosi per ritornare indietro aveva risposto:
- Può darsi, Tony... può darsi. Ma io sento già vari acciacchi dovuti all'età che avanza. -
Quindi, desiderosa di porre fine al colloquio tanto imprevisto, lo aveva sollecitato a rientrare in casa.
Tony non dava ancora segno di volersene andare e lei gli aveva offerto un liquore che lui aveva cortesemente rifiutato. Aveva gradito però un bicchierino di un blando digestivo alle erbe che Elena riceveva dalla moglie del giardiniere.
Era quasi mezzanotte quando lui le aveva chiesto di vedere il resto della casa, sempre se lei non era troppo stanca. Soffocando uno sbadiglio Elena aveva acconsentito di buon grado, il giorno dopo era sabato e avrebbe potuto dormire più del solito. Inoltre le piaceva la compagnia di quel giovane, aveva fatto breccia nella sua riservatezza e la faceva sentire come fosse stata ancora una donna giovane ed interessante.
Lo aveva perciò accompagnato in giro per la casa; gli aveva mostrato la cucina, le tre stanze da letto, lo studio, i bagni adiacenti alle camere e alla lavanderia, i ripostigli e la stanza dove stirava, la veranda con il pergolato di glicine.
- Peccato non possa vedere il prato... è un piccolo parco, in realtà. Ma a quest’ora anche le poche luci che ci sono non basterebbero per vederlo bene. Lo deve vedere alla luce del giorno! - le era scappato di bocca e Tony, voltandosi verso di lei, aveva annuito entusiasticamente.
- Verrò di sicuro, signora. Verrò anche di giorno. Posso ritornare domani pomeriggio? O... – aveva esitato, colto dal dubbio di essere inopportuno.
- Ma sì, certamente... Venga domani pomeriggio - aveva assentito Elena, un po' presa in contropiede.

Alla fine se ne era andato e nel salutarla le aveva baciato un'altra volta la mano.
Quella notte Elena non aveva subito preso sonno, come si aspettava, era rimasta invece a ricordare ogni particolare della serata e della loro conversazione. Si era detta che era strano un interesse così vivo per lei in un uomo tanto giovane. Non doveva aver superato di molto la trentina, aveva pensato. Rivedendo nella mente la piacente e simpatica figura di Tony, Elena alla fine si era addormentata e aveva dormito sodo fino alle nove del mattino dopo.

Del bel fuoco nel camino erano rimaste solo le braci, ma Elena non pensò a riattizzarle ed aggiungere legna. Si raggomitolò nell'ampia poltrona stringendosi la vestaglia attorno e rimase là, a ricordare.

Tony era ritornato il giorno dopo, come promesso, e le aveva raccontato di aver gustato particolarmente il viaggio fatto attraverso la campagna veneta spingendo l'auto su per le strade che portavano alle colline, su una delle quali si trovava la casa di Elena.
- Quando ho imboccato il viale costeggiato da tutti quei faggi alti e armoniosi, che offrono riparo con la loro ombra dalla luce accecante del sole, e ho visto la casa, in fondo, ornata di rampicanti e da tutti questi fiori... ho provato un'insolita emozione. - le aveva confidato e appariva commosso.
Lo sguardo che Elena gli aveva rivolto era interrogativo e lui aveva continuato:
- Sì... ho avuto la sensazione di tornare in un luogo a me caro, come se ci fossi venuto molte volte. Ecco... come un ritorno a casa! - aveva concluso un po' precipitosamente.
Elena ricordava d'averlo guardato in silenzio e d'aver pensato: - Possibile che questo giovane sia così spontaneo e sincero? Ma cos'avrà in mente..? Perché parla così? -
Tony, come intuendo i suoi pensieri, le aveva sorriso e aveva detto:
- Mi scusi per la mia franchezza, signora, la prego... Sono impulsivo e reagisco d'istinto. Non so come mai io abbia avuto questa sensazione. So però che mi sembra di conoscerla da molto tempo. - E aveva aggiunto, dando un'occhiata intorno:
- E mi sento attratto da questa casa... Amo la posizione in cui si trova e che ho potuto ammirare alla luce del giorno, amo la tranquillità che vi si respira. Inoltre.... - ma qui si era fermato, aveva scosso il capo - No... niente. - aveva concluso.
- Mi dica... - lo aveva incoraggiato lei.
- Be'... - aveva ripreso Tony sommessamente, - inoltre sono molto attratto da lei. – rispondendo con un sospiro all'occhiata penetrante di Elena.
- Tony. - aveva detto e gli aveva preso una mano attirandolo verso l'uscita sul retro, per fargli vedere il piccolo parco. - Questa affermazione mi fa piacere ma, francamente mi stupisce. Sono molto più vecchia di lei e certamente ci saranno fra le sue conoscenze altre persone più giovani di me che possono attrarre la sua attenzione! - Aveva spalancato la porta della veranda e, subito dopo, da sotto il pergolato di glicine, con un gesto gli offriva la visione del prato, degli alberi sontuosi, dei cespugli, del piccolo regno incantato che lei amava tanto.
Tony era rimasto in silenzio, gli occhi spalancati, poi aveva mosso alcuni passi sull'erba girando lo sguardo all'intorno.
- Vogliamo sederci un poco qui? - aveva proposto Elena indicando il gruppo di panche di legno verniciato, il tavolino e lo sdraio a dondolo che si trovavano nel mezzo, sotto una grande quercia e con calma si era avviata. Lui l'aveva seguita in silenzio, continuando a guardarsi attorno.
- E' meraviglioso..! - aveva esclamato, riportando lo sguardo su di lei. - Un piccolo parco in mezzo al parco delle colline venete! -
Era una giornata splendida di mezza estate, le grandi chiome frondose degli alberi riparavano con la loro ombra molti punti del bel prato d'un verde intenso; i gelsomini, il glicine e i lillà, i fiori delle magnolie riempivano l'aria dei loro profumi. Il piccolo capanno degli attrezzi era costruito in legno e sembrava una capanna di boscaioli. Era tutto molto bello, infatti, un angolo di paradiso per lei... diceva fra sé Elena, seguendo lo sguardo di Tony.

Quel pomeriggio, a parte un breve intervallo durante il quale lei era voluta rientrare per preparare il vassoio del tè da offrire al suo ospite (e Tony aveva molto insistito per accompagnarla e aveva voluto portare fuori lui il grande vassoio con tazze e piattini, teiera, zuccheriera, piattino di fettine di limone e biscotti al cioccolato), erano rimasti a lungo nel parco a chiacchierare.
Avevano parlato della loro vacanza nella quale si erano conosciuti, delle bellezze ammirate durante il viaggio, del cugino invalido e Tony le aveva raccontato di essersi dedicato a lui per due mesi in ogni momento libero dai suoi impegni di lavoro; la persona che di solito si occupava del cugino aveva rinunciato all'incarico, senza dare troppe spiegazioni, e lui aveva cercato di supplire come meglio aveva potuto. Ora, al ritorno dalla crociera, si era interessato per cercare un altro assistente e, alla fine, da pochi giorni, l'aveva trovato. Si era assicurato che il cugino ne fosse soddisfatto, dopo un breve periodo di prova, e finalmente si era sentito libero di pensare a sé e a quello che occupava i suoi pensieri da molti giorni.
- Rivedere lei, Elena... venirla a trovare, parlare con lei. - aveva detto con un tremante sorriso.
Era rimasta molto turbata e, volendo allontanare l'imbarazzo che l'aveva colta, gli si era rivolta protendendosi leggermente verso di lui:
- Approfitto della sua visita, Tony, per ringraziarla ancora di tutte le premure che mi ha prodigato sulla nave, in seguito a quel disgraziato incidente! -
Lui le aveva dato un leggero colpetto su un braccio e aveva risposto:
- Non mi ringrazi più, Elena, la prego. Non ho fatto soltanto il mio dovere, ma quello che desideravo con tutto me stesso da quando l'avevo conosciuta, sin dall'inizio del viaggio: fare qualcosa per lei, occuparmi di lei. -
Il tono era stato molto fermo anche se la voce, un poco sommessa, tradiva un'intensa emozione.
Lei lo aveva fissato. Era confusa, non riusciva a capire quel forte interessamento. Si diceva che il giovane avrebbe potuto avere degli scopi disonesti: lei era una donna sola, piuttosto agiata, viveva in una magnifica casa... chissà. Non era una diciottenne sventata.
Lo aveva guardato, esaminato il suo aspetto curato, osservato i capelli castani tagliati corti, le ampie spalle sotto la camicia azzurra, le lunghe gambe nei pantaloni grigi, le scarpe a mocassino, basse, comode ed eleganti insieme.
Aveva notato che portava al polso un orologio di marca. E si era fermata a guardarlo negli occhi. Vivaci, espressivi, profondi... ricambiavano il suo sguardo serenamente, come offrendosi al suo esame critico.
- Ascolti, Tony. - aveva infine detto continuando a fissarlo negli occhi - non riesco a capire questo suo interesse, che pare molto acceso, nei miei riguardi. Sono una donna sola, indipendente, ma non sono più giovane ed ho superato l'età delle illusioni e delle fantasticherie. Sto molto attenta alle mie amicizie, in quanto ad una possibile avventura... be', non è proprio il caso, mi creda. Non ne sento la necessità. Sto bene così. - aveva concluso fermamente.
Tony non aveva mai distolto lo sguardo dal suo. Aveva taciuto, poi, senza muoversi di un millimetro, aveva risposto:
- Mi chiamo Anthony Marchi, ho trentatrè anni, scapolo. Ho vissuto a Milano per molti anni, poi, trovata un'occupazione idonea alla mia laurea in una città veneta, mi ci sono trasferito e lì vivo da qualche anno, solo, con molte amicizie, anche di sesso femminile, ma nessuna di particolare importanza. Non sono fidanzato e non mi trovo in necessità economiche, il mio stipendio mi assicura un'esistenza tranquilla, dal punto di vista finanziario, non ho particolari esigenze. -
Aveva taciuto per alcuni momenti. Lei, in silenzio, non perdeva una parola, aveva annuito per confermare la propria attenzione.
- Mai mi interesserei ad una donna, o comunque a qualsiasi persona, per interesse di... moneta, diciamo, e neppure per perseguire scopi disonesti. La prego di credermi, Elena. -
Lei non aveva battuto ciglio e lui, continuando a ricambiare il suo sguardo, aveva proseguito.
- Le sto parlando con tutta la franchezza di cui sono capace, Elena. La ringrazio dell'occasione che mi sta dando per aprirmi con lei... Quello che devo dirle ancora è qualcosa che non ho mai confidato a nessuno, amico o amica che fosse. Be'... no, ad un paio di amiche ho accennato alla cosa, ma non erano assolutamente... come dire... adatte. -
Elena era stata assai colpita dalle sue parole, sentiva tali accenti di sincerità in lui che un po' alla volta si stava convincendo che le parlava a cuore aperto, nella verità.
Tony aveva tratto un grosso respiro e aveva continuato:
- Da sempre porto in me un'aspirazione, un desiderio fortissimo, profondo, di dedicarmi ad una donna con tutto me stesso, come le ho accennato ieri. Non ad una persona qualunque, a una donna, una donna che per me sia speciale e qualcosa mi ha detto che questa donna avrebbe potuto essere lei, Elena, non appena l'ho conosciuta. Il suo buon cuore, la sensibilità che ha dimostrato verso la sventura di mio cugino, il suo carattere allegro e riservato nello stesso tempo, la sua acuta intelligenza, la sua disponibilità ad ascoltare quando qualcuno l'avvicinava e voleva confidarsi con lei... (sì, l'ho notato sulla nave, in parecchie occasioni). Il suo modo di essere attira il prossimo a confidarsi con lei, Elena. -
Lei aveva fatto un cenno vago con la mano, ma era rimasta in silenzio continuando ad ascoltarlo con estrema attenzione.
- Io sono qui a chiederle di permettermi di occuparmi di lei, di circondarla delle mie premure, di essere il suo servitore. -
Elena aveva taciuto ancora. Confessava a se stessa di essere molto impressionata. Non aveva più alcun dubbio che il giovane fosse sincero.
Sapeva, da letture fatte, che esistevano uomini assillati dal bisogno pressante di servire una signora, di dedicarsi a lei anima e corpo, addirittura di annullarsi di fronte a lei.
- Tony... - aveva infine risposto - innanzi tutto la ringrazio di avermi aperto il suo cuore e di avermi parlato con tanta franchezza... Ma io non credo di essere la persona adatta allo scopo. Non mi piace comandare, preferisco sempre un rapporto alla pari con il mio prossimo. Inoltre... - aveva esitato, ma lui con un cenno del capo l'aveva invitata a proseguire.
- Vede, ho i miei scrupoli morali, non accetterei mai delle intimità, che troverei assolutamente fuori luogo. -
Lui aveva sorriso.
- Mi permette di baciarle la mano, Elena? Lo desidero tanto! -
E lei, senza più parlare gli aveva porto la mano sinistra. Tony vi aveva posato sul dorso un bacio leggero, rispettosissimo.
Trattenendo la sua mano nella propria, Tony aveva detto, seriamente:
- Se lei mi darà questa possibilità che bramo con tutto me stesso, Elena, non avrà mai a pentirsene, glielo assicuro. Le sarò devoto, verrò a trovarla finito il lavoro e nei fine settimana. Mi occuperò di lei, la servirò. Farò di tutto, in casa e in giardino. Amo sia i lavori domestici che quelli da giardiniere. Se sarà ammalata la curerò, allevierò i suoi disturbi, non dimentichi che sono anche fisioterapista. Ma una cosa non farò mai. - aveva aggiunto e le aveva stretto un momento la mano - non accadrà mai nulla fra di noi che lei non voglia. Io sarò il suo servitore, il suo infermiere, il suo trastullo se vuole, non sarò il suo amante. Non riesco nemmeno a pensare ad un simile traguardo... è troppo in alto per me. -
Elena era sopraffatta dalle emozioni contrastanti che le riempivano cuore e mente.
Non riusciva a parlare. Aveva continuato a fissarlo pensierosa.
- La prego Elena... mia signora. Mi dia questa possibilità. Proviamo... - aveva mormorato Tony, supplicandola.
Si era riscossa, aveva deglutito e tratto un profondo respiro.
- Tony... che ne dice di frequentarci intanto? Mi venga a trovare, parleremo di tutto e ci conosceremo ancora meglio. Poi si vedrà. - aveva alla fine risposto, forse temporeggiando, ma davvero non si era sentita di acconsentire ad altro per il momento.
Un gran sospiro di sollievo aveva gonfiato il petto di Tony.
- Grazie... grazie davvero. Va bene, certo. Cominceremo così. -

Gli aveva proposto di darsi del "tu" e lui, dopo una breve esitazione aveva assentito.
- Però non meravigliarti se io, ogni tanto, ti chiamerò "signora", è una mia necessità. - aveva replicato e lei, con un sorriso, aveva annuito.


Elena si riscosse, si trovò infreddolita, scese dalla poltrona infilandosi di nuovo le pantofole e filò a letto. Coprendosi bene sperò di addormentarsi, ma non fu così: il flusso dei ricordi era come una bottiglia di spumante, tolto il tappo il vino continuava a fluire all'esterno.
Si rassegnò ad una notte insonne.







_________Aurora Ageno___________