Scritto da: loshrike 14/01/2006 13.52
Sono curioso.. in che senso se ne erano perse le tracce??.. prima dove si trovava?
Losh
Tutto iniziò nel 1940, con la legge sulla “Protezione delle cose d’interesse artistico, storico, bibliografico e culturale della Nazione in caso di guerra”: i monumenti antichi, le sculture all’aperto, le facciate decorate di chiese e palazzi , furono protetti da speciali imballaggi che dettero un nuovo volto alle città italiane, tra cui quelle della Venezia Giulia e della Venezia Tridentina.
Anche qui, colonne, capitelli, affreschi, mosaici e statue furono protetti accuratamente e all’interno di questo programma di tutela, emerse anche il problema della sorte dei dipinti e degli oggetti d’arredo delle collezioni pubbliche di Capodistria e Pirano, città che, per la loro posizione geografica, erano particolarmente a rischio.
Essi vennero raccolti e trasferiti in luoghi più sicuri del Friuli Venezia Giulia e poi radunati, insieme ad opere di altra provenienza, a Villa Manin di Passariano.
La villa fu offerta dal proprietario, ma non era il rifugio migliore data la vicinanza a due aeroporti, tanto che nel 1943 non venne più considerata sicura.
Nell’aprile ’48 le casse di Capodistria e Pirano vengono spostate a Roma, al Museo nazionale romano, e dal luglio ’72 al Museo di Palazzo Venezia.
Per il pubblico, tre anni fa, fu una specie di beffa, a Roma, al Museo di Palazzo Venezia, un tesoro di antichi dipinti italiani dell’Istria era stato tolto, dopo 62 anni, dalle casse che lo avevano protetto dalla guerra e dalle razzie.
E si trattava di 25 opere di Paolo Veneziano, Alvise Vivarini, i due Carpaccio, Giambattista Tiepolo, insomma dal Trecento al Settecento. Tra queste opere la Madonna della cintola di Gianbattista Tiepolo, che si credeva perduta.
La mostra di Trieste è il risultato del complesso lavoro di restauro che ha riportato a nuova vita queste opere, permettendo di ristudiarle, migliorando la conoscenza della pittura veneziana.
keko